Corriere della Sera, 12 maggio 2024
La crisi di Nadal
Roma Era tutto pronto, tranne lui. La rabbia perché braccia e gambe non girano più, il timore di ciò che sarà la vita senza la racchetta in mano, la voglia di darsi ancora una chance. Nella testa di Rafa Nadal, uscendo dal Centrale del Foro Italico dopo la sconfitta – netta, indiscutibile – contro Hubert Hurkacz (ultimo, nel 2021, a battere Roger Federer a Wimbledon...), è passata qualsiasi cosa, ma prima di tutto la rabbia, che lo ha portato a rompere racchette appena rientrato in spogliatoio.
Erano minuti di preparativi febbrili: da giorni, come è giusto che fosse, l’organizzazione degli Internazionali d’Italia aveva studiato nei minimi dettagli una cerimonia di addio a Roma, simile a quella di Madrid.
Un video celebrativo con le immagini dei trionfi (10, il primo nel 2005, le foto fanno impressione) e un tributo in campo: tutti (anche nell’entourage di Rafa) sapevano tutto, tranne lui, che mai avrebbe voluto sentirne parlare prima di giocare, prima di perdere.
Quando la sconfitta si è materializzata, la macchina si sarebbe dovuta mettere in moto, ma Nadal ha stoppato tutto. «Grazie, magari l’anno prossimo». In che veste, non si sa, manca troppo tempo: c’è di mezzo un Roland Garros, un’Olimpiade, un altro lunghissimo anno, che a quasi 39 anni pesa parecchio. Tra la sala stampa e il viale dietro il Centrale, si sono vissuti momenti surreali. Fuori, migliaia di spettatori ad aspettare Rafa, che di lì a pochi minuti avrebbe attraversato il ponte che separa il campo dall’area giocatori, per tributargli il saluto che merita da leggenda qual è; dentro, parole che hanno lasciato aperto uno spiraglio di rivedere ancora il Nadal giocatore nel 2025.
Sfogo polemico
«Ci sarà il momento
delle cerimonie
Chi ha detto che questa è l’ultima volta?»
«Non ho mai detto che questa sarebbe stata l’ultima volta qui a Roma, almeno non al 100%, magari al 98% – ha spiegato —. Quando tutto questo finirà, ci sarà il momento per le cerimonie. A Madrid ho detto che era stata l’ultima volta perché è un torneo con condizioni diverse». Prima di lasciare Roma, e lo stesso accadrà a Parigi, Rafa vuole togliere anche quel 2% che manca.
E quella sicurezza ancora non c’è, neanche nella mente di uno che solo di premi – e lasciando fuori qualsiasi sponsorizzazione – ha guadagnato oltre 120 milioni di euro. Vedere il Nadal di ieri fa male a tutti ma soprattutto a lui: eppure, la voglia di continuare – o forse la paura di smettere, non è la prima né l’ultima volta che succede ai monumenti dello sport – vince ancora.
Tra due settimane c’è il Roland Garros, che Rafa ha vinto più volte (14) di Roma: dubbi esistenziali legittimi. «Non sono uno abituato a decidere in questi momenti ma, se devo dire come mi sento oggi, dico a me stesso di andare a Parigi e dare tutto. Fisicamente ho qualche problema, ma non abbastanza da non giocare l’evento più importante della mia carriera tennistica».
Parigi in testa
«Ho problemi fisici
ma voglio giocare
a Parigi. Non posso non giocare lì»
Non c’è più Nadal al Foro, ma un po’ di Italia resiste. Oggi terzo turno per Luciano Darderi (contro Zverev) e Francesco Passaro (contro Borges). Domani per Stefano Napolitano, che ieri ha battuto il cinese Shang sul campo Pietrangeli dove aveva fatto la riabilitazione dopo l’intervento al gomito del 2020, in piena pandemia. Si era ripromesso di tornarci, ieri si è regalato un giorno da Nadal.