ItaliaOggi, 7 maggio 2024
Periscopio
Siamo nel pieno d’una guerra mondiale delle storie – una guerra tra versioni incompatibili della realtà – e dobbiamo imparare a combatterla. In Russia è emerso un tiranno, e l’orrore travolge l’Ucraina, il cui popolo, guidato da un comico trasformatosi in eroe, oppone una strenua resistenza e sta già dando vita a una leggenda della libertà. Il tiranno inventa false narrazioni per giustificare la sua invasione: gli ucraini sono nazisti, e la Russia è minacciata dalle trame occidentali. È con storie menzognere che tenta di fare il lavaggio del cervello alla popolazione. Salman Rushdie, Coltello, Mondadori 2024.
Se ne accorgono anche gli 007 di Kiev: «Non possiamo vincere».il Fattosky quotidiano 1.
Il n.2 dei servizi ucraini invoca [invoca, niente meno] i negoziati. il Fattosky quotidiano 2 (come sopra).
[Un giorno più tardi:] È scoccata l’ora della verità, ma i gialloblù continuano a essere illusi. [Non «invocano» più i negoziati, «s’illudono» di scamparla, e da «ucraini» sono derubricati a «gialloblù», come una squadra di calcio]. il Fattosky quotidiano (mai pago).
NewsGuard – centro di monitoraggio della disinformazione sul conflitto Russia-Ucraina – ha identificato 477 siti che diffondono disinformazione e sta monitorando le principali false narrazioni [e i più fantasiosi fattosky] sulla guerra. NewsGuard.
La CIA ha definito l’agente d’influenza come il «più pericoloso e il meno pubblicizzato tra tutti gli agenti nemici» rintracciando nella Bibbia la prima operazione d’influenza storicamente documentata, che ha come protagonista Cusài l’Archita [Davide lo infiltrò come cattivo consigliere tra i suoi nemici a Gerusalemme]. Alfonso Montagnese, L’agente d’influenza (Gnosis, rivista italiana d’intelligence).
Dal 2022, la Russia ha aggiunto sempre più la minaccia nucleare esplicita, a volte disinibita, come ha detto lo stesso presidente Putin, e lo ha fatto sistematicamente. Ha provocato e alimentato conflitti talvolta latenti in altre aree. Ha aggiunto aggressioni e minacce nello spazio e in mare, nonché minacce e attacchi informatici e d’informazione su una scala senza precedenti, che abbiamo deciso, insieme ai nostri partner europei, di rivelare per la prima volta. Oggi la Russia è diventata una potenza iper-equipaggiata che continua a investire massicciamente in tutti i tipi di armamenti e che ha adottato una posizione di non conformità al diritto internazionale, di aggressione territoriale e di aggressione in tutte le aree di conflitto conosciute. Oggi è anche una potenza di destabilizzazione regionale ovunque possa. Quindi sì, la Russia, con il suo comportamento e le sue scelte, è diventata una minaccia per la sicurezza degli europei. Emmanuel Macron, The Economist.
Non solo Macron. Diversi paesi Nato spingono per nuove escalation [e soffiano] sul fuoco della guerra mondiale. l’Arrifattosky quotidiano.
Ben cotti e pronti per essere serviti a tavola. È ciò che, probabilmente, Vladimir Putin pensa di noi occidentali mentre osserva le nostre mosse. Di fronte alle sfide internazionali le democrazie nulla possono se non hanno dietro di sé, compatte o quasi, le opinioni pubbliche. E quella compattezza Putin, di sicuro, non la vede. Angelo Panebianco, Corsera.
Si è scelta la linea dell’assurdo logico. Siamo schierati a difesa d’un paese invaso dalle truppe russe, ma non siamo in guerra con la Russia, per carità. Lo ripetono ogni giorno Tajani e anche Crosetto, irritati con l’avventurismo di Macron. Il risultato è che la Russia è in guerra con noi, e se dovesse sfondare il fronte ci metterebbe di fronte all’eventualità di dover riparare i danni della mancata deterrenza con un azzardo detto «ambiguità strategica», l’azzardo appunto di Emmanuel Macron e probabilmente degli inglesi: il non escludere l’intervento diretto a difesa di un paese che vuole essere europeo e atlantico. Giuliano Ferrara, il Foglio.
Minaccia russa sull’Europa. Le agenzie d’intelligence: Mosca prepara violenti atti di sabotaggio. Corriere della Sera.
Pressing Nato sulle spese militari. Meloni glissa: le casse sono vuote. Repubblica.
Nel Medio Oriente teatro dello scontro fra Iran e Israele spicca una novità: la bandiera russa sventola sul Golan. Dall’inizio dell’anno le forze armate di Mosca hanno creato almeno tre diverse basi militari e 14 punti d’osservazione sul lato siriano delle Alture del Golan, al confine con Israele, mentre unità di polizia russa hanno iniziato ad operare con regolarità nelle province di Quneitra e Daraa, immediatamente a ridosso della frontiera. Maurizio Molinari, Repubblica.
Hamas lascia i negoziati di pace, Netanyhau verso l’attacco a Rafah. Libero.
Esiste anche in Israele un movimento che s’oppone all’accordo con Hamas per il cessate il fuoco e per la liberazione degli ostaggi. Urla molto, minaccia, ha una posizione dentro alla coalizione di governo ma si comporta come fosse opposizione ed è convinto che nel paese esista una maggioranza silenziosa composta da coloro che ritengono non valga la pena cessare il fuoco per vedere tornare una ventina d’ostaggi, distrutti, traumatizzati, troppo pochi per rinunciare alla guerra contro un nemico che non è vinto, ma si può ancora battere. Micol Flammini, il Foglio.
Gli studenti pro-Gaza s’abbeverano anche a Herbert Marcuse, che a Berkeley annunciò che viviamo in un regime di falsa tolleranza. «Marcuse è il progenitore del progressismo woke», scrive Damon Linker su The Week. Della stessa opinione Joseph Epstein sul Wall Street Journal: «Il sogno di Marcuse si è avverato». Il «mercato delle idee», sentenziò Marcuse, è in mano a coloro che hanno interesse a perpetuare una politica repressiva. Siamo in piena cancel culture, l’idea che la libertà di parola sia semplicemente una forma di discriminazione. Non solo. In chiusura del suo bestseller del 1967, L’uomo a una dimensione, Marcuse immagina il «Grande Rifiuto» provenire da «coloro che formano la base della piramide sociale – gli outsider e i poveri, i disoccupati, le razze perseguitate, i detenuti delle carceri e degli istituti psichiatrici». Oggi si chiama «intersezionalità». Giulio Meotti, il Foglio.
Lo spazio dei commenti su Amazon [dove uno vale uno]: luogo in cui la frase «non male ma pensavo meglio» è indifferentemente utilizzata per un maglioncino in cachemire e per Delitto e castigo. Gianni Macheda’s Turnaround (ItaliaOggi).
Uno vale niente. Dal web.
A pensar bene degli altri ci pensino gli altri. Roberto Gervaso.