Corriere della Sera, 12 maggio 2024
Sul Salone del libro
Il Salone del Libro di Torino è una gioia: per chi legge, per chi scrive, per chi ascolta quelli che scrivono e guarda quelli che leggono. Ci sono stato, per la prima volta, nel 1990: era ancora a Torino Esposizioni, avevo i capelli neri ed ero felice. Lo sono ancora, ogni volta che torno. Quando Milano ha deciso di mettersi in concorrenza, e lanciare «Tempo di Libri», ho scritto qui sul «Corriere»: mi sembra un’idea sbagliata, destinata a fallire (rubrica «Italians», 21 settembre 2016).
Quest’attacco era necessario per dire: il Salone del Libro di Torino è nel mio cuore. Peccato che, ogni tanto, riesca a rovinarmi il fegato. La fisiologia di chi scrive, si sa, è complicata.
La faccio breve: perché la gioiosa festa italiana del libro non si organizza meglio? Non parliamo del programma: la nuova direttrice Annalena Benini ha scelto con competenza, gusto e buon senso. Parliamo di logistica, anzi di logica. La multinazionale francese GL Events, che gestisce Lingotto Fiere, vuole risolvere questi dubbi filosofici?
1 – Perché non indicare adeguatamente le entrate, le uscite, gli stand degli espositori, gli incontri? I padiglioni del Salone sono gironi danteschi piene di anime erranti. In assenza di mappe – introvabili, come in un romanzo di Robert Louis Stevenson – la gente cerca di aiutarsi col telefono, tiene gli occhi bassi e va a sbattere contro altra gente.
2 – Perché la sala Magenta, la sala Oro, la sala Viola e la sala Indaco sono grigie? Perché la sala Granata è indicata da un’insegna verde? Perché nella sala Bianca (?) del piazzale Oval l’impianto di condizionamento è così rumoroso? Vetri oscurati, raffreddamento feroce: solo in alcune camere ardenti ho trovato cose del genere.
3 – Perché gli ospiti degli espositori non hanno ingressi separati? Perché i relatori si sentono dire «Qui non posso bipparla! Entri/esca da un’altra parte»?
4 – Perché i giovani volontari non se ne vanno in giro con le magliette colorate, come in tutte le fiere e i festival del libro? Sarebbero di grande aiuto.
5 – La partecipazione degli autori è gratuita, com’è giusto. C’è bisogno di chiedere 2,50 euro per la busta necessaria a portarmi al collo l’accredito? Per i miscredenti: ho la ricevuta.