Corriere della Sera, 11 maggio 2024
Lo «scambio» di Trump. Un miliardo dai petrolieri per la retromarcia sul clima
Un miliardo di dollari per la campagna di Donald Trump. È la donazione che lui stesso avrebbe «suggerito» ad una cena di raccolta fondi con il Gotha dell’industria petrolifera. Un contributo proporzionale a quel che lo stesso Trump farebbe risparmiare, se rieletto, ai giganti Usa dell’energia fossile: meno tasse, meno regole, meno restrizioni. Non proprio un «voto di scambio», ma un’alleanza con mutuo vantaggio. L’appello di Trump ai petrolieri è avvenuto un mese fa in una serata al suo resort di Mar-a-Lago in Florida. L’evento era organizzato dal miliardario Harold Hamm, numero della Continental Resources che estrae petrolio e gas in Oklahoma e North Dakota.
La promessa
La notizia è l’ennesimo remake del 2016. Nella prima campagna elettorale otto anni fa Trump aveva promesso di abbandonare gli accordi di Parigi sulla lotta al cambiamento climatico: appena eletto confermò la decisione che cancellava le scelte fatte da Barack Obama al summit parigino del 2015. Quindi l’elezione del 5 novembre alimenta incertezze non solo sulla politica estera Usa e la tenuta delle alleanze, ma anche sulla politica energetica e le scelte relative al cambiamento climatico.
Ciò che Trump ha detto l’11 aprile nella «tavola rotonda energetica» a Mar-a-Lago è coerente con i suoi attacchi alle normative ambientaliste di Joe Biden. Una portavoce di Trump ha detto che Biden «è guidato da estremisti dell’ambientalismo, costoro cercano di attuare la più radicale agenda energetica della storia, obbligando gli americani a comprare auto elettriche che non si possono permettere». Secondo la portavoce il piano di Trump invece sarebbe «sostenuto da chi condivide la sua visione, la necessità che l’America conservi una superiorità energetica per proteggere la nostra sicurezza nazionale e ridurre il costo della vita per tutti i consumatori».
Tra le aziende i cui top manager erano presenti all’evento, i resoconti dei media segnalano ExxonMobil, Eqt Corporation, Venture Global Lng, Cheniere Energy, Chesapeake Energy, più i vertici dell’American Petroleum Institute che è una sorta di Confindustria del settore.
Nel mirino c’è la nutrita attività normativa della Casa Bianca negli ultimi tre anni. Biden ha firmato leggi che erogano 370 miliardi di dollari di incentivi per le fonti rinnovabili e i veicoli elettrici; ha varato regolamenti che impongono tagli accelerati alle emissioni di CO2, metano e sostanze inquinanti da parte delle centrali elettriche e altri impianti industriali. Una parte di questa de-carbonizzazione ha implicazioni strategiche e geopolitiche internazionali, nella misura in cui la Cina dispone di un semi-monopolio nella produzione di batterie elettriche, pannelli solari, o di alcuni componenti e materiali necessari per produrre queste ed altre tecnologie verdi. Su questo fronte Biden è intervenuto con altre leggi di politica industriale che cercano di riportare sul suolo statunitense produzioni oggi dominate dalla Cina. Starebbe anche per varare una nuova ondata di dazi sulle auto elettriche made in China, quadruplicando quelli di Trump.
La congiuntura
La Casa Bianca rileva che l’industria gasifera e petrolifera Usa scoppia di salute, è reduce da un’annata di profitti record. Questo si spiega con diversi fattori: una buona congiuntura mondiale e la crescita economica negli Stati Uniti; la guerra in Ucraina e le sanzioni contro il gas russo. Gli Stati Uniti hanno rilanciato l’estrazione e l’esportazione di gas naturale per rifornire quelle nazioni che partecipano alle sanzioni contro Mosca. Biden ha quindi raggiunto compromessi fra due obiettivi: da una parte la de-carbonizzazione, dall’altra l’autosufficienza energetica degli Stati Uniti per petrolio e gas, e il loro ruolo a sostegno dei paesi alleati per ovviare all’ammanco di energie fossili russe. Tra i casi in cui ha scontentato gli ambientalisti, la Casa Bianca ricorda i nuovi permessi di produzione di energie fossili concessi in Alaska, West Virginia, Texas.
Sul fronte delle rinnovabili, la Casa Bianca sottolinea come le nuove regole per accelerare la de-carbonizzazione stimolano l’innovazione. Un esempio è il progresso nel settore delle mega-batterie, capaci di conservare energia generata da sole e vento per utilizzarla quando gli impianti eolici e fotovoltaici sono fermi.