Avvenire, 8 maggio 2024
Il mondo è meno ateo di quel che si crede
Roma. battesimi nel Tamigi, i templi buddisti affollati di giovani, le sinagoghe con millennial tra i banchi. “Il liberalismo secolare è formidabile nell’attrarre convertiti (tutte quelle deliziose libertà…) ma incapace di riprodursi. Le coppie religiose hanno molti più figli degli atei”, ha scritto sul Times James Marriott, impressionato dal risveglio del sacro nella multietnica e distratta Londra. Ma non dovevamo morire tutti atei, senza Dio e senza santi? Perfino gli amish sono passati da cinquemila unità nel 1900 al quarto di milione di oggi, nota il demografo Eric Kaufmann nel suo Shall the Religious Inherit in the Earth?. Il Pew Research Center stima che – in base alle tendenze attuali – i non religiosi caleranno sempre di più di qui al 2025. L’islam cresce a un ritmo doppio rispetto alla popolazione globale e la Cina – per quel che valgono stime indipendenti e giocoforza limitate dal particolare contesto locale – avrebbe almeno cento milioni di cristiani. L’Africa, poi, il grande serbatoio del cristianesimo, con le sue Chiese giovani e martiri. E tutti i discorsi sul tramonto della fede, sulle vocazioni in calo, sulla secolarizzazione? Valgono per l’Europa, con le vecchie cattedrali gotiche messe in vendita (in Olanda) o semplicemente chiuse perché non c’è più nessuno che possa viverle, affollarle e – meno aulicamente parlando – mantenerle.
Ma siamo sicuri che il discorso sia valido ovunque, da nord a sud e che le generalizzazioni siano opportune? Che il futuro sia quello delineato da Joseph Ratzinger, e cioè appannaggio delle “minoranze creative”, è assodato. Ma che l’orizzonte sia quello del deserto è quantomeno esagerato pensarlo. Il paradosso è che nell’èra più interconnessa che il pianeta abbia mai conosciuto, con uno smartphone capace di dare subito tutte le risposte che si cercano, alla fine ci si sente più soli che prima. Il bisogno di un senso – anche religioso – che si fa largo nei più giovani. In quelli, cioè, che sono stati privati di un’educazione religiosa e non hanno vissuto i riti propri della cristianità, routine per i loro nonni e forse (ma non dappertutto) per i loro genitori. I dati che giungono dalla Francia, patria incontrastata della laïcité, impressionano: settemila adulti hanno ricevuto il sacramento del battesimo durante la Veglia pasquale, il 31 per cento in più rispetto al 2023. Un anno fa, il 23 per cento dei neobattezzati aveva tra i 18 e i 25 anni, percentuale cresciuta quest’anno e arrivata al 36 per cento. In più, sono stati battezzati più di cinquemila adolescenti tra gli undici e i 17 anni, il 50 per cento in più rispetto all’anno scorso. I numeri sono ufficiali e sono stati diffusi nelle scorse settimane dalla Conferenza episcopale francese. Il direttore del Servizio giovani e vocazioni, padre Vincent Breynaert, ha detto che “nella società francese contemporanea, l’80 per cento dei giovani non ha ricevuto alcuna educazione religiosa. Questi ragazzi hanno ben poche idee preconcette sulla Chiesa. Ciò che hanno in comune coloro che chiedono il battesimo è l’aver fatto un’esperienza spirituale e un incontro personale con Cristo. Alcuni dicono di essere stati toccati dalla bellezza di una liturgia (a cui è capitato di partecipare), dal silenzio rilassante di una chiesa, dalla testimonianza di un amico. Hanno sete di formazione, di punti di riferimento, di fraternità e di senso di appartenenza”.
“Tutte le fasce di età registrano aumenti, ma la crescita maggiore è tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni”, ha detto mons. Olivier Leborgne, responsabile dell’Ufficio per la catechesi. L’aumento di battesimi è evidente nelle grandi città, come a Parigi, dove la percentuale è cresciuta del 27 per cento rispetto al 2023: qui i battesimi saranno 1.861, a fronte dei 1.461 del 2023. Ma anche nelle zone più rurali le stime sono positive. Quel che rileva, è che aumentano le persone che si dichiarano “provenienti da famiglie senza religione” e il cinque per cento addirittura da famiglie musulmane. I nuovi battezzati, adulti o adolescenti, non sono in grado di compensare numericamente il deficit dei neonati che ricevono il primo sacramento, ma il fatto che con la consapevolezza si decida di farsi battezzare fa ben sperare l’episcopato francese in vista del futuro: oggi solo l’otto per cento di quanti si dichiarano cattolici – non esiste un censimento circa l’affiliazione religiosa, ma solo sondaggi d’opinione – partecipa alla messa domenicale. Famille chrétienne ha definito i dati “sorprendenti”, soprattutto perché l’eco del Rapporto Sauvé sui casi di abusi presentato nel 2021 si fa ancora sentire, tra abiure pubbliche di vescovi, risarcimenti milionari e mea culpa collettivi. Nonostante la metodologia scelta per stilare il dossier – ammessi i questionari in forma anonima – abbia lasciato perplesso più d’un osservatore.
Un trend analogo, ancor più sorprendentemente, si registra in Belgio, dove il numero di battesimi adulti è raddoppiato in un decennio, passando dai 186 del 2014 ai 362 del 2024. Un ventinovenne nativo del Belgio fiammingo, ha detto al portale ufficiale della Chiesa belga che “la morte di mio nonno ha sollevato domande esistenziali che mi hanno portato alla Chiesa. Ho iniziato a leggere libri e ho scoperto che il cristianesimo faceva parte della mia identità. È stato come riscoprire la mia cultura, una rinascita. Dio e la fede cattolica mi hanno accolto a braccia aperte. Il mio interesse continuava a crescere e ho pensato: meglio una vita significativa che un’esistenza senza senso”.