il Fatto Quotidiano, 7 maggio 2024
Padellaro ci porta al gran ballo di potere & giornali
Mi chiederete: solo la verità precisamente su cosa? Rispondo: interessa conoscere cosa è accaduto, realmente, dietro le quinte di eventi che hanno segnato la storia italiana (e non solo) nel mezzo secolo che ci siamo lasciati alle spalle?
Sapere ciò che, probabilmente, nessuno vi ha raccontato, almeno in questo modo? Apprenderlo dalla viva voce di un testimone diretto, uno che si trovava lì, che ha visto con i suoi occhi, che ha ascoltato con le sue orecchie? Interessa sfogliare con lui il taccuino riservato con gli appunti che ogni buon giornalista conserva, a futura memoria? Se la cosa non vi appassiona evitate di acquistare il mio libro, me ne farò una ragione. Se invece siete ancora indecisi continuate a leggere questo articolo e a farvi un’opinione osservando ciò che c’è in vetrina (i libri sono una merce preziosa che va esposta con cura, e a maggior ragione se ti credi Proust). Un disturbo che alla fine vi costerà soltanto il prezzo del giornale.
E dunque, il catalogo è questo. Chi fu il ministro che propose di rendere “trasparente” le tangenti? Francesco Cossiga come si vendicava con chi non gli mostrava sufficiente gratitudine? Cosa disse di così scandaloso ai maschi siciliani, sul conto delle loro mogli, il segretario della Dc, Amintore Fanfani, in un comizio dedicato al referendum sul divorzio? Quale genere di pettegolezzi amava l’Avvocato Agnelli quando convocava i giornalisti amici? Cosa offrì Giovanni Leone ad Aldo Moro prima di dimettersi da capo dello Stato? Come andò esattamente la seduta spiritica sul rapimento Moro in casa di Romano Prodi? Chi comunicò al direttore del Corriere della Sera che il suo nome era nelle liste della P2? Cosa disse a un amico Raul Gardini la notte prima di uccidersi? Chi aveva interesse che Cosa Nostra organizzasse una strage allo Stadio Olimpico? Chi tramò perché Piersanti Mattarella fosse assassinato? Chi cancellò le impronte del delitto Pasolini? Prima di una Tribuna Elettorale cosa chiese Silvio Berlusconi a chi lo intervistava? Quale fu l’accusa rivolta a Berlusconi da Umberto Bossi e che provocò la caduta del primo governo guidato dal Cavaliere? Chi compilò le liste dei grand commis dello Stato da cacciare in previsione della vittoria delle sinistre? Chi fischiò Sandro Pertini dopo il terremoto in Irpinia? Chi rivelò il complotto per costringe alle dimissioni Benedetto XVI? Cosa si dissero nei loro colloqui segreti Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante durante gli anni di piombo? Quale fu la copertina esplosiva che mise a rischio terrorismo la redazione del Fatto? Quale premier s’improvvisò elettricista nel salotto Angiolillo? Cosa consigliò Berlusconi a Balotelli che nel Milan si ostinava a non segnare? E infine: come mai l’autore (cioè io) veniva regolarmente cacciato dai giornali in cui lavorava? Si drogava? Alzava il gomito? O stava sulle palle a qualcuno? E chi fu a chiedergli di licenziare in tronco Marco Travaglio e perché?
Naturalmente, non commetterò l’errore di anticiparvi nessuna delle risposte: spesso le anticipazioni sui giornali dei libri, spoilerati con dentro troppa “ciccia”, finiscono per allontanare molti potenziali acquirenti convinti di aver già letto le cose più sfiziose. Se nutrite ancora qualche dubbio sulla opportunità di acquisto vi posso dire che nel testo si citano gli incontri (e gli scontri), le amicizie (e le inimicizie) con alcune delle più famose firme del giornalismo italiano: Claudio Rinaldi, Giampaolo Pansa, Vittorio Feltri, Piero Ottone, Ugo Stille, Alberto Cavallari, Eugenio Scalfari, Giovanni Valentini. Con editori vecchi e nuovi: la Rizzoli di Tassan Din, Renato Soru, il principe Caracciolo, gli Angelucci. Con i protagonisti della politica italiana (o presunti tali): i capi democristiani, Bettino Craxi, Massimo D’Alema, Bossi, Matteo Renzi, Walter Veltroni, Beppe Grillo, Giorgio Napolitano. Il tutto, in presa diretta, dalle stanze del Corriere della Sera, dell’Espresso, dell’Unità Poi, naturalmente, grande spazio alla nostra avventura del Fatto Quotidiano che non mi stancherò mai di raccontare.
Se ancora non vi ho convinti mi permetto di segnalare il capitolo che preferisco: quello sulle disavventure editoriali dell’autore. Mi voglio rovinare e ve ne darò un assaggio riportando brani di un colloquio (autentico) con l’editore sul mio penultimo libro. “Come sta andando?” “Non ho avuto notizie di assalti alle librerie”. Dopo tre giorni richiamo. “Allora?”. “Bene, sei già piazzato nella saggistica subito dopo: ‘Cosa fare mentre fai la cacca’. Per strada vengo intercettato da una simpatica signora che mi presenta al marito. “Lo sai chi è questo? Il dottor Belpietro”. E lui: “ma certo sono un suo ammiratore, forza non date tregua a quei quattro stronzi dei comunisti”. Per fortuna il mio editore non è rimasto turbato nel constatare il livello della mia popolarità di celebrato autore. A proposito, come i più perspicaci avranno intuito, questa volta non pubblico con PaperFirst, che è la casa editrice del Fatto. La spiegazione è semplice poiché qualche tempo fa è stato Paolo Valentini, editor della edizioni Piemme a insistere perché scrivessi la mia versione di un oltre mezzo secolo trascorso nelle redazioni. Il marchio Piemme rappresenta un punto di forza della Mondadori e la Mondadori, come si sa, è di proprietà della famiglia Berlusconi. Che nel ventennio berlusconiano io abbia scritto qualsiasi cosa contro Silvio Berlusconi – sull’Espresso, sull’Unità e sul Fatto – è agli atti. Ovviamente, anche in questo libro non ho fatto sconti al personaggio anche se ho aggiunto alcuni colloqui personali dove traspare una qualche, reciproca, simpatia umana. Purtroppo, però, non sono stato censurato. Da oggi Solo la verità lo giuro è sugli scaffali delle librerie, dunque troppo tardi per destinarlo al macero. Scherzo ma, comunque, per prudenza, affrettatevi.