la Repubblica, 12 maggio 2024
Sulle canzoni e l’inglese
Caro Merlo, grande l’Eurovision, che ha fatto sfilare i migliori cantanti di tante nazioni. Peccato che sia stata snaturata, perché la maggior parte degli artisti si è esibita in inglese, rinunciando a portare la cultura del proprio paese all’attenzione internazionale. Bene fanno Italia, Francia e Spagna e pochi altri ad offrire canzoni che evidenziano la bellezza della propria lingua; fa impressione vedere invece danesi, lettoni, albanesi scimmiottare i colleghi angloamericani copiando (malamente) ritmi, movenze, lingua.Chiara Lena-SestriA me è subito piaciuto Baby Lasagna, il cantante croato (istriano), che si è scelto un cognome italiano. E non si sa se vuole onorare la cucina italiana, che giustamente il governo Meloni propone all’Unesco come patrimonio dell’umanità, o se vuole rilanciare l’espressione “baby lasagna”, che in inglese viene usata per indicare “la pelle rugosa come una lasagna della pancia di un donna dopo il parto”. La canzone, sull’emigrazione croata, si intitola “Rim Tim Tagi Dim”: Ay, I’m a big boy now / I’m ready to leave, ciao, mamma, ciao”. Sono contento che Baby Lasagna la canti in inglese, che è la lingua della musica contemporanea. Pensi ai nostri Måneskin e pensi agli Abba che, svedesi, già nel 1975 si imposero in tutto il mondo, grazie all’inglese di Mamma Mia. Magari lei non ne ha bisogno, ma le canzoni aiutano a fare pratica con l’Inglese che, dovunque, anche nella sua Sestri, aiuta a vivere e, pensi un po’, più lei usa bene l’Inglese e più migliora anche il suo Italiano.