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 2024  maggio 07 Martedì calendario

Intervista a Daniela Thiele, alias Nicolas Barreau

PARIGI – Uno degli autori francofoni più amati e popolari in Italia non è francese. E non è neanche un uomo. «È vero che può essere spiazzante» sorride l’editrice e scrittrice tedesca Daniela Thiele, alias Nicolas Barreau. Dopo diciotto anni di felice anonimato, nascosta dietro uno pseudonimo diventato marchio di successo all’insegna di un romanticismo evidentemente mai demodé, Thiele ha deciso di svelare la sua vera identità. Una volta Die Welt aveva scritto che l’autore del bestseller Gli ingredienti segreti dell’amore non esisteva, era frutto di un lavoro collettivo. «E invece eccomi qui» dice la scrittrice ed editrice tedesca. La vera Nicolas Barreau si mostrerà per la prima volta a Torino, ospite del Salone del Libro per presentare il suo ultimo romanzo, L’amica della sposa (Feltrinelli). Nata a Düsseldorf, dopo aver studiato tedesco e storia ha lavorato come giornalista e redattrice in diverse case editrici tra New York e Monaco. Ora vive a Colonia, dove è titolare con il marito della piccola casa editrice Thiele Verlag, e risponde per la prima volta a qualche domanda collegandosi in video da Firenze, dov’è in vacanza con suo figlio trentenne. Anche se i suoi romanzi hanno Parigi e la Francia come sfondo, Thiele confida di avere un legame particolare con l’Italia, a cominciare dal nome. «Mi chiamo Daniela Beatrice. Mia madre voleva rendere omaggio a Dante. Era tedesca ma con una fisionomia molto latina, assomigliava a Sophia Loren» racconta la scrittrice, con un entusiasmo infantile e contagioso.
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Com’è nato l’alter ego Nicolas Barreau?
«Quando mio marito e io abbiamo fondato Thiele Verlag, abbiamo dato vita al nostro mondo di bei libri pieni di passione ma prendendo anche molti rischi finanziari. Venivamo entrambi da grandi case editrici e non era facile lanciare da zero un nuovo marchio. Io avevo già una predilezione per la letteratura francese e mi sarebbe piaciuto comprare un bestseller alla Peter Mayle, o un romanzo parigino à la Stephen Clarke, ma non c’erano soldi e il tempo era essenziale. Mia nonna diceva sempre che la necessità è la madre dell’invenzione ed era sopravvissuta a due guerre mondiali. Quindi ci siamo seduti davanti a un bicchiere di vino e ci abbiamo pensato. Fin da bambina inventavo storie che scrivevo su una vecchia macchina da scrivere nel nostro giardino».
Così ha deciso di lanciarsi lei nella scrittura?
«È stato mio marito a spingermi. “Perché non scrivi tu stessa un romanzo?”, mi ha detto. “Una commedia romantica ambientata a Parigi, ce la farai”. Aveva ragione, come quasi sempre. Ho scritto La donna dei miei sogni. Ed è lì che è iniziato tutto. I primi due libri hanno venduto abbastanza bene. Ma con il terzo Barreau ci siamo ritrovati con un vero e proprio caso editoriale. Il libro non è stato solo il bestseller dell’anno in Germania, ma è stato pubblicato in 36 paesi. È così che abbiamo salvato la nostra piccola casa editrice. In quel periodo stavamo attraversando una situazione critica e ricordo di aver detto a mio marito “Vorrei che finalmente accadesse qualcosa di bello”. E poi è successo davvero. Gli ingredienti segreti dell’amore è balzato nella lista dei bestseller. È stato come un piccolo miracolo. Un colpo di fortuna».
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Ma perché non firmare subito con il suo nome?
«Pubblicare un libro a mio nome, in una nuova casa editrice di cui ero fondatrice, non mi pareva serio e professionale. Forse c’era anche un po’ di timidezza, di timore per la reazione dei lettori. E poi un nome francese aggiungeva qualcosa di più ma questo l’ho capito solo dopo vedendo quanto sia stato forte l’interesse per Nicolas Barreau. Abbiamo ricevuto migliaia di messaggi di persone che volevano conoscerlo. Come editrice dovevo rispondere che non era possibile, che l’autore si scusava ma era indisponibile. C’era qualcosa di imbarazzante, frustrante e anche un po’ destabilizzante psicologicamente. Più volte ho detto a mio marito: “Voglio uccidere Barreau”».
E invece ha continuato a vivere attraverso i suoi romanzi. Perché svelarsi proprio adesso?
«Ho avuto la forza di fare questo passo perché ora Nicolas Barreau non è più pubblicato in Germania dalla nostra casa editrice. Mi sento più libera e questo svelamento è stato concordato con il mio editore tedesco. All’inizio pensavo che l’opera contasse più di qualsiasi altra cosa. Forse i miei libri non sono alta letteratura ma li scrivo sperando di dare un piccolo conforto di fronte a tutte le bruttezze di questo mondo. Adoro il lieto fine. E penso che anche il più grande misantropo speri in un esito felice. Una delle frasi preferite del mio nuovo romanzo è: “Perché credere nel male quando si può credere altrettanto facilmente nel meraviglioso?”».
Come si prepara al suo primo incontro con i lettori?
«Sono molto eccitata all’idea. Lo pseudonimo è stato come uno scudo, pensavo solo al mio lavoro di scrittura, non ho mai dovuto occuparmi personalmente della promozione come fanno altri autori. Ora comincia una nuova fase. Mi sembra bello poter incontrare lettori che mi sono stati fedeli per così tanto tempo. E tra l’altro ho capito la curiosità che provavano nei confronti di Barreau leggendo un’intervista su L’amica geniale».
Di Elena Ferrante?
«Sì, quando ho scelto di pubblicare con uno pseudonimo non era più così di moda nell’editoria. Ora è tornato come fenomeno editoriale. Leggendo e amando i romanzi di Ferrante ho provato il desiderio di poterne sapere di più su questo autore o autrice nell’ombra».
Perché ha scelto la Francia per ambientare i suoi romanzi?
«Mi sono innamorata di Parigi fin da quando ci sono andata per la prima volta da studentessa. Ho scoperto solo dopo che mio bisnonno Franz Scherrer era figlio illegittimo di una borghese e di un conte francese. La madre in seguito andò in Germania da sola con il figlio, il quale, contro ogni previsione, divenne un ingegnere e inventore di successo. Detenne numerosi brevetti e aiutò Gustave Eiffel a progettare la Torre Eiffel, che fu costruita per l’Esposizione Universale del 1889. Da quando lo so, il mio cuore batte più forte ogni volta che vedo la Torre Eiffel. Sembra un romanzo, vero? Magari prima o poi lo metterò in un libro».
Continuerà a firmare libri come Nicolas Barreau?
«Penso di sì. In fondo è un alter ego che ha una sua storia e un suo pubblico. Anche io ci sono affezionata. Ho due figli maschi, mi piace l’idea di questa empatia letteraria che supera il genere. Ma a questo punto sarò io a poter finalmente parlare per lui».
L’amica della sposa di Nicolas Barreau (Feltrinelli, traduzione
di Monica Pesetti, pagg. 192, euro 16). L’autrice sarà ospite sul palco della nostra Arena Robinson Repubblica al Salone del Libro di Torino sabato 11 maggio (ore 13) con Sara Scarafia. Al Salone incontrerà i lettori anche venerdì 10 maggio alle ore 17.15 (Sala Bianca) con Paolo di Paolo.