La Stampa, 11 maggio 2024
Alessandro Barbero, lo storico rockstar
«Quando sono Eshkol Nevo e Zero Calcare?». «Non adesso, più avanti». «Okey, per fortuna siamo riuscite a entrare qui». Si siedono e mettono via il telefono. Tirano un sospiro di sollievo. Lo fanno tutti. Dopo più di due ore di fila, sono riuscite a conquistare una delle poltroncine rosse dell’Auditorium del Salone del libro. C’è chi ha preso un aereo solo per vivere questo momento. Chi ha voluto esserci per raccontarlo al suo professore di storia del liceo. E chi – sono tanti – solo per dedicarsi un’ora di divertimento. «È questo che insegna Alessandro Barbero, no? Ride sul palco mentre parla di Carlo Magno e dell’impero romano perché quello che fa lo diverte. E con lui ci divertiamo tutti».Tra il pubblico dello storico, il divulgatore più amato sui social senza essere sui social, c’è entusiasmo. In tanti leggono un libro nell’attesa che il loro mito salga sul palco. «Sono qui perché se ho preso la maturità è grazie a lui», dice Denis, 20 anni. Claudio Costazza e sua figlia Giada sono arrivati apposta da Catania: «È stato il mio docente di storia a farmi conoscere Barbero – racconta la giovane – ma non è riuscito a incornarlo e oggi spero di poterlo fare io per lui». Fabio, 24 anni, studia Architettura ma non si perde una puntata del podcast del divulgatore: «Mi ha fatto appassionare ad argomenti che non credevo mi interessassero». Sono centinaia i giovani curiosi che hanno trascinato parenti e amici a un incontro sulla Storia immaginaria con l’editore Giuseppe Laterza. Tocca a lui rompere il ghiaccio. E lo fa leggendo una citazione dal libro La guerra e le false notizie dello storico Marc Bloch. Segue la domanda: «Vita immaginaria (titolo della 36esima edizione della kermesse, ndr) e storia immaginaria sono due cose diverse?». Il divulgatore, come è solito fare, si alza in piedi e si prende il palco. «Non c’è nessun limite a quello che ci può interessare – dice – e, di conseguenza, vite o storie immaginarie sono la stessa cosa». Spiega che la storia «non sono solo gli avvenimenti ma anche tutti quei pensieri ed emozioni delle persone che li vivono». Da ex professore ci tiene che il concetto arrivi a tutti i suoi “studenti” forte e chiaro. E quindi chiarisce il confine sottile tra il romanziere e lo storico: «Lo scrittore può inventare le cose e trasmettere una sua visione, lo storico può andare a briglia sciolta quando si tratta di interpretare, ma non può inventare i fatti. Insomma, un romanzo fa quello che la storia non può fare».Nell’Auditorium non c’è una poltrona vuota ma il pubblico è come se fosse assente. Ascolta senza fiatare. Si fa sentire solo quando Barbero ricorda Ernesto Ferrero, ex direttore del Salone del Libro, scomparso l’anno scorso. Applausi. Il divulgatore riprende parola per annunciare l’oggetto del suo prossimo volume: San Francesco. L’uomo che «ha mollato tutto, andava in giro scalzo e digiunava. Era l’ultimo degli ultimi ed era quello che voleva». Oggi, precisa Barbero, «è impossibile rispondere alla domanda su chi fosse san Francesco: tutti hanno scritto qualcosa sulla sua vita, noi possiamo solamente dire che quest’uomo è esistito ed è stato straordinario. Possiamo mettere in fila i ritratti che ne sono stati fatti e lasciare che ognuno si faccia la sua idea».È tempo di saluti. Barbero ci prova, dà appuntamento ai fan per il firma copie all’Oval. Ma il suo pubblico non ci sta. Gli chiede autografi e selfie, una ragazza gli regala un segnalibro con il suo ritratto disegnato a mano. Lui ringrazia, poi alza le mani: «Siete un milione, io devo andare». Si dirige verso lo stand di Laterza e la folla segue la sua rockstar correndo. Scoppiano diverbi tra chi è in coda da ore, in attesa del suo mito, e chi è arrivato all’ultimo momento e cerca di prendersi le prime file. Lo staff cerca di mediare e fare ordine. Invano. «A mezzogiorno abbiamo fatto la fila per il primo incontro e ci hanno mandato via – racconta una madre in coda con il figlio –. Ora eravamo all’Auditorium e siamo arrivati di corsa al firma copie, che è dalla parte opposta del Salone. È da stamattina che stiamo provando a incontrarlo solo per farci autografare il libro». «Noi abbiamo un preso volo solo per essere qui e ora ci passano davanti» ribatte un signore alle sue spalle. Quando il professore arriva sorride, stringe mani, abbraccia amici. Subito rassicura il suo pubblico: «Tranquilli, ora facciamo tutto». Si siede sulla poltroncina e sposta la giacca per accogliere i fan su quella accanto. «A chi dedico il libro?», chiede a ogni piccolo o gran fan e lo ringrazia per essere passato. Irene gli racconta di essere arrivata da Napoli solo per vivere questo momento: «Sono cresciuta con lei, mi ha accompagnato in ogni momento della mia vita». Andrea, 12 anni, viene da Brandizzo: «Sogno di diventare uno storico, proprio come lei». Tutto intorno la folla continua ad accalcarsi. «Qual è la mia vita immaginaria? – risponde Alessandro Barbero – Quella in cui nessuno mi conosce e posso fare quello che voglio, senza essere costretto a fare quello che vogliono gli altri».