Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  maggio 11 Sabato calendario

Chaouqui e le chat sulla Orlandi

Roma «A settembre dobbiamo far sparire quella cosa della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al Papa... Ora che torniamo si lavora all’archivio. E basta giornali e follie varie. Quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi farti gli affari tuoi». È uno dei messaggi in una chat di 10 anni fa che potrebbe aggiungere un nuovo capitolo al mistero sulla sparizione di Emanuela Orlandi. Chi scrive è Francesca Immacolata Chaouqui e il suo interlocutore è il segretario della prefettura degli affari economici del Vaticano, Angel Vallejo Balda. A quell’epoca erano rispettivamente membro e segretario della Cosea, la commissione voluta dal Papa per rimettere ordine negli enti economici della Santa Sede, e la loro conversazione è stata depositata in Procura a Roma e presso la commissione parlamentare che si occupa della scomparsa della 15enne figlia di un messo vaticano: dal 1983, uno dei più fitti misteri italiani.
Il peso e il contenuto di questo ed altri scambi in chat è ancora tutto da valutare, dato anche il «curriculum» dei due dialoganti (entrambi sono stati condannati per lo scandalo Vatileaks 2, la rivelazione alla stampa di casi di corruzione tra cardinali e prelati e Chaouqui è comparsa anche nella vicenda che ha portato alla condanna di monsignor Becciu). A fornire le chat, sotto forma di fotocopie, è stato Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, tramite l’avvocato Laura Sgrò, come parte di un memoriale in suo possesso. Nell’interrogatorio davanti al promotore di giustizia (il pm in Vaticano) Alessandro Diddi, Balda ha negato, senza essere creduto, che sia lui l’altro soggetto coinvolto nel riferimento a presunte prove da cancellare. Ancora Chaouqui: «Ho visto Giani (l’ex capo della gendarmeria che, secondo Orlandi, conoscerebbe la verità sulla scomparsa della sorella, ndr) io non credo che sia come dici tu su di lui. Quello che hanno fatto è un reato e lui lo deve sapere. Brucia questa conversazione appena la leggi. Fai le copie almeno di quella cosa della Orlandi e le mando in Procura in forma anonima. Questa roba finisce male». «Non dici niente a Ciani. Orlandi sono cose che vanno da serio. El cardinale a detto che doviamo mettere tutta la forza in questo, el Papa e con noi. Tiene molto in questo e lo faremo bene», risponde con italiano traballante Balda, o almeno il soggetto memorizzato con questo nome sul telefono de «la papessa».
Gli scenari
«Ora basta. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso»
È ancora lei che prospetta scenari e strategie in base alle intenzioni di papa Francesco di far luce sull’intera vicenda: «Quando torno a settembre pensiamo a cosa fare e anche il Papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso (...) Il Papa sbaglia a gestire questo senza la gendarmeria (...) Questi del georadar della tomba come li paghiamo? Il Papa vuole sapere ma poi? (...). Il Papa ha avuto quello che voleva ora basta fino al prossimo anno». I due sembrano attribuirsi una gestione delle rivelazioni sul caso e un incarico di «protezione» del Vaticano dalla sua stessa strategia comunicativa, che andrà verificata nella sua veridicità.