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 2024  maggio 04 Sabato calendario

Parla la moglie di Renzo Rosso

«Il mio sogno era lavorare con mio padre nell’azienda orafa di famiglia, la Alessi Domenico Spa, a Bassano del Grappa. Ero la prima nipote laureata, tornai dalla Bocconi convinta di cominciare ma gli zii dissero no: figli di un padre, mio nonno, che diede una dote alla nascita di 10 milioni di lire solo ai maschi. Non mi hanno voluto perché ero donna, nonostante in quel momento il titolo di studio più alto fosse il mio. Ci rimasi malissimo ma, col senno di poi, ringrazio per quel no». Questa è la sua storia, ed è riuscita a trasformarla in un impegno. Oggi Arianna Alessi, 48 anni, è madre e manager: è l’anima di Otb Foundation, l’organizzazione non profit del gruppo di Mister Diesel. «Siamo al fianco delle donne: finanziamo 57 master per studentesse meritevoli che non hanno i mezzi per pagarsi gli studi. A loro chiediamo solo un impegno morale e lo diciamo a tutte: noi ti diamo un’opportunità che non avresti avuto, ricordati di dare la stessa opportunità ad altre donne un domani, quando avrai un lavoro.Vogliamo che diventi un circolo virtuoso».Arianna Alessi, qual è il suo primo ricordo?«Sono bambina, torno a casa da scuola e corro subito da mio padre Roberto, nell’azienda di famiglia. Lui viaggiava molto, io non vedevo l’ora che tornasse. Gli saltavo in braccio, appena potevo andavo a fare i compiti nel suo ufficio. Pensavo che un giorno avremmo potuto lavorare insieme, mi sembrava naturale».E invece?«Diciamo che ho provato sulla mia pelle il patriarcato vero ma non voglio colpevolizzare nessuno. Era un atteggiamento figlio dei tempi: ora tocca a noi cambiare le cose».È per quel rifiuto che ha costruito poi questo percorso?«Sì, forse parte da ciò che mi successe in famiglia ma non solo. Ho visto molto maschilismo in questi anni: donne costrette a fare solamente fotocopie, come del resto io ho dovuto fare all’inizio. Anche l’ambiente della finanza è governato dagli uomini. Io tifo Inter per questo motivo: nelle pause dal lavoro si parlava solo di calcio».E oggi chi è Arianna Alessi?«Sono una donna realizzata, lavoro in un mondo fantastico ma amo la vita vera, in famiglia. Mia figlia si sveglia la mattina e vede mamma e papà che lavorano insieme, alla pari».Come ha conosciutosuo marito Renzo Rosso?«Siamo entrambi di Bassano ma ci siamo conosciuti in un locale in Sardegna, nel 2009. È stato un colpo di fulmine. Ci siamo piaciuti subito, per questo poi sono scappata».In che senso èscappata?«Ho percepito subito che stava succedendo qualcosa di importante e ci ho visto anche tutti i problemi connessi: lui ha 20 anni più di me, 6 figli, ed è una persona importante. Così sono scappata».E come vi sieteritrovati?«Si è fatto dare il mionumero di telefono due settimane dopo, ci siamo rivisti ed è stato subito amore».Si è mai sentita in soggezione a stare con una persona così conosciuta a livello mondiale?«Non soggezione, lui è ispirazione. Ci stimoliamo a vicenda, in ambiti diversi. Lui è un creativo, un visionario, io ho la vena finanziaria e sono curiosa del mondo. Amiamo viaggiare. Ci confrontiamo su molte cose e abbiamo regole non scritte».Per esempio?«Colazione e cena devono essere sempre tutti e tre insieme: io, lui e nostra figlia Sydne, di 8 anni.Viaggiamo per lavoro ma non stiamo fuori casa mai più di una notte e comunque uno dei due deve sempre esserci per dormire con nostra figlia».In che senso dormire con vostra figlia?«Sydne dorme con noi, sul lettone.Abbiamo aggiunto una piazza in più, per stare comodi».Chi cucina in casa vostra?«Attualmente cucino io, ma stiamo cercando un cuoco. Anzi, se qualcuno vuole farsi avanti...».Colazione con cosa?«Ore 7.30, non si sgarra: pane tostato, albume d’uovo e avocado. Renzo alle 6 è in palestra, 3 giorni a settimana.Quando torna mangiamo tutti insieme. Noi beviamo caffè di cicoria e the verde».Per cosa litigate?«Per i motivi per cui litigano molte coppie: lui tenderebbe a dire sempre sì alla bambina e a farmi passare per cattiva, per via dei miei no. Ma io sono cresciuta grazie ai no. Un’altra regola di casa nostra è che non si alza mai la voce. Le arrabbiature le lasciamo sfumare, ne parliamo il giorno successivo, a mente fredda. Poi ovviamente si litiga quando c’è il derby: lui è milanista, io interista».Oltre a occuparsi della fondazione lei è anche amministratore delegato di Red Circle Investments, la società di investimenti privati di Rosso, e pure di Brave Wine, la holding creata per il settore vinicolo di alta gamma.Dove trovate il tempo per stare insieme?«Ogni sera Renzo torna a casa, prende una bottiglia di vino dalla cantina e ci facciamo un calice insieme. Poi dopo cena ci guardiamo qualche serie in tv: in genere cose divertenti e leggere. Niente telefono, niente iPad. Nel tempo libero andiamo in mountain bike e adesso giochiamo anche a tennis, lui sta imparando, a 68 anni. Adoro il tennis: prima Nadal e adesso Sinner.Abbiamo già visto diverse sue partite, la passione sta venendo anche a lui».Teme il tradimento?«No, perché so quanto valgo e cosa ho fatto per diventare la persona che sono oggi. Abbiamo una bellissima famiglia allargata. Non penso sia una persona stupida che vuole buttare via tutto e non lo sono nemmeno io».Vi siete sposati due anni fa.«Sì, a Miami, senza dire nulla a nessuno. Eravamo io, lui e nostra figlia, alle 7 del mattino, in spiaggia».Insomma, dopo il rifiuto dei suoi zii ha avuto la sua rivincita.«Sono tornata a Milano e ho costruito la mia carriera, prima a Interbanca e poi nello studio McDermott Will & Emery Carnelutti. Quando è stato il momento di dividere il patrimonio aziendale di famiglia tra i cinque fratelli hanno chiesto a me. Ci è voluto un anno e mezzo ma andiamo ancora tutti d’accordo. Questa è stata la mia rivincita, mettere la mia competenza a disposizione della famiglia di mio papà».©RIPRODUZIONERISERVATAfQuando tornai dalla Bocconi laureata pensavo che avrei lavorato nell’azienda di famiglia: gli zii mi dissero no perché ero donna Con mio marito è stato amore a prima vista, anche se all’inizio scappai: c’erano vent’anni di differenza e lui aveva già sei figli Non temo il tradimento perché so quanto valgo e cosa ho fatto per arrivare fin qui. E nessuno di noi è così stupido da buttare via tutto