Corriere della Sera, 5 maggio 2024
Il loden di Monti
Caro Cazzullo, ho letto con sorpresa che Mario Monti tra cruciali e importanti ricordi dei suoi giorni da premier sembra ancor dispiacersi perché tra i tanti loden nei guardaroba dei ristoranti si è parlato tanto del suo.
Confesso al professore: sono io la prima colpevole! Novembre 2011. Mario Calabresi, direttore de La Stampa, in quelle ore drammatiche mi chiese di scrivere un ritratto del premier incaricato. Da Berlusconi a Monti, passaggio di testimone di ben diversa milanesità.
Come descrivere con una immagine il perfetto esponente di una certa solida e calvinista borghesia cresciuta tra le aule del Leone XIII e della Bocconi, le vacanze tra il lago di Varese e Santa Margherita, i master all’estero e le serate alla Scala con giovane sposa molto bien?
Mi venne in mente un racconto che Guido Martinotti, grande e compianto sociologo, mi aveva fatto sulle serate di quella certa Milano – «tutti in loden» – sempre più assediata dai ricchi in cachemire e Suv.
A Torino ci fecero il titolo; con mia grande sorpresa (senza copy, mannaggia!) nei mesi seguenti mi accorsi che la storia del loden era diventato un ritornello dal palco di Sanremo in giù e in su. Boh.
Ci fu persino un collega che mi fece la lezioncina in prima pagina: non sapevo che il vero loden è verde. Pensare che avevo scritto che quello di Monti era blu proprio per sottolineare che l’uomo non era attento alla moda!
Ora dopo anni scopro di aver creato un turbamento a Monti e me ne dolgo: mai più loden per il senatore a vita. Out e sorry.
Chiara Beria di Argentine