Corriere della Sera, 10 maggio 2024
Lollobrigida, la vita da diva all’asta
I 410 pezzi che vanno all’asta a Genova il 28 e 29 maggio fra arredi, gioielli, opere d’arte, non raccontano chi fosse Gina Lollobrigida, raccontano cos’era una diva degli Anni ’50 e danno piuttosto l’idea di cosa significhi vivere come una divinità. Ci sono il monumentale monetiere siciliano in legno ebanizzato con intarsi in corallo e tartaruga; la coppia di spade del duello del film La donna più bella del mondo; gli sgabelli da giardino in porcellana cinese Dinastia Qing; e poi, sculture di divinità tibetane, icone russe, vedute settecentesche e quadri fiamminghi; il secchiello per il ghiaccio in argento di Cartier con dedica «a Gina»; uno chandelier alto quanto Gina stessa e una scultura che la rappresenta, opera di Giacomo Manzù. Raccontava lei al Corriere, «Giacomo la finì, si sedette a guardarla e poi non mi riconobbe più. La sua mente iniziò a svanire quel giorno». Poteva fare quest’effetto, Gina. Quando Marilyn la incontrò a New York, nel 1954, le disse: «Sai che mi chiamano la Lollo americana?». E quando il produttore Howard Hughes la scritturò per fare film con Humprey Bogart, David Niven o Rock Hudson, la teneva chiusa in hotel, sorvegliata da un segretario. «Voleva che lo sposassi, ma scappai, tornai da mio marito», raccontò lei.
Quando Fidel Castro andò a Roma, disse: «Sono venuto per vedere il Papa e la Lollo». Va all’incanto anche l’orologio da polso Seiko che il leader cubano le regalò con inciso «a Gina con ammirazione». E va all’asta la macchina fotografica che lei usò per ritrarlo quando andò all’Avana da fotoreporter, la stessa che usò per le foto a Paul Newman, Salvador Dalì, Henry Kissinger. Vanno all’asta la stella della Walk of Fame, i Nastri d’Argento del 1954 per Pane Amore e Fantasia e del 1963 per Venere Imperiale. Ci sono i gioielli che aveva tenuto con sé sino alla fine. Gli altri li aveva battuti da Sotheby’s, ricavato quasi cinque milioni di dollari. «Ma si dice che ogni donna abbia venti gioielli del cuore da cui non si separerebbe mai e in quest’asta quei gioielli ci sono», e qui è l’ad della casa d’aste Wannenes, Guido Wannenes, che parla,«esistono due tipi di cataloghi: quelli che raccontano una storia e quelli che raccontano La Storia, come questo. Sfogliandolo, puoi immaginare Castro che, solo tredici anni dopo la Baia dei Porci, si toglie l’orologio e lo regala a una star occidentale; è come vedere Lucio Fontana che, per la prima volta fa, un taglio su una tela». I lotti sono senza stima, perché, spiega Wannanes, «il valore della loro provenienza è inestimabile».
Tante sono le sculture. Gina stessa scolpiva. Enzo Bettiza si ricordava di lei nel Dopoguerra, all’Accademia di Belle Arti, «con appresso un codazzo di giovani». «Ma c’era la fame», spiegò lei, «dovetti fare l’attrice». Nacque una diva, mancata due anni fa tra beghe tristi, col factotum Andrea Piazzolla condannato in primo grado per circonvenzione d’incapace, il figlio Milko Skofic che ha impugnato il testamento. La vendita disposta dal notaio Vittorio Occorsio col benestare degli eredi e l’autorizzazione del tribunale serve anzitutto a saldare i debiti. Di una vita irripetibile resta polvere di stelle, ma caspita che stelle.