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 2024  maggio 09 Giovedì calendario

Come sopravvivere al Salone del libro

Lo scorso anno il Salone del libro di Torino si era chiuso con una contestazione, quella delle attiviste di Extinction Rebellion e Non una di meno nei confronti della ministra Eugenia Roccella, femminista ma antiabortista e quindi vista come il diavolo. Speriamo che quest’anno – la festa si apre oggi: 37mila mq di esposizione, 800 stand, 51 sale, quasi 2mila eventi – non si ricominci dallo stesso punto. Perché se c’è una cosa che si teme, e che rischia di movimentare un’edizione sulla carta molto low profile, sono le proteste che si trasformano in censura. Cosa che, essendo il Salone il tempio delle parole e della libertà di parola, sarebbe una curiosa contraddizione in termini.
Sì, va bene: ma quali sono le contestazioni possibili?
FREE PALESTINE
Pronti, via. L’ex terrorista rosso Francesco Emilio Giordano, a suo tempo condannato per aver fatto parte del commando che uccise il giornalista del Corriere della Sera Walter Tobagi, ha invitato al boicottaggio della presentazione del libro dell’autore israeliano Eshkol Nevo. Motivazione: «I sionisti mandano nelle città questi intellettuali per tentare di ripulire il sangue versato in Palestina». Da lì in giù la lista di proscrizione degli scrittori e giornalisti israeliani è corposa. Sembra che il ministero degli Affari Esteri di Israele abbia consigliato ad alcuni di loro di intervenire non di persona ma in video. E per Salman Rushdie, che torna a parlare in pubblico dopo l’attentato subito nel 2022, le misure di sicurezza al Lingotto sono particolarmente elevate. Un bel clima.
BRIGATE RAIMO-MONTANARI
A inaugurare la fiera del libro, stamattina, accanto al ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, ci sarà anche il titolare dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Sui social il professor Christian Raimo, ex consulente del Salone, e il professor Tomaso Montanari, mega rettore dell’Università per stranieri di Siena, lo perseguitano dal primo giorno che è entrato al Ministero. Viste le recenti occupazioni nelle università italiane, speriamo che i collettivi studenteschi non decidano di farsi un giro al Lingotto proprio oggi.
ATTENTI AL GENERALE
Poi c’è la politica. In periodo di campagna elettorale (ci sono le Europee) e relativo obbligo di par condicio i politici non possono presentare i propri libri. Un’ottima cosa peraltro: in genere sono pessimi. Però li possono firmare negli stand. Attesissimo (dai giornalisti, non sappiamo quanto dai lettori) Matteo Salvini in quello della Piemme. Si dice che – rispettando in pieno lo spirito del Salone, quello della pluralità di voci – si porterà il generale Vannacci. Immaginiamo lo show. Sarà come andare al cinema. Senza pagare il biglietto.
QUANTI AMICI!
Ma il Salone del libro non è solo proteste, conflitti, contestazioni. Il Salone vive anche di amicizia. E soprattutto di amichettismo. Se c’è un mondo in cui si è tutti amici, amandosi con cordiale ipocrisia, è proprio quello del libro. Gli esempi sono infiniti. Per dire: un mesetto fa Gian Arturo Ferrari, già Gran Signore del libro, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto che la scrittrice italiana che ama di più è Chiara Valerio. Che incidentalmente è anche la sua editor. Ma la domanda è: chi presenta Gian Arturo Ferrari al Salone? Appunto. Tanto più che Chiara Valerio è già data per vincitrice del Premio Strega, il cui Comitato è presieduto da Melania Mazzucco, che è tra i consulenti del Salone. Insomma: più amici di così.
E QUANTI PARENTI!
Poi ci sono i parenti di sangue, e quelli acquisiti. Tra i primi si segnala la famiglia allargata della nuova direttrice del Salone, Annalena Benini: c’è la zia Daria Bignardi (sei incontri), c’è l’ex marito (della Bignardi) Luca Sofri (cinque incontri), elegantemente il marito (della Benini), Mattia Feltri, ha declinato ogni invito; e poi c’è tutta la famigliona del Foglio, il giornale della Benini. Come dicono i miei figli – parlando di famiglia – «Ci sta». Del resto al Salone di Torino la famiglia, contestata sul piano patriarcale, è una tradizione su quello editoriale. Nicola Lagioia all’epoca si ritrovava la moglie Chiara Tagliaferri in un incontro su due, e doveva gestire la tentacolare famiglia queer di Michela Murgia. Ma anche qui, «Ci sta».
CHE GIOIA!
A proposito di Nicola Lagioia. Non è più direttore ma è come se lo fosse (presenzia a otto incontri). Se lo merita. La sua rivista, Lucy, ha una sala tutta per sé ed è protagonista di 14 incontri. Speriamo di riuscire a seguirli tutti.
DA FILM
A proposito di cortocircuiti letterari-editoriali. L’incontro che si prevede più affollato è quello di Erin Doom, la scrittrice bestseller che cura la sezione «Romance» del Salone: il gruppo di lettura dei giovani del Salone intervisterà la stessa Erin Doom sul Fabbricante di lacrime, scritto da Erin Doom, la quale parlerà anche della trasposizione cinematografica del suo Fabbricante di lacrime, film prodotto da Netflix. Che promuove l’incontro.
FEMMINISMO TOSSICO
Parlando di donne. In un’edizione che rischia di avere come fil rose il motto «Patriarcato di merd*», con l’asterisco, le scrittrici sono così tante che quest’anno, accanto alla squadra editoriale del Salone, la direttrice ha allestito anche una redazione speciale che lavora al programma. Formata da: Paola Peduzzi, Igiaba Scego, Francesca Sforza, Tiziana Triana. Avevamo fatto domanda per entrarci. Ma al nostro curriculum mancava un requisito. Purtroppo.
SEMPRE «ANTIFA»
Quello che invece non mancherà, ovviamente, e doverosamente, sarà una robusta dose di antifascismo, tanto più necessaria in un Paese che ha più fascisti immaginari che lettori reali, e che – in una Torino nuova Ventotene – sarà inoculata in ogni padiglione, sala, incontro, corridoio per tutti i cinque giorni. Tutto convoglierà, domenica, in Sala rossa, con la cerimonia officiata da Antonio Scurati, autore di Fascismo e populismo. Noi siamo già lì. Anche se non ci sarà Serena Bortone. Peccato.