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 2024  maggio 07 Martedì calendario

Quante fiere del libro in Italia

Si aprirà giovedì il Salone del Libro di Torino e c’è da scommettere che sarà un trionfo. Ogni anno, del resto, il pubblico e gli incassi crescono, così come l’entusiasmo degli addetti, editori, organizzatori, scrittori, amministratori. La rivista online ilLibraio .it ha pubblicato un mese fa la lista, inevitabilmente parziale, dei festival letterari, premi e fiere del libro che si tengono in Italia durante l’anno. Alle circa venti manifestazioni mensili segnalate se ne potrebbero aggiungere, a occhio, altrettante e certamente di più se si contano quelle minori. Ma insomma, abbiamo molti appuntamenti a Milano, tanti a Roma, diversi a Torino, a Firenze, a Venezia, a Napoli, e poi le giornate magnifiche di Mantova e di Pordenone, ma anche quelle di Modena, di Salerno, di Taormina, di Gorizia, di Cremona, di Pistoia, di Cagliari, di Genova, di Ragusa, di Perugia, di Ivrea, di Palermo, di Empoli, di Cuneo, di Ravenna, di Lugo, di Isernia, di Terni, di Bassano del Grappa, di Treviso, di Fano, di Crema, di Orbetello, di Carmagnola, di Ameno, di Rimini, di Cattolica, di Lecce, di Pesaro, di Trani, di Trieste, di Reggio Emilia, di Rovigo, di Suzzara, di Verbania, di Pienza, di Pomigliano d’Arco… Si potrebbe anche fare un gioco: puntate il dito su un Comune a caso e andate a verificare su Internet se quel Comune può vantare un festival del libro non segnalato da ilLibraio.it. Avrete probabilmente delle belle sorprese. E vi accorgerete che quasi tutti esibiscono ogni anno numeri superiori a quelli dell’anno precedente. Il Salone 2021 annunciava la cifra record di 150 mila visitatori, l’edizione 2022 un nuovo record di 168 mila visitatori, l’edizione 2023 un nuovo record di 215 mila visitatori. Queste rassegne, affermano i sociologi, sono occasioni di aggregazione e di riconoscimento, occasioni di cui sentiamo sempre più il bisogno, a prescindere dal libro. Diceva Ernesto Ferrero, direttore per anni a Torino (verrà giustamente ricordato in un incontro): «Questa voglia di essere presenti ai grandi eventi culturali rivela una passione politica non soddisfatta da nessuno. È come un’offerta di disponibilità, un’esigenza di impegno che non trova ascolto altrove». Andando avanti così e considerando la decrescita demografica, attorno al 2080 quasi tutta la popolazione italiana si incontrerà al Lingotto (seggi elettorali deserti, e forse anche le librerie).