La Stampa, 9 maggio 2024
Gentiloni sferza il Pd
Il sostegno all’Ucraina che non deve venir meno, la prova di responsabilità sui conti pubblici che bisognerebbe dare anche quando si sta all’opposizione. E poi il dibattito sul Jobs Act guarda troppo indietro anziché avanti. Pur senza rinunciare all’etichetta che il ruolo da commissario gli impone, a un mese esatto dalle elezioni Paolo Gentiloni ha voluto spedire tre messaggi chiari al suo Partito democratico e di conseguenza all’attuale leadership. Proprio ora che la campagna elettorale per le Europee sta entrando nel vivo e il canto delle sirene grilline mantiene una certa attrattività per l’attuale dirigenza. «Meno male che Paolo c’è», si lascia scappare un parlamentare della minoranza dem, convinto che l’ex premier abbia voluto «mandare un segnale di vicinanza a chi nel partito si sente un po’ solo a combattere certe battaglie politiche». E qui si potrebbe anche leggere una velata critica a Stefano Bonaccini, ritenuto spesso troppo morbido nei confronti della segretaria.Sulla questione Ucraina, del resto, le parole di Gentiloni sono in netto contrasto con le recenti prese di posizione di alcuni candidati del Pd, come l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e Cecilia Strada. «È fondamentale non sottovalutare la minaccia dell’invasione russa in Ucraina – ha avvertito durante un’intervista a SkyTg24 riferendosi al dibattito interno al centrosinistra –. Chi vi dice che accontentando le ambizioni di chi ha invaso l’Ucraina si salva la pace, prende un abbaglio colossale. Perché accontentando le ambizioni di Putin si creano le premesse per 10-20 anni di pace a rischio in Europa».Poi è tornato sui suoi temi e in particolare sulla riforma del Patto di Stabilità, che gli eurodeputati del Pd non hanno votato: «Se si fa politica in Italia avendo in mente una prospettiva di governo, non si può negare che bisogna ridurre il livello di debito che abbiamo. Non si può ignorare il fatto che abbiamo dei vincoli di bilancio, che dobbiamo avere una politica prudente. Sarebbe una miopia». Gentiloni ha ribadito che «questo non è il Patto che avrei voluto, ma le nuove regole sono migliori delle precedenti» e, rispondendo a una domanda sul Jobs Act, ha in qualche modo rivendicato la misura, invitando il suo partito a guardare avanti e non nello specchietto retrovisore. «Facevo parte del governo che lo ha varato – ha ricordato – e certamente non me ne sono pentito. Credo che bisognerebbe concentrarsi sul livello dei salari, sul lavoro delle donne e sulle politiche attive del lavoro. Tre questioni che hanno a che fare con il futuro».Le risposte di Gentiloni hanno l’effetto di un tonico rivitalizzante per i riformisti del Pd, almeno per quelli che sono soliti esporsi per contestare le scelte di Elly Schlein e per portare avanti una serie di battaglie, tra cui il sostegno all’Ucraina, che qualcuno vede messa in dubbio dall’inserimento nelle liste europee di figure come Strada e Tarquinio. «Quello che ha detto Gentiloni a Sky, parola per parola, sull’Ucraina, Putin, il Jobs act, l’economia», scrive sui social Filippo Sensi, senatore Pd e già portavoce di Gentiloni (oltre che di Renzi) a Palazzo Chigi. E tra gli esponenti dem ci si interroga su cosa potrebbe fare il commissario una volta terminato il mandato a Bruxelles. «Sembra pronto a tornare a fare politica in Italia – sottolinea un altro esponente Pd che lo conosce bene –, ma non credo sia interessato a proporsi come futuro leader del Pd. Magari farà il federatore del centrosinistra, come fu Prodi ai suoi tempi». Difficile, in realtà, che Schlein e Giuseppe Conte possano mettersi d’accordo su un profilo come il suo. Di certo, più d’uno, tra gli sconfitti del congresso, aspetta con ansia il rientro a Roma di Gentiloni, previsto a fine anno: «Così avremo una voce autorevole in più nel dibattito politico italiano».Nel corso dell’intervista a Sky non sono mancate alcune stoccate al governo, come sulla questione della proroga dell’attuale Pnrr oltre il 2026, chiesta a gran voce dal ministro Giancarlo Giorgetti, ma «difficilmente realizzabile». Per Gentiloni spetterà alla prossima Commissione decidere, ma «dare un segnale come questo sarebbe un errore». Sulla scelta di inserire nel decreto Pnrr le norme per far entrare le associazioni antiabortiste nei consultori o quelle sui centri per i migranti in Albania, il commissario ha invece ribadito che le misure «non c’azzeccano nulla con il Pnrr». —