la Repubblica, 11 maggio 2024
“Prima la salute mentale” Le due miss Usa abdicano e accusano il sistema
Morta una miss se ne fa un’altra, ma stavolta a rischiare di morire potrebbe essere il concorso stesso. Nessuna reginetta è deceduta ma Miss Usa, uno dei più celebri concorsi di bellezza al mondo, per la prima volta nella sua storia lunga 72 anni registra nel giro di tre giorni le dimissioni di due miss in carica. A rinunciare alla corona lo scorso lunedì è stata prima Noelia Voigt, 24 anni, Miss Usa 2023; tre giorni dopo, stessa sorprendente scelta anche per UmaSofia Srivastava, 17 anni, vincitrice del titolo di adolescente più bella d’America sempre per l’anno in corso. Entrambe hanno comunicato sui social che la decisione è maturata in seguito a controversie con l’organizzazione, parlando di valori non più in linea con quelli del concorso, di salute mentale da tutelare e di ambienti tossici nei quali erano costrette a lavorare. Il loro mandato si avviava verso la scadenza: le future miss saranno elette il prossimo agosto.
È uno scossone senza precedenti per il mondo dei concorsi di bellezza, negli ultimi anni sempre più messi in discussione dall’avanzata del MeToo e dai nuovi canoni dell’inclusività, che si sta trasformando in un vero e proprio giallo: cosa si nasconde dietro le dimissioni delle due reginette? Mentre il concorso esprime sostegno alla scelta delle miss – «il benessere delle nostre elette è una priorità» – lo show deve andare avanti, e così sul sito ufficiale si comunica «con entusiasmo» la nomina dell’hawaiana Savannah Gankiewicz a nuova regina senior – incredibile parabola di una numero due che ce l’ha fatta contro ogni pronostico. Il tutto sullo sfondo di scenari incerti per l’organizzazione di Miss Usa. Lo spiega ilWall Street Journal che, affrontando la vicenda, ricorda che la società madre del concorso ha dichiarato bancarotta lo scorso anno; che l’organizzazione ha negato accuse di brogli nell’elezione del 2022; e che la reginetta del 2019, Cheslie Kryst, è morta suicida nel 2022.
Ora però al centro del dibattito resta la sorte delle due miss uscenti, soprattutto alla luce delle dimissioni della social media manager del concorso, Claudia Michelle,che erano arrivate una settimana prima. «Mi dissocio da ogni forma di tossicità sul luogo di lavoro e di bullismo di ogni tipo», aveva scritto spiegando che «la salute mentale e la felicità di Noelia e Uma hanno subito un contraccolpo, devono essere ascoltate e non fatte tacere». Facendo poi riferimento a contenuti che le due ragazze non avrebbero potuto condividere sui social. A chiarire parole che erano sembrate inizialmente oscure sono poi arrivate quelle delle due dimissionarie.«Credo nell’importanza delle scelte che fanno bene a se stessi e alla salute mentale», ha scritto Noelia Voigt nel suo addio, nel quale gli utenti si sono divertiti a scovare la scritta “I am silenced”, sono stata messa a tacere, costruita con le prime lettere delle prime undici frasi del suo messaggio. Stesso stile, ma con tanto di citazione di Nietzsche – “Non ci sono belle superfici senza profondità terribile” – per le dimissioni di UmaSofia Srivastava, che dichiara essere arrivate dopo mesi di valutazioni perché i suoi «valori personali non si allineano più totalmente con la direzione dell’organizzazione». A sostegno delle due reginette è arrivato un comunicato congiunto delle partecipanti all’edizione 2023 di Miss Usa, che chiedono agli organizzatori di sollevare Voigt dal patto di riservatezza che le impedisce di raccontare in chiaro la sua esperienza. #LetHer-Speak, fatela parlare, chiosano le colleghe.
La vicenda si inserisce in una crisi sempre più ampia del mondo dei concorsi di bellezza che, pur attualizzati nelle giurie composte spesso da sole donne, e nei regolamenti per permettere una maggiore partecipazione e ridurre l’esposizione del corpo spesso vietando i costumi da bagno, stentano a sopravvivere in una società non più disposta a tollerare l’esistenza di un solo canone di bellezza. Dalla neo eletta Miss Universo Argentina, la 60enne Alejandra Rodríguez, alla reginetta di Francia dai capelli corti, fino alla Miss Zimbabwe bianca, passando per la candidata nepalese plus size, le due transgender olandesi e portoghesi e la prima volta di una pakistana a Miss Universo, le scelte degli organizzatori dei concorsi finiscono nel mirino delle critiche del pubblico. Inclusività o spettacolarizzazione?