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 2024  maggio 05 Domenica calendario

Il cornuto bisestile

Da un racconto apocrifo di Federigo Tozzi.Nella posta del mattino il celebre romanzieretrovò questa lettera: “Signore, siete l’ultimodei miserabili. Mi sono riconosciuta perfetta-mente nel personaggio della contessa Treves del vostrostupidissimo romanzo La vergine bisestile. Certamentequalche mia amica vi avrà raccontato la mia vita e le miedisgrazie; in ogni caso, avreste potuto rendermi menoodiosa: non mi sono mai compromessa con un operaio,e neppure con un cantoniere delle ferrovie! Ho incari-cato mio marito di venire a chiedervi ragione di questoaffronto. Sarà da voi domattina alle 11. Non vi saluto. Te-cla Bacci”. Lo scrittore restò un po’sconcertato; rilesse lalettera; quindi scoppiò a ridere. Chiamò la segretaria:“Leggete. Questa sciocca crede che io abbia raccontato ifatti suoi.” “La conoscete?” “No. E non ne ho mai sentitoparlare. Mah. Telefonerò al colonnello Buffa e al mar-chese Ferraris affinché si tengano pronti per ogni even-t u a l i t à.” “Un duello per una simile sciocchezza?” “Mi c aposso fare le mie scuse a quell’individuo. Me lo vedo giàarrivare qui alle 11 in punto. Redingote, guanti neri. Seviene a fare la voce grossa, mi troverà al mio posto.”L’in    -domani alle 11 la segretaria annunciò: “Il signor MarioB a c c i.” “Fate entrare.”Il celebre romanziere stava rittoalla scrivania: con aria dignitosa e grave attendeva a pièfermo il marito offeso. Sulla soglia apparve un omettorubicondo, gioviale e sorridente. Il suo abito chiaro e ilcappello a cencio non avevano nulla di cerimoniale. Ap-pena restarono soli, l’ometto si precipitò con le mani teseincontro allo scrittore e gridò: “Caro maestro! Come so-no felice di conoscervi! Mi è grato stringere la mano auna persona che ammiro da tanto tempo, e benedicol’occasione che oggi mi ha procurato questa gioia. Forsene sarete sorpreso, dopo la lettera di mia moglie. Ma neho abbastanza, bisogna che parli, che dica tutto a voi, chesiete il confessore laico delle anime sofferenti. Caromaestro, avete fatto benissimo a dipingere il carattere dimia moglie nel personaggio della contessa Treves. Avetecompiuto una buona azione, perché io sono un poveroCristo continuamente ingannato da quella donna. Teclami tradisce ogni giorno col primo scalzacane impoma-tato che incontra. Dopo due anni mi sono rassegnato:essere cornuto come lo sono io, con splendore, alla quin-ta potenza, diventa maestoso, formidabile, astronomi-co. E tuttavia, talvolta, nelle sere di pioggia, davanti alfocolare, da solo, mi sento invaso da una grande tristez-za. Ed è per questo che oggi vengo con emozione a strin-gere la mano dell’uomo che mi ha vendicato.”Il roman-ziere era senza parole: il monologo del signor Bacci l’a-veva quasi commosso. Lo invitò ad accomodarsinell ’ampia poltrona di fronte alla scrivania. Bacci sedet-te e cominciò a parlare della sua vita, e a un tratto disse,come uno che ha pensato una bella burla:“Vi supplico,nel vostro prossimo romanzo metteteci ancora mia mo-glie. Aspettate, vi ho portato qualche nota.”Tolse di tascaun piccolo taccuino: “Sono alcuni appunti sul suo carat-tere, e particolari piccanti. Osservazioni prese dal vero.Qui dentro troverete materiale sufficiente per dieci to-m i.” “Non ne fate una questione d’onore, dunque?” “Ri -do solo a pensarci. Come potrei sfidare a duello il miobenefattore? Sapete cosa farò? Dirò a mia moglie che cibatteremo domani. Così potrò fare una scappatella aFiesole, dove conosco una giovane lavandaia che mi gar-ba parecchio, e di tanto in tanto mi aiuta a dimenticarele mie sventure coniugali. Ah, dimenticavo. Ho in tascaun esemplare deLa vergine bisestile. Volete metterci lavostra firma, maestro? Lo offrirò alla mia piccola lavan-daia di Fiesole: la poverina non ha molte distrazioni
 
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