Corriere della Sera, 11 maggio 2024
La manager «solo lavoro» che brutalizza i dipendenti
Si immagina che chi dirige le pubbliche relazioni di un’azienda sia persona sorridente, espansiva e conciliante. Ecco un estratto del pensiero di Qu Jing, direttrice delle public relations di Baidu, colosso cinese dei servizi Internet: «Chi lavora qui dev’essere disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, il telefono si tiene sempre acceso, non si chiedono ferie, non ci sono fine-settimana, si lavora anche 50 giorni di fila, non conta il vostro benessere, mi interessano solo i risultati: io non sono vostra madre».
Non sono voci diffuse da rivali o dipendenti scansafatiche. Qu Jing, che era anche vicepresidente di Baidu, non si è limitata a esigere dedizione incondizionata dal suo staff in una riunione a porte chiuse, ma ha pensato bene di comunicarla con una serie di video pedagogici su Douyin, il TikTok mandarino. A conclusione del corso di buon comportamento aziendale, la gentile signora ha detto: «Tenete sempre in mente che mi basta una parola per farvi diventare disoccupati a vita».
L’esternazione della PR in capo ha scatenato una tempesta sui social cinesi, riportando in primo piano la ferocia della «cultura del lavoro» mandarina, in particolare nel settore tecnologico. Alcuni commenti: «Chi lavora per Baidu non si sentirà mai parte di una famiglia, con dirigenti come questa»; «Voleva atteggiarsi a “lady di ferro” ma non ha capito che i tempi sono cambiati»; «Proprio un bel colpo di immagine per una che si occupa di pubbliche relazioni». Il dibattito sul web ha raccolto 150 milioni di visualizzazioni su Weibo.
Lei ha fatto retromarcia, ha cancellato i post e ne ha scritto uno nuovo pieno di scuse: «Ho letto con attenzione le critiche, le ho trovate pertinenti, le accetto umilmente. Imparerò dai miei errori e migliorerò il modo con cui comunico con lo staff, mi interesserò di più ai miei colleghi».
La signora Qu dovrebbe occuparsi meglio anche dei figli, perché nei video dello scandalo aveva ammonito il personale a non accampare la scusa di paternità o maternità per ottenere pause: «Io non sono vostra madre e vi dico che comunque non so nemmeno che classe frequenti mio figlio, perché non ho tempo fuori dal lavoro».
La dirigente di Baidu non va considerata un genio del male, una «crudelia», un’eccezione. Tutto il settore tecnologico della Cina vive in una cultura di superlavoro, non solo chi vuole fare carriera, ma anche chi chiede solo di mantenere l’impiego deve sacrificarsi fino all’estremo. Le aziende hi-tech hanno coniato l’espressione «996», che significa orari d’ufficio dalle 9 del mattino alle 9 di sera per 6 giorni a settimana (esclusi imprevisti e straordinari).
E anche il simpatico Jack Ma, genio fondatore di Alibaba, nel 2019 aveva sostenuto che la prassi «996» era «una «grossa benedizione» per il settore hi-tech affamato di innovazione continua che va coltivata con anima e corpo (dei dipendenti).
Qu Jing con il suo video-bullismo ha dunque solo confermato la realtà nel mondo del lavoro cinese. Il disastro di pubbliche relazioni è costato un calo in Borsa del 2% a Baidu e alla fine le scuse non sono bastate a salvare la direttrice, costretta a lasciare il posto. L’azienda non le ha perdonato l’errore. D’altra parte, Baidu non era la sua mamma.