il Giornale, 11 maggio 2024
Due ragazze
Greta Thunberg mi ha sempre fatto simpatia, e mi piacevano quelle sfilate di ragazzini al venerdì pomeriggio a reclamare, sotto la sua guida politica, un mondo pulito e un futuro migliore. Indossavano felpe e sneakers che per fabbricarle si producono le emissioni di un’acciaieria, ma coi ragazzi si dev’essere indulgenti e apprezzarne le buone intenzioni. Mi facevano semmai tristezza gli adulti dei giornali a dipingerla da demonio o da santa, secondo gli opposti pregiudizi, così ciechi da non vedere un’adolescente nel ruolo dell’adolescente, molto ben ricoperto. Tristezza profondissima mi facevano i grandi del mondo, all’Onu o nelle cancellerie, a ospitarla come il messia calato da molto in alto per la verità rivelata, spesso disposti a farsi dare una ripassata per lasciarsi globalizzare via social da un idolo globale. Non mi sollecita antipatia nemmeno la Greta Thunberg con la kefiah a dichiarare scandalosa la presenza all’Eurofestival di Eden Golan, una coetanea, una ventenne, scandalosa solo perché israeliana. Nessuna antipatia per la Greta Thunberg manifestante in piazza per la salvezza non dei bambini palestinesi, ma di Yahya Sinwar, leader di Hamas, e mentre attorno a lei, spero non anche lei, il gruppo da cui era scortata invocava la deportazione degli ebrei in Polonia, dove, destinazione Auschwitz, già furono deportati. Sono ragazzi, ormai cresciutelli, ma pur sempre ragazzi. Con crescente simpatia, noto che salvare il pianeta sembrava obiettivo ambizioso, e perseguito con qualche faciloneria, ma oggi né l’Onu né le cancellerie la convocano per salvare il Medio Oriente. Una buona notizia, non solo per lei.