la Repubblica, 7 maggio 2024
Il vuoto: così recitava il titolo di un disco di Franco Battiato che descriveva con chirurgica ferocia il nostro tempo e il nostro stato
Il vuoto: così recitava il titolo di un disco di Franco Battiato che descriveva con chirurgica ferocia il nostro tempo e il nostro stato. Che oggi è peggiorato: “Sempre più in affanno inseguo il nostro tempo/ vuoto di senso, senso di vuoto/ danni fisici, psicologici, collera e paura, stress”. Ma Battiato ci ha dato anche gli antidoti. Uno dei più potenti è la sua Messa Arcaica, eseguita per la prima volta ad Assisi nel 1993: ti porta in contatto con “meccaniche divine”. Ora torna, come primo atto della Fondazione Battiato nata per volontà della nipote Cristina: «Quest’anno ricorre il trentennale dell’uscita della Messa: l’album era del ’94 e verrà finalmente ripubblicato. Mi sembrava una bellissima idea riproporla anche dal vivo», spiega, «anche perché è stata l’ultima esibizione di mio zio, il 17 settembre 2017, al teatro Greco di Catania e quindi perfetta come primo evento della Fondazione per riallacciarsi idealmente a lui».
Fa fatica Cristina a pronunciare queste parole perché c’è un altro tipo di vuoto che coglie lei come tutti coloro che, pur non conoscendolo di persona, hanno amato Battiato attraverso la sua opera. Il vuoto lasciato dalla mancanza di questa grandissima figura: «Insieme a Francesco Cattini, il suo storico manager e amico, abbiamo deciso di creare questa Fondazione per portare avanti non solo la sua opera ma il suo pensiero, la sua filosofia di vita, la sua spiritualità. Mai come ora penso che ce ne sia bisogno: credo che se lui oggi leggesse i giornali ne rimarrebbe inorridito. Ma c’è voluto del tempo per fare le cose bene e onorare un artista a 360 gradi come è stato lui: fra poco decorrono già tre anni dalla sua morte ma non si poteva fare in modo frettoloso. Spero che con Francesco, la mia famiglia, e agli amici e collaboratori di sempre riusciremo a trasmettere il suo pensiero anche ai giovani che magari non hanno avuto l’opportunità di conoscerlo».
L’evento unico è previsto il 16 maggio nel Duomo di Milano. «Mettere in scena lì la Messa è un grande onore di cui sono grata alla mia città che ci dà questa grande possibilità. Milano era la città che mio zio amava, che l’ha aiutato nel suo percorso artistico degli inizi e in cui amava moltissimo stare per poi tornare in Sicilia: la maggior parte dei suoi amici erano qui», spiega.
Cosa succederà ce lo racconta il maestro Antonio Ballista, direttore della Messa alla Basilica di Assisi nel 1993 e che tornerà a dirigerla in Duomo: «Questa è una Messa molto diversa da quella di tutti gli altri compositori: la parte di Franco la farà Giovanni Caccamo e devo dire che è impressionante come la sua voce si adatti in una maniera quasi magica al suono della Messa. Franco era convinto che, al di là del valore estetico e simbolico, questa musica avesse un fortissimo impatto sullo stato d’animo dello spettatore, che fosse in grado di cambiarlo a livello mentale e addirittura cellulare: un’iperbole che sta a spiegare un’antica concezione dell’arte e della musica. Non si tratta di usa e getta ma di qualcosa che cambia la persona che ascolta dal di dentro. Per questo Battiato ha sempre dichiarato che la Messa Arcaica per soli, coro e orchestra era una delle opere che più amava».
La rappresentazione di una rivoluzione interiore, insomma, di un uomo capace di fare meravigliosa musica pop e opere classiche come la Genesi o sperimentali come L’Egitto prima delle sabbie (sempre col maestro Ballista). Grazie alla Fondazione ora forse si potranno scoprire anche le sue opere meno note: come Gilgamesh o il Telesio.
«È proprio questa la nostra volontà», continua Cristina, «il prossimo progetto a cui stiamo lavorando infatti è Il cavaliere dell’intelletto, una delle opere meno conosciute, rappresentata pochissime volte e mai pubblicata su disco» spiega. Ma chi era per lei suo zio? «Un uomo libero. E la cosa più importante che ha fatto per me è stato insegnarmi a essere libera come lui. Anche se in realtà non è facile». Cosa le manca di più di lui? «Tutto, ma in particolare la sue telefonate quotidiane, la sua dolcezza, le sue carezze».