La Stampa, 9 maggio 2024
Intervista a Marco Villa
Inviata a Lucca
È ancora la pista la protagonista del Giro d’Italia. La tappa di Lucca, la città di Puccini, è di Benjamin Thomas, 28 anni, pistard francese con cuore e vita in Italia. Fidanzato con la collega Martina Alzini, dal 2017 vive sul Lago di Garda, ama i Maneskin e il nostro paese. Ieri ha sorpreso tutti con una fuga nella giornata promessa ai velocisti. Una prova, riuscita, in vista dei Giochi. Perché Thomas a Parigi, con la maglia della Francia, sarà uno degli avversari del quartetto di Ganna e Milan. «Gli azzurri con la Danimarca e l’Inghilterra sono i più forti. Io punto invece ad una medaglia nell’Americana e nell’Omnium». E aggiunge: «Sognavo un successo qui, la Corsa Rosa è una cosa più grande di me, non sono un gran campione su strada ma a volte devi rischiare. Atteggiamento che ho imparato proprio dalla pista». Che consiglia a tutti, perché l’integrazione tra velodromo e strada aiuta a crescere. Come da tempo professa Marco Villa, 55 anni, ct della Nazionale che ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Tokyo nell’inseguimento a squadre.
Villa, riavvolgiamo il nastro e torniamo alla tappa di Andora che ha visto protagonisti tre dei suoi atleti: Milan, il vincitore, Consonni, il regista, e Ganna, lo sconfitto. Che emozioni ha provato?
«Incredibili. Che bravi i ragazzi. Li ho guardati in tv durante l’allenamento delle ragazze, a Montichiari. Poi, lo confesso, negli ultimi cinque chilometri, mi sono defilato, volevo godermeli da solo».
Come un padre di famiglia, non poteva tifare per un figlio solo...
«È stato tutto molto strano. Mi è spiaciuto per Ganna, ma allo stesso tempo vederli tutti lì davanti mi ha rassicurato. Sono in forma. E mi è venuta in mente la finale dell’inseguimento ai Mondiali 2022 con Jonathan e Filippo, che ha stabilito anche il record del mondo. L’ideale sarebbe vederli vincere tutti, ma in giorni differenti».
I successi di Milan e Thomas nelle ultime due tappe del Giro testimoniano l’importanza della pista?
«Sì, certo. La pista non toglie nulla alla strada. Da anni con la federazione seguiamo questo percorso».
Il quartetto per Parigi è già deciso?
«I nomi dei convocati ci sono già. Ma verranno ufficializzati più avanti».
Ci spiega le diverse caratteristiche dei suoi corridori?
«Pippo è più cronoman e meno veloce rispetto a Johnny, lo dicono i risultati. Però tutti hanno doti eccelse. Questo significa che Pippo se serve diventa più veloce, sa adattarsi. Come fa Jonathan. Poi c’è Consonni, ha meno doti degli altri ma non demorde mai. La sua tenacia fa la differenza e ha una soglia della sofferenza molto alta».
I programmi dopo il Giro d’Italia?
«Dal 5 giugno c’è il primo raduno in altura. Poi da metà mese iniziamo il lavoro specifico con il quartetto».
Gli avversari più pericolosi ai Giochi?
«Puntiamo all’oro, ci crediamo ma sappiamo che ci sono nazioni che hanno lavorato bene, come noi. Le più pericolose sono la Danimarca, la Nuova Zelanda, l’Inghilterra e l’Australia, che ha un’ottima scuola. Non dobbiamo però sottovalutare la Francia padrona di casa: sono preparati. Il successo di Thomas a Lucca lo dimostra. Comunque punto al podio anche con le ragazze».
Timori sulla sicurezza, vista la situazione politica?
«Noi pensiamo ad allenarci e ad essere competitivi. Abbiamo vinto l’oro a Tokyo dove la situazione, per i problemi legati al Covid, non era facile. E i ragazzi sono sempre stati concentrati sulle gare, il nostro lavoro. Il sogno di tutti è disputare un’Olimpiade con la pace nel mondo. Speriamo di riuscirci»