il Giornale, 8 maggio 2024
Condannato per aver offeso Cadorna
I n Italia non abbiamo nulla di paragonabile al primo emendamento della Costituzione americana: quell’articolo del Bill of Rights che vieta ogni limitazione alla libertà di parola. Ben al di là delle norme, il guaio è ben più profondo e ha a che fare con la nostra cultura.
Una testimonianza viene dalla cronaca, dato che il segretario di un movimento che si chiama Indipendenza veneta, Michele Favero, ha iniziato uno sciopero della fame di protesta contro una condanna in sede civile (nel processo penale è stato assolto) per avere offeso la memoria del generale Luigi Cadorna, che durante la Prima guerra mondiale si rese responsabile di una lunga serie di crimini, a danno dei propri soldati. Un erede di questa figura di primo piano della guerra di aggressione condotta dall’Italia contro l’Impero austro-ungarico, Carlo Cadorna, ha infatti querelato Favero e ha trovato un tribunale che ha accolto le sue pretese.
Come ha però scritto lo
stesso Alessandro Barbero, «nell’esercito italiano si fucilavano gli uomini, talvolta anche senza processo, molto più facilmente di quanto non accadesse in tutti gli altri eserciti del fronte occidentale». E infatti la corte non è entrata nel merito delle «decimazioni» (le fucilazioni dei nostri soldati) e delle altre decisioni che hanno causato la morte di innumerevoli giovani, limitandosi a ritenere offensive le espressioni usate nei social da Favero per definire Cadorna. Ha così accolto gli argomenti del querelante. Lungo questa strada, però, si entra in una situazione del tutto assurda; e in fondo basta poco per cogliere quanto il nostro ordinamento possa condurre a esiti autenticamente folli.
In America, ad esempio, vive Chrese Evans: la nipote di Stalin (la madre era Svetlana Allyliueva). Se dovessi usare termini come «macellaio», «porco» oppure «lurido verme» nei riguardi di quel comunista nato a Gori, e che in Ucraina e altrove ha massacrato milioni di persone, potrei essere querelato dalla discendente? E magari dovrei pure stare attento a come parlo di Pol Pot, temendo che da qualche parte ci sia un erede di quell’altro bel personaggio?
Per giunta, Favero è impegnato in una battaglia politica e queste condanne limitano la stessa possibilità di esprimersi entro il dibattito pubblico: con il risultato che la democrazia si rivela essere un guscio vuoto. Tra le altre cose, infatti, il partito di Favero punta a favorire una migliore comprensione del passato, sottolineando quanto l’Italia sia stata più matrigna che madre, e più efficace nell’uccidere che non nel tutelare.
Non ha quindi alcun senso che un tribunale pretenda di «moderare» i termini di una discussione storica e civile che, per forza di cose, affonda nelle nostre memorie familiari. Ricordo bene alcune pagine del diario di mio nonno e non ci può essere alcun Cadorna, vivo o morto, che mi farà cambiare idea su quanto siano stati disumani i protagonisti di quella che con una formula perfetta papa Benedetto XV definì «l’inutile strage».