Avvenire, 12 maggio 2024
La guerra dei satelliti tra Usa e Cina
Si chiama Yaogan-41, è stato spedito tra le stelle lo scorso 15 dicembre, è un satellite – civile per i cinesi, di tele-rilevamento per gli Usa – ed è in grado di garantire una sorveglianza continua sugli Oceani Pacifico e Indiano e un altrettanto occhiuto controllo sul dossier più caldo e sensibile per il gigante asiatico: il destino di Taiwan. Secondo il think tank, con sede a Washington, Center for strategic internatonal studies, Yaogan-41, abbinato ai dati forniti da altri satelliti di sorveglianza, «potrebbe fornire alla Cina una capacità senza precedenti di identificare e tracciare oggetti delle dimensioni di un’automobile in tutta la regione dell’Indo-Pacifico e mettere a rischio numerose risorse navali e aeree statunitensi e alleate che operano nella regione». Non si tratta di un’occorrenza solitaria. A settembre era stata la volta di un trio di veicoli spaziali da ricognizione Yaogan-39. Ad agosto del satellite Ludi Tance-4. È l’ultimo, inquietante, distopico capitolo del confronto che contrappone Stati Uniti e Cina: la corsa alla conquista dello spazio. Una competizione strategica. E facilmente spiegabile: chi “vede” per primo quello che il “nemico” fa è in grado di anticiparlo, intercettarlo, paralizzarlo. E sconfiggerlo militarmente. La rincorsa cinese è un campanello di allarme per i comandi militari Usa che vedono minacciati il loro decennale primato: basti pensare che, secondo alcune stime, nell’area che va dall’Oceano Indiano al Pacifico Occidentale si contano circa 300 strutture militari statunitensi.
Il ricorso a una tecnologia sempre più sofisticata sta rimodellando il modo stesso di “pensare” la guerra. Cambiano e si affinano sempre più gli strumenti di morte. I satelliti sono destinati a mandare definitivamente in pensione gli aerei da ricognizione. Perché? «I satelliti – spiega il sito di analisi Asia Times – sono meno costosi da gestire, non richiedono grandi equipaggi di supporto e sono meno vulnerabili ai missili a lungo raggio». Presentano anche delle fragilità, come l’esposizione agli attacchi informatici, alle armi anti-satellite e ai detriti spaziali, costi elevati di lancio e di sostituzione.
Secondo il sito Defence One, «la Cina sta rompendo il monopolio statunitense sul targeting a lungo raggio basato sui satelliti, grazie a un’imponente architettura di satelliti di tele-rilevamento. Lo scopo finale? Colpire le forze statunitensi schierate per difendere Taiwan». Per il sito Spacenews, «gli esperti militari Usa hanno suggerito che la capacità di tracciare e monitorare i movimenti americani nella regione, dallo spiegamento di truppe ai movimenti di navi, potrebbe far pendere significativamente la bilancia a favore della Cina durante potenziali conflitti».
Secondo fonti Usa, Pechino ha lanciato oltre 400 satelliti negli ultimi due anni, più della metà progettati per l’osservazione e la sorveglianza del Pacifico occidentale. Il gigante asiatico ha registrato un aumento del 550% delle risorse in orbita dall’avvio del suo “braccio” spaziale militare nel 2015.
Gli Stati Uniti non stanno certo a guardare, anzi. Secondo Asia Times, Washington «intende trasferire significative capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione dagli aerei ai satelliti». Secondo il sito di analisi militare Warzone, il National Reconnaissance Office, l’agenzia Usa che si occupa di “spionaggio” spaziale, sta acquistando «una costellazione di centinaia di satelliti da SpaceX», la società aerospaziale fondata nel 2002 da Elon Musk. L’obiettivo del contratto (dal valore di 1,8 miliardi di dollari) è di creare una flotta di mezzi capaci di «concentrarsi sul tracciamento di obiettivi per le operazioni di terra». In pratica, sempre secondo Warzone, la rete di satelliti spia potrebbe fornire «una copertura continua della Terra e rendere più difficile per gli avversari nascondere le attività di natura militare».
Il punto di vista cinese è esattamente rovesciato. Pechino punta il dito proprio contro SpaceX, denunciando l’intreccio tra settori commerciali e segmenti militari. Per il Global Times, voce del Partito comunista cinese, grazie ai satelliti costruiti da una speciale unità aziendale di SpaceX, chiamata Starshield, le forze armate statunitensi potrebbero, in caso di riuscita del progetto, «individuare rapidamente potenziali obiettivi quasi ovunque sul globo».
«Il gran numero di satelliti – ha sostenuto Wei Dongxu, un esperto militare cinese – può consentire il monitoraggio di una determinata area senza punti ciechi, non solo in termini di copertura ma anche di durata temporale, creando così una rete di spionaggio onnicomprensiva sopra le teste di tutti i Paesi del mondo»