La Stampa, 8 maggio 2024
Sul caso Toti
Le cose in questo paese mi sembrano sempre anormali. Mi domando, per esempio, se fosse necessario arrestare il presidente della Liguria, Giovanni Toti. Ossia togliere la libertà a un uomo non ancora condannato, quindi presunto innocente, e sovvertire un’altra volta il risultato democratico delle elezioni, poiché i liguri, che avevano scelto un presidente, ora non lo hanno più e non è facile che lo riabbiano. Come molti di voi sanno, la custodia cautelare può essere chiesta se è consistente e imminente il pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato. La richiesta di arresto è del 27 dicembre e il pericolo era così imminente e consistente che è stata concessa oltre quattro e mesi dopo. E già questo a me sembra anormale. Non basta. Nel caso di Toti, il pericolo ravvisato dalla procura è che commettesse ancora i reati di cui lo si accusa, cioè di aver approfittato del ruolo di presidente per intascare denaro in cambio di favori, e sempre quando si avvicinava una scadenza elettorale. E siccome fra un mese di scadenza elettorale ce n’è un’altra, le elezioni europee, ecco il pericolo: che di nuovo si lasciasse corrompere. Sarò sbagliato io ma forse, a meno di presuppore che Toti sia un totale cretino, e allora bisogna chiamare lo psichiatra e non il magistrato, un avviso di garanzia sarebbe stato sufficiente a dissuaderlo dal ricascarci (sempre che ci sia mai cascato), sapendo Toti di essere stato scoperto. A me tutto questo sembra anormale, ma sono in drammatica minoranza. E, come insegna il generale Vannacci, purtroppo la normalità è una questione statistica: sta dov’è la maggioranza.