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 2024  maggio 09 Giovedì calendario

Biografia di Virginia Hall

«È la spia più pericolosa degli Alleati in Francia. Dobbiamo trovarla e distruggerla». Così la Gestapo stigmatizza, diffondendone il ritratto, la presenza di Virginia Hall sul suolo francese. E la bolla come «donna zoppicante». Sì, perché a causa di un incidente in Turchia, le era stata amputata la gamba sinistra all’altezza del ginocchio. Al suo posto c’era una protesi di legno, che la Hall stessa avrebbe soprannominato «Cuthbert».
LA VITA
La futura agente nasce a Baltimora il 6 aprile 1906. Va a Harvard, alla Columbia. Impara il francese, il tedesco e l’italiano; in Francia frequenta Scienze Politiche. Studia a Vienna e in Germania, poi lavora come impiegata all’Ambasciata Usa a Varsavia. Nel 1933 viene trasferita a Smirne, dove le capita l’incidente. Prova quindi a entrare in diplomazia. Esisteva allora una regola che proibiva l’assunzione di diplomatici disabili. E comunque, per le donne era una strada osteggiata. Delusa, Virginia si dimette dal Dipartimento di Stato nel ’39.
È scoppiata la Seconda Guerra Mondiale: lei torna in Francia e lavora nel servizio ambulanze come autista. Nel ’40 i tedeschi invadono il Paese e la Hall scappa in bicicletta. Secondo alcune versioni, si imbarca per la Gran Bretagna. O forse va prima in Spagna. Prende contatto con un ufficiale britannico che lavora per il Soe, Special Operations Executive. Il Soe è nato il 19 luglio 1940 per volontà di Winston Churchill, il quale aveva detto ai suoi agenti: «E ora incendiate l’Europa». Cioè sabotate le linee tedesche, aiutate la resistenza, distribuite armi, eliminate quanti più nazisti possibile. Negli anni successivi, quei prodi agiranno segretamente in tutta Europa. Nel caso in cui vengano presi, li aspetta la tortura e la morte. Purtroppo, alcuni errori fatti a Londra porteranno all’ingresso nel Soe di infiltrati dei servizi tedeschi e all’esecuzione di molti agenti inglesi.
SABOTATRICI
Fra loro non ci sono solo uomini, bensì anche donne. Le spie di Churchill – così si intitola un film – capitanate da Vera Atkins. Trentasette agenti donne che fanno da corrieri, spie, sabotatrici, informatrici. Molte moriranno nei campi di concentramento e nei forni crematori. E Virginia si arruola proprio nel Soe, sezione F (Francia). Nell’agosto ’41 viene mandata nella zona di Vichy: figura come giornalista del Washington Post. Deve rendere edotto il quartier generale a Londra dei movimenti delle truppe nemiche, dare armi alla resistenza francese, mettere bombe nelle basi tedesche, corrompere, nascondere. Vive a Lione, è prudente e astuta, fiuta a naso coloro di cui è bene non fidarsi, è abile nei travestimenti. Cittadina americana e disabile, sulle prime non pare troppo temibile. Ne approfitta per creare il gruppo “Heckler”; vuole aiutare i piloti inglesi i cui aerei sono stati abbattuti e gli altri membri del Servizio.
In Francia, dopo varie retate, sono rimasti pochi del Soe. L’attenzione si appunta su di lei. Klaus Barbie, “il boia di Lione”, tortura e uccide senza tregua pur di catturarla. La dame qui boite, “la dama zoppa” riesce a far evadere dodici prigionieri dal carcere di Mauzac. Per colpa di una spia della Gestapo che si è inserita nella resistenza – un sacerdote romano cattolico – l’elusiva Virginia sembra infine destinata a essere presa. Siamo a fine ’42, sta per iniziare l’invasione alleata del Nord Africa e i tedeschi occupano la Francia di Vichy. La Hall scappa, arriva ai Pirenei e li attraversa con una guida, giunge in Spagna, viene arrestata e poi rilasciata. Lavora a Madrid per il Soe, quindi torna a Londra e viene nominata Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico.
Vorrebbe essere rimandata in Francia ma i suoi capi rifiutano. Lascia il Soe ed entra nell’americano Office of Strategic Services – l’Oss, antesignano della Cia – dopo aver fatto un corso per operatore radio. Sottotenente, arriva in Francia nel marzo ’44 come Marcelle Montagne, si traveste da vecchia contadina e va a vivere in un villaggio. I nazisti la braccano, lei manda ai capi il messaggio «I lupi sono alla porta», fugge. Prende contatti con i Maquis, li aiuta, deve sostenere lo sbarco in Normandia. Organizza la resistenza in una città della Borgogna, crea vari gruppi per ritardare l’avanzata tedesca. Oltre a lei, ci sono molte donne. Tutte svolgono un lavoro fondamentale per il D-Day.
LE ONORIFICENZE
Con la sconfitta tedesca Virginia va a Parigi e Lione. Cerca quelli lavoravano con lei – molti sono morti – ottiene per loro encomi e risarcimenti. Riceve dalla Francia la Croix de Guerre avec Palme, dagli Usa la Distinguished Service Cross. Nel ’47 entra nella Cia, anche se – forse in quanto donna – non viene valorizzata. Si dimette, viene riassunta, negli anni ’50 è alla testa di operazioni segrete in Europa. Sposa un tenente dell’Oss che aveva conosciuto in Francia, va in pensione a 60 anni e muore nell’82. Di lei si può dire, come di altre coraggiose eroine, che ha onorato il meraviglioso discorso di Churchill noto come We shall fight on the beaches, “Combatteremo sulle spiagge": We shall go on to the end...We shall never surrender. “Andremo avanti sino alla fine...Non ci arrenderemo mai”.