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 2024  maggio 10 Venerdì calendario

Intervista a Eugenia Roccella



ROMA Ministra Eugenia Roccella, cosa dice della contestazione che ha ricevuto ieri mattina agli Stati generali della Natalità?
«Sono per il diritto al dissenso, sempre. Credo però che garantire la libertà di parola sia un diritto non negoziabile».
Era impossibile parlare durante la contestazione?
«Sì. I ragazzi gridavano slogan a voce talmente alta. Hanno cominciato quando è iniziato il mio panel».
Li ha visti entrare?
«Ho visto quando erano già in sala e si sono alzati in piedi. Hanno tirato su dei cartelli, non sono riuscita a decifrarli bene. Non ero sola sul palco e non hanno gridato soltanto contro di me».
Chi altro c’era con lei sul palco?
«Il presidente del Forum Famiglie Adriano Bordignon. Ma soprattutto c’era una mamma incinta di otto mesi, doveva dare semplicemente la sua testimonianza, le difficoltà che aveva vissuto».
Hanno contestato anche lei?
«È stata sommersa di fischi, l’ho trovato particolarmente sgradevole. Una censura aggressiva totalmente immotivata».
Erano solo ragazze?
«No, ragazzi e ragazze. Erano una ventina, forse trenta, ragazzi delle scuole. Abbiamo provato ad invitarli al dialogo».
E loro?
«Nulla».
Non sono voluti salire sul palco?
«È salita soltanto una ragazza, ma si è limitata a leggere un comunicato e poi è andata via. Un comunicato dove si parlava anche di Gaza, che non c’entrava niente con il tema del convegno».
Ma nel comunicato si parlava soprattutto di aborto...
«Sì. Ma io da femminista ho sempre difeso la legge 194. Il punto è che noi femministe degli anni Settanta parlavamo della maternità come libera scelta».
E qual è la differenza con la visione delle femministe di oggi?
Gli altri invitati
C’era una mamma incinta di otto mesi,
doveva dare semplicemente
la sua testimonianza
È stata sommersa dalle urla,
l’ho trovato molto sgradevole
Abbiamo provato a invitarli al dialogo
«Secondo me nessuna, perché da una parte c’è l’accesso alla possibilità di interrompere la gravidanza e dall’altra anche la libertà di fare figli se si vogliono figli. E quindi avere una serie di sostegni e possibilità. Non è che si possono fare figli solo se si è ricchi. Penso che rispetto al passato c’è meno chiarezza concettuale».
Cosa vuole dire?
«Secondo me ci sarebbe bisogno di qualche approfondimento da un punto di vista della sorellanza, della solidarietà tra donne. Non si deve dimenticare che la libertà delle donne parte dal riconoscimento di una solidarietà che trascende la diversità di partito, di opinione, di etnia».
Questo non c’è più nelle femministe di oggi?
«Si è un po’ perso per strada. Ma non in tutte, assolutamente. Io non penso che il femminismo sia morto come qualcuno ha detto. Ma certo c’è bisogno di più dialogo, più ascolto».
Ma davvero le femministe dei suoi tempi avevano una sorellanza trasversale?
«Sì, assolutamente».
La solidarietà è arrivata soprattutto dalla sua parte politica. Poi qualche timido comunicato c’è stato anche dal Pd.
«Diciamo che i comunicati del Partito democratico sono arrivati dopo il comunicato del presidente Sergio Mattarella. Ma va bene, io sono comunque contenta quando arrivano».
Il presidente Mattarella è stato molto deciso.
«Sì, e devo dire che sono stata molto confortata dalla sua telefonata. Nel comunicato ha parlato di difesa della Costituzione. È stato netto. Ha detto che difendere il diritto alla libertà di parola vuol dire difendere le basi della nostra democrazia e, quindi, della Costituzione».
Lei ha parlato di censura da parte di quei ragazzi. Non si poteva definire una contestazione «vivace»?
«La discriminante è la parola. Se mi impedisci di parlare mi censuri. Se contesti e dialoghi è diverso, anche se usi toni alti. Ho fatto tante manifestazioni, ma mai ho impedito a qualcuno di parlare. Questi ragazzi non colgono nemmeno le opportunità».
Quali opportunità?
«Se a me durante una manifestazione avessero dato la possibilità di dialogare con un ministro ci sarei andata di corsa. Comunque a proposito di censura vorrei sentire la solidarietà dei vari Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio».
Salvini ha detto che sarà al Salone del libro di Torino e teme di avere lì contestazioni. Secondo lei c’è il rischio?
«Spero che abbiano fatto tesoro dell’esperienza dell’anno scorso, di quello che successe a me».
Gigi De Palo, l’organizzatore dell’evento, dopo che lei ha lasciato l’auditorium, ha detto che avrebbero cercato oggi un altro spazio per farla parlare. Andrà?
«Oggi è il giorno del Papa e per rispetto non voglio fare nulla che possa creare difficoltà».