La Stampa, 7 maggio 2024
Intervista a J-Ax
Non sembra vero, sono già passati 31 anni dal primo disco degli Articolo 31, Strade di città. Ebbene, dopo la reunion allo scorso Festival di Sanremo e un tour sold out che da maggio a settembre 2023 ha raccolto oltre centomila spettatori, J-Ax e DJ Jad (al secolo Alessandro Aleotti e Vito Luca Perrini) venerdì pubblicheranno il nuovo album di inediti Protomaranza. Un disco che non fa sconti alla società in cui viviamo.J-Ax, le polemiche sono il suo pane da sempre e qui si è superato. In Peyote con i feat. di Fabri Fibra e Rocco Hunt, sotto la lente d’ingrandimento c’è la droga. Un problema personale?«Ci sono stati anni in cui ci sono caduto anche io, lo sguardo distorto del successo che arriva di botto, spiazza e quando sei giovane può fare molti danni. Ho provato la cocaina, tanto che rappo la barra “per la bianca avevo il chiodo fisso”, l’MDMA, la marijuana che però è tutta un’altra storia (in una strofa c’è la frase “Mary l’ho portata anche alla mamma”, ndr). Nel brano però dico anche che l’incontro con la persona giusta, il crescere e diventare responsabile ti fa vedere tutto in maniera nitida».Libertario surf apre con la voce di Elly Schlein che parla del premier ungherese Orban. Perché questa scelta? «Nell’immaginario collettivo di tutta l’Italia io sono del PD ma nella realtà il partito mi ha spesso deluso. So da sempre di essere un libertario di sinistra ma su certe cose non sono per niente d’accordo. La Schlein invece mi ha conquistato fin da subito, nel suo primo intervento al Senato ha parlato di salario minimo e ho pensato “oooh, finalmente qualcuno che dice cose di sinistra”. Quando poi le ho parlato per chiederle di poter campionare un pezzo di un suo discorso dove stigmatizzava il razzismo di Orban, ha subito accettato perché è una democratica vera. Mi dispiace che da molti dei suoi sodali venga sottovalutata e non c’è dubbio che il suo posto faccia gola proprio a loro. Ma se fondasse un suo partito la voterei subito».Si è tolto tutti i sassi che aveva nelle scarpe?«In realtà di sassi ce ne sono sempre, ma qui me ne sono tolti parecchi».Come in Chi se ne frega di noi, dove da ragione ai giovani rapper che vogliono mandare lei e quelli della sua generazione in soffitta?«Esatto. Mi fanno arrabbiare i colleghi che si lamentano di come sta andando il giro dello stream e dei clic. Criticano il gioco a cui stiamo giocando, non capendo che da sempre il nuovo si mangia il vecchio. Quindi fanc…lo la tradizione, anche quando la tradizione sei tu, e non mi vergogno di cantare “da voi non vogliamo nessun rispetto e nessun riconoscimento"».L’album è pieno di featuring illustri, da Guè a Nina Zilli fino ai Pinguini Tattici Nucleari. Come mai?«Volevamo lavorare con amici e gente che stimiamo. Sono stati davvero generosi. Nina non ha fatto una piega quando l’ho fatta cantare su Non ho voglia (Disco Party). Riccardo Zanotti dei Pinguini è bravissimo e Non finisce mai (la scuola) rivendica la bellezza di restare sé stessi senza imporre verità assolute. Con Tedua, uno dei più bravi (a proposito di giovani), ci siamo divertiti confrontandoci: in Scusi maestra denunciamo il sistema scolastico spesso incapace di capire e ti tocca imparare dalla strada; la vita di tutti i giorni è stata la nostra reciproca maestra».In Vaffanc*lo papà i figli si prendono gioco dei genitori, hanno proprio ragione sempre loro?«È satira. Faccio una telefonata a Mr. Rain e gli chiedo se mi presta il coro dei bambini che ha cantato con lui a Sanremo. Il messaggio è per i genitori che dovrebbero occuparsi dell’educazione dei ragazzi senza scaricare la colpa sui rapper se i loro figli crescono male».Eppure in Contadino fa un omaggio alla generazione dei padri e dei nonni.«È una canzone su chi sono io e chi siamo noi. Ho voluto raccontare un pezzo della nostra Italia del Novecento. Parlo di mio nonno e di mio padre, anche se mio figlio forse non saprà mai che suo nonno è stato un contadino sotto padrone». —