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 2024  maggio 09 Giovedì calendario

Il pannolone di Trump

È un Donald Trump in purezza, quello in scena al processo per i soldi a Stormy Daniels. Per il suo atteggiamento da boss suonato. Per la testimonianza dell’ex pornostar pagata per il suo silenzio prima del voto. Al netto dei racconti pecorecci, e del rischio di una condanna penale, viene fuori un personaggio che va oltre la caricatura. Un gigantesco, amorale pupone che vuole tutto ed è contento quando frega il prossimo. Una specie di Wanna Marchi acquattata dentro un tintone totalitario. Che fa inorridire metà delle persone; e che mette a suo agio l’altra metà – tanti dai comportamenti non impeccabili– scalando vette di cialtronaggine mai viste nella vita pubblica americana.Fregare StormyPer dire, nell’ottobre 2016 aveva chiesto al suo avvocato Michael Cohen se era possibile posticipare i pagamenti a Daniels a dopo le elezioni, per poi non darle niente. A quel punto, aveva detto, «non importa più se la storia viene fuori». Non gli importava della moglie Melania, che nel 2006 aveva appena partorito (l’ultimo figlio, Barron: Trump aveva chiesto di sospendere l’udienza il giorno del suo diploma; l’altro ieri si è scoperto che bidonerà Barron per andare a una cena di raccolta fondi in Minnesota). Non dell’amante dell’epoca Karen McDougal, anche lei messa a tacere con 150 mila dollari. Non della figlia Ivanka da cui Trump è ossessionato; cercando di portare a letto Stormy Daniels le aveva detto che somigliava a lei. Trump, va da sé, non viene processato per il sesso extraconiugale. Ma per l’aver pagato Daniels con 130 mila dollari, che sono stati classificati dai magistrati inquirenti come spese elettorali oltre il tetto consentito e non denunciati.Ginofobia e processiChe poi: il caso Stormy Daniels sarebbe il minore dei guai di Trump. È stato rinviato a giudizio in un tribunale federale per aver cercato di ribaltare il risultato delle elezioni. Dovrà essere processato in Georgia per aver chiesto di falsare i risultati del voto, ma giusto ieri la corte d’appello di Atlanta ha deciso di valutare l’incompatibilità della procuratrice distrettuale Fani Willis. Il processo in Florida per aver preso documenti top secret e averli portati a Mar-a-Lago, doveva cominciare il 20 maggio; ma la giudice Aileen Cannon (nominata da Trump quattro anni fa) lo ha rimandato a data da destinarsi; di sicuro dopo il voto del 5 novembre.Così, tutta l’attenzione è per il processo a New York, il più pruriginoso, quello che potrebbe finire presto. Così, viste le incriminazioni multiple e variegate, è partita la campagna MAGA/repubblicana contro la persecuzione giudiziaria del leader, alla Silvio Berlusconi ma peggio. Berlusconi non era golpista, forse perché si sentiva già sovrano. Finiva pure lui nei guai per le donne, riceveva minorenni, manteneva olgettine, faceva bunga bunga e ha olgettinizzato-berlusconizzato molto immaginario maschile e molto abbigliamento femminile. Ma non veniva accusato di stupro (lo ha fatto con Trump l’autrice E. Jean Carroll; lui è stato già condannato a pagare 83 milioni di dollari per diffamazione). Il suo interesse era maniacale ma forse sincero. Trump, palesemente, le femmine le detesta.Donne, molestie, pannoloniÈ stato denunciato per molestie da donne di ogni forma e colore. Tratta male le mogli (l’ultima resta ma ricambia). Quando è in tribunale con una che lo accusa, guarda altrove perché non è un cuor di leone. E «la testimonianza di Daniels ci ricorda quanto il disprezzo e i maltrattamenti alle donne siano un elemento fondamentale della vita e della politica di Trump», ha scritto Aaron Rupar, giovane commentatore che dirige la newsletter Public Notice. «I media e i democratici stanno cercando di renderlo un argomento centrale della campagna 2024». Perché Joe Biden ha bisogno del voto delle donne, e fa campagna sul diritto all’aborto che negli stati repubblicani non c’è più. E in tanti dicono che il processo andrebbe seguito proprio per quello; che bisognerebbe raccontare di più come il candidato tratta più di metà dall’elettorato. Ma una discreta parte dall’elettorato – uomini eterosessuali in maggioranza, ma anche donne – oramai lo vede come il capo tribù del culto Maga, e tutto in lui va bene. Anche i suoi discorsi eversivo-confusi da settantottenne in declino cognitivo. Anche la sua presunta incontinenza. Secondo molti, dal suo ex assistente Noel Casler in poi, Trump, dopo una vita di eccessi, è sempre col pannolone. E adesso, ai raduni, vanno le magliette Real Men Wear Diapers-Trump 2024, insomma i veri uomini indossano pannoloni. T-shirt e felpe si vendono online da 21 dollari, volendo ci sono gli striscioni, sul sito spiegano come sia «un coraggioso simbolo di sfida e solidarietà». E vien da pensare che almeno Stormy Daniels non si è fatta fregare, degli altri americani non si sa.