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 2024  maggio 04 Sabato calendario

La riforma della giustizia

Roma Carriere separate per i magistrati, con due concorsi diversi per diventare giudice o pm. Due Csm distinti, per essere valutati, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica, ma con i togati scelti per sorteggio. Più un’Alta Corte esterna al Csm per giudicare tutti i magistrati.
Il via libera politico alla riforma costituzionale della Giustizia ora c’è. Riuniti a palazzo Chigi, in un vertice presieduto dalla premier Giorgia Meloni, il sottosegretario di Stato, Alfredo Mantovano, il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il viceministro Francesco Paolo Sisto, i sottosegretari Andrea Delmastro e Andrea Ostellari, la presidente della commissione giustizia del Senato Giulia Bongiorno e l’omologo alla Camera Ciro Maschio, con i responsabili giustizia di tutto il centrodestra, hanno dato l’ok a un disegno di legge costituzionale che cambia volto al nostro sistema giudiziario.
È stata una discussione soprattutto tecnica, alla quale la premier ha dato il suggello politico. Il provvedimento nelle intenzioni del governo deve essere presentato prima delle elezioni europee di giugno. Così da poter rivendicare all’interno e all’esterno della maggioranza di aver portato a compimento l’impegno di separare definitivamente le carriere dei giudici da quelle dei pm (dopo la riforma Cartabia è consentito un unico passaggio tra le due funzioni).
Il ddl costituzionale non ha ancora un testo, neppure in bozza, ma già allarma l’Anm che auspica un incontro tecnico con il ministro Nordio prima che diventi legge e concretizzi i «timori di un totale stravolgimento dell’assetto costituzionale», giacché, «viste nell’insieme, le riforme preoccupano». Anche l’Associazione europea dei giudici, paventa un «grave attacco all’indipendenza della magistratura», poiché si mina «l’attuale equilibrio di poteri esistenti», in contrasto «con gli standard europei».
Ma oltre alla separazione delle carriere, quali sono le novità di un provvedimento già discusso in varie riunioni come quella di ieri nella quale, secondo chi c’era, non si è parlato né di togati dei Csm nominati dal governo, né di abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale?
Il Pd apre
Le condizioni della dem Rossomando: varrebbe
la pena di discutere a partire dal nostro ddl
Prima di tutto l’Alta Corte. Non sarà più la sezione disciplinare interna al Csm a valutare i magistrati che sbagliano e a sanzionarli, ma un organismo esterno. Si rispolvera l’ipotesi tratteggiata durante la Bicamerale dalla «bozza Boato» nella quale nove giudici prendevano provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati ed erano anche l’organo di impugnazione contro provvedimenti amministrativi nei loro confronti. In quella bozza, però, i nove giudici erano scelti all’interno del Csm. In questo caso invece si parla di giudici esterni all’organo di autogoverno della magistratura, presieduto dal capo dello Stato. Non è ancora chiaro dunque se il loro giudizio sarà totalmente svincolato da quello del presidente della Repubblica o meno.
Nuova è anche l’indicazione del sorteggio per scegliere i togati del Csm. In commissione giustizia al Senato si era parlato di un sorteggio «temperato» (dove i magistrati sorteggiati sono poi sottoposti a una successiva elezione), perché più oltre non ci si poteva spingere per limiti imposti dalla Costituzione. Ma visto che il ddl modifica la Carta ora si inizia a parlare di un sorteggio secco tra candidati.
Sull’Alta corte non è contrario il Pd. La vicepresidente dem del Senato, Anna Rossomando evidenzia: «Non sappiamo quale sia il contenuto della proposta ma suggeriamo di dare un’occhiata a quella che abbiamo depositato che affronta il tema seriamente. Varrebbe la pena discutere di questo invece che utilizzare la giustizia a suggello di patti interni alla maggioranza»