Corriere della Sera, 11 maggio 2024
Salvini alza i toni: cosa sarebbe dei pm se venissero spiati?
ROMA Come era prevedibile, l’inchiesta della Procura genovese ha infuocato la scena politica a un mese dalle elezioni europee. La maggioranza fa muro nel difendere il governatore della Liguria Giuseppe Toti, arrestato per corruzione, e attacca la magistratura, invocando la presunzione di innocenza e respingendo la richiesta pressante del Pd e del M5S di dimissioni.
«Toti fa bene a non dimettersi. Se qualunque indagato si dovesse dimettere domani c’è l’Italia ferma» dice il vicepremier Matteo Salvini, che poi rincara, contro i giudici: «Vorrei sapere se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato». Per il ministro della Giustizia Carlo Nordio, è «una bestemmia», esigere che «sia l’indagato a dimostrare la sua innocenza. È l’accusatore che deve dimostrare la colpevolezza dell’indagato. La nostra parola d’ordine è l’enfatizzazione della presunzione di innocenza».
Commenta invece la «tempistica» della Procura, il ministro Nello Musumeci.«A venti giorni dalle elezioni, qualche dubbio lo alimenta». Poi, al festival De Portibus a La Spezia, fa la distinzione tra la maggioranza della magistratura che è «equilibrata e fa il suo dovere» e una «minoranza, che si è formata nelle università, nelle organizzazioni giovanili di estrema sinistra, che è rimasta comunista anche quando fanno i magistrati». A far infuriare il Pd, oltre alle parole di Salvini, è stato anche il post su X del ministro della Difesa Guido Crosetto, un «dialogo surreale» con un interlocutore immaginario nel quale accusa la magistratura di voler «attaccare tutti da adesso al prossimo anno, per distruggere i nemici politici ed andare alle elezioni».
Si ribella Debora Serracchiani: «Il pizzino del ministro della Difesa, inviato attraverso i social, e le dichiarazioni incendiarie del vicepremier contro i magistrati – tuona la responsabile giustizia del Pd – sono la conferma che il governo ha una strana interpretazione della separazione dei poteri, della leale collaborazione istituzionale, della indipendenza e autonomia della magistratura. Meloni richiami immediatamente il vicepremier e il ministro della Difesa che oggi hanno superato il limite».
Dimissioni chiede dunque il Pd, partendo da quello ligure, attraverso il segretario del partito in Liguria, Davide Natale: «Elezioni al più presto».
E dimissioni ha chiesto anche Giuseppe Conte, che ieri tornando sulla vicenda ha aggiunto: «C’è un malcostume diffuso: corruzione, infiltrazioni politico mafiose. E c’è la torta del Pnrr, 209 miliardi. È davvero una vergogna che quel piano diventi la mangiatoia per gli amici imprenditori, i comitati di affari, le mafie, la malavita organizzata».
No alle dimissioni per Carlo Calenda, segretario di Azione, ma subito «una legge contro il conflitto di interesse».