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 2024  maggio 10 Venerdì calendario

Nel segno di Ariete


inviata a napoli
Era dai tempi del liceo che Arianna Del Giaccio voleva parlare di sessualità a scuola. Propose un corso ma la preside glielo impedì. Poi Arianna è diventata Ariete, 22 anni, cantante da oltre un milione di ascolti mensili su Spotify, nove dischi di platino, moltitudini di ragazze e ragazzi che affollano i suoi concerti, e quell’idea hanno iniziato a proporla i suoi fan. Quest’inverno Ariete ne ha parlato con i giovani di Scomodo che nelle scuole portano dal 2016 un seguitissimo giornale di carta e molte altre attività. Ne sono nate quattro tappe serali in altrettanti licei: il Mamiani a Roma il 23 aprile, il giorno dopo al liceo Berti di Torino poi il Carducci a Milano e infine martedì scorso il liceo Genovesi a Napoli. Quattro tappe che sono diventate quattro notti di aule magne piene, presidi che si allontanano per lasciare la scuola alle ragazze e ai ragazzi e loro che ad Ariete affidano dubbi, angosce e paure che, a volte, nemmeno agli amici riescono a confessare.
«Qual è l’età giusta per la prima volta?», chiede una ragazza del liceo Mamiani. «Quando senti di volerti fidare di un’altra persona, di volerla conoscere di più», risponde Ariete. Il suo consiglio? Di non fare «tutto in una botta» e invece «soprattutto se si è all’interno di una relazione si può iniziare a piccoli passi e poi fare un passo più grande insieme». Un altro consiglio? Di non mitizzare la necessità di raggiungere fin dal primo incontro l’orgasmo. «Il fallimento è molto più normale di quello che si crede, quindi se accade è bellissimo e stupendo altrimenti c’è modo di conoscersi, non muore nessuno, siamo giovani, è una cosa bella, naturale, è bello viversela con tutta la naturalezza del mondo».
Si parla di corpi, di estetica, un altro tema che è al centro dei pensieri di ognuna e ognuno. Anche in questo caso Ariete prova a placare le ansie dei suoi coetanei: «Nessuno è uscito dal laboratorio di Barbie o di Ken. Ognuno deve sentirsi a proprio agio. È capitato anche a me a volte di non volermi togliere un indumento e nessuno deve stare lì a dire qualcosa. Se lo fanno, scappate via a gambe levate».
«Ubriacarsi? L’abbiamo fatto ma abbiamo smesso, ci siamo stufati», dicono ragazze e ragazzi del liceo Berti di Torino dove si parla delle feste. «È una tendenza sempre più evidente. Ci sono studi che ne parlano e le parole di questi studenti lo confermano», argomenta Riccardo Ramello, ricercatore all’università di Milano Bicocca, specializzato in Economia della notte.
Ma la voglia di alcol e droghe resta comunque una tentazione forte e se ne parla soprattutto a Napoli dove seduti quasi in cerchio in una grande aula magna dal soffitto affrescato si discute di alterazioni, tante ragazze hanno appena 12-13 anni. «La mia amica a un certo punto ha iniziato a frequentare persone più grandi e a fumare canne e a bere. È diventata un’altra, non me la sono più sentita di stare con lei e l’ho persa», confessa Imma. «I miei genitori non vogliono che io frequenti chi fuma le canne ma nemmeno due amiche che si tengono per mano. Che devo fare?», chiede Matilde.
Ariete ascolta e invita tutte e tutti a essere se stessi, a fare solo quello che ci si sente di fare. «Ogni cosa va fatta con la testa sulle spalle e con una responsabilità personale sulla propria vita», dice. E a chi ha problemi con i genitori ricorda che «le persone cattive sono quelle che stanno facendo del male ai bambini di Gaza non l’amico mio che si fa una canna o le amiche mie che si tengono per mano».
Durante la notte organizzata al liceo Carducci di Milano si parla di sicurezza. Andrea ha 18 anni e racconta i timori durante i rientri in autobus la sera: «Sono un metro e 90, sono bianco, etero, sono il prototipo del ragazzo che di notte, seduto in un autobus, non ha paura di niente. Poi, però, mi rendo conto che davanti a me è seduta una ragazza. Anche lei è da sola ma continua a voltarsi indietro e a guardare verso di me. Sento la sua paura e sono io il motivo della sua paura. A quel punto mi sposto per tranquillizzarla».
Le ragazze, invece, raccontano le strategie che hanno ideato per sentirsi più sicure quando tornano a casa ed è tardi. «Io uso le cuffie, le indosso per sembrare spensierata. In realtà non funzionano e ho tutti i sensi all’erta». Martina invece finge di parlare al telefono e spera che l’idea che stia parlando con qualcuno e potrebbe dare l’allarme immediatamente basti a farla arrivare sana e salva. Annalisa prende l’auto anche se ne farebbe volentieri a meno anche soltanto per motivi ecologici. Tante ragazze spiegano di organizzare rientri in gruppo per non rimanere mai da sole in strada. «Sì, è quello che ho fatto spesso anche io», annuisce Ariete.
Non solo le ragazze hanno paura. Dopo i primi racconti, i ragazzi si fanno coraggio e ammettono di essere in difficoltà anche loro. «Sono grande e ho paura di chi è più piccolo di me. Arrivano in gruppo, hanno i coltelli, sono pronti a farti del male per pochi spiccioli perché a Milano nessuno va più in giro con i contanti».
«Ma voi siete sicuri che la notte faccia paura solo quando siete fuori?» La domanda di Giulia spiazza tutti. Lei continua: «La notte può fare paura anche quando si è dentro casa», spiega. E racconta dei genitori che di notte le sequestrano il cellulare. È un divieto, una privazione difficile da capire. «Che cosa posso fare di diverso rispetto al giorno con il cellulare?»
Sono tante le domande, non sempre hanno una risposta ma già soltanto farle fa sentire tutte e tutti meno soli. Valentina Nichele, avvocata dell’associazione DonneXStrada, era insieme ad Ariete durante la serata al liceo Carducci: «È stato un incontro importante. Quando si parla della violenza sulle donne spesso ci sono commenti di uomini che dicono: non siamo tutti così. Ora tra chi appartiene a questa nuova generazione qualcuno inizia anche a dimostrare in modo concreto questa nuova sensibilità. Continuare a parlarne è fondamentale».
Ed è quello che intendono fare Ariete e Scomodo. «L’idea è di riproporre il tour – spiega Chiara De Felice che si è occupata dell’organizzazione del tour per Scomodo – Ci piacerebbe andare in una scuola al mese». Ariete non vede l’ora. «Proseguire? Sì, ne sarei molto felice». —