il Fatto Quotidiano, 11 maggio 2024
Perse le illusioni nel presente ci resta di sperare negli alieni
La credenza, o piuttosto la speranza, di trovare degli esseri “alieni”, diciamo dei marziani per semplificare, possibilmente più intelligenti e sapienti di noi, ci vuol poco, ha un forte impulso nell’immediato dopoguerra.
Dopo “la morte di Dio”, certificata in particolare dall’esistenzialismo francese, allora egemone, assolutamente laico, scomparso il Grande Protettore (gli antichi, i Greci e i Latini in particolare, avevano pur sempre gli Dèi), si fa viva l’esigenza di condividere con qualcuno, sia pure un “cugino” alla lontana, l’angoscia di essere soli in questo inesplicabile universo. Arrivano quindi film o serie di fantascienza popolare (niente a che vedere con 2001: Odissea nello spazio o Blade Runner), da Star Trek del 1966 o la lunga fila di Guerre Stellari cominciata nel 1977 e in action ancora oggi.
Sono film comici e grotteschi, soprattutto Star Trek, dove gli ‘alieni’ vengono immaginati con sembianze umane ma distorte, grandi orecchie, nasi proboscidali o da rincoti per dirla con Dino Buzzati, eccetera. Insomma edizioni diurne di film come La notte dei morti viventi. Negli anni Cinquanta c’erano poi, per solleticare la fantasia popolare, i film di Maciste che sollevava enormi e improbabili pesi che in realtà erano di pietra pomice (trucco di cui si servì anche Malaparte quando era a Lipari, che di pietra pomice è ricchissima, per tranquillizzare i familiari).
Adesso però la favola degli ‘alieni’ è arrivata, per così dire, a livello istituzionale. Negli Stati Uniti se ne stanno occupando il Pentagono e il Congresso, e il Parlamento messicano ha ascoltato alcuni esperti sugli extraterrestri provenienti, gli esperti, non gli extraterrestri, da vari Paesi come Stati Uniti, Giappone e Brasile.
Persino un pallone-sonda cinese, dopo essere stato visto dagli americani con preoccupazione come una sonda informatica cinese (figuriamoci se i cinesi in epoca di intelligenza artificiale hanno bisogno di palloni-sonda che tutti possono vedere), ha dato la stura all’ipotesi che si trattasse di un’astronave aliena.
Ora è possibile che nell’universo cosmico siano esistite o esistano in futuro specie viventi simili alle nostre. Ciò che è impossibile è che nei tempi cosmici si trovino contemporaneamente. Le probabilità sono dello 0,0000000000001.
Queste speranze negli ‘alieni’ si manifestano soprattutto quando nel mondo, e qui parlo in particolare di quello occidentale, si è persa ogni illusione sul presente e si scarica tutto su un futuro orgiastico che, come a chi pretenda di raggiungere l’orizzonte, si allontana sempre più davanti a noi e si rivela di fatto irraggiungibile.
Canta Don Backy: “Sì, io lo so, tutta la vita sempre solo non sarò e un giorno io saprò d’essere un piccolo pensiero nella più grande immensità” (L’immensità, Don Backy, 1967). Si illude il buon Don Backy, non c’è nessun pensiero sovrumano o diversamente umano che pensi a noi. In questa “grande immensità”, in questo immenso e inesplicabile Universo, siamo soli. Dobbiamo farcene una ragione.