La Stampa, 3 maggio 2024
Coppi senza bici
Vinceva sempre, senza mai sorridere. Quasi non credesse mai totalmente in se stesso, o forse perché dominare lo considerava un esercizio naturale. Eppure ogni volta che Fausto Coppi tagliava il traguardo sul lungomare Caracciolo a Napoli o quando macinava chilometri tra salite e strade della Campania, aveva un volto diverso, illuminato da un’espressione d’amore, riconoscente e contraccambiato. Forse perché era proprio da quelle strade, da quell’orizzonte dove l’azzurro del cielo affonda nel blu del mare, che aveva riaperto le ali da airone, ricominciando la fuga di campionissimo sui pedali. Febbraio 1945, il caporale di fanteria Angelo Fausto Coppi, fatto prigioniero dagli inglesi a Tunisi un anno e mezzo prima, già vincitore del Giro nel ‘40 (a 20 anni, il più giovane nella storia della corsa rosa) e primatista mondiale dell’ora, sbarca a Napoli scendendo da un piroscafo. È un automobilista aggregato della Raf, presta servizio alla Reggia di Caserta, soffre di ulcera gastrica, il suo unico dolore però è non poter rimettere i piedi sui pedali. Incontra il calciatore del Napoli Umberto Busani al quale confessa desiderio e sofferenza. La genialità partenopea gli indicherà la strada giusta. Coppi bussa alla porta di Gino Palumbo, a quei tempi giovanissimo cronista del quotidiano napoletano “La Voce”. Lo storico direttore de “La Gazzetta dello Sport” ricostruì così quell’indimenticabile incontro. «Un fattorino viene da me: fuori c’è un militare, dice di chiamarsi Coppi. Voglio riprendere ad allenarmi, ho una bicicletta militare ma è pesante, mi ammacco di dolori, può aiutarmi? Solo questo mi dice. Qui al giornale non abbiamo soldi, rispondo. Ma troveremo un modo». Il giornale lancia un appello: “Date una bicicletta a Coppi”. In pochi giorni arrivano tre risposte. Giuseppe D’Avino, un falegname di Grumo Nevano, il paese della balia da latte di Vittorio Emanuele III, gli consegna una bici da corsa, una Legnano color verde oliva. Per riconoscenza Coppi due mesi dopo andrà a Grumo per una gara di ciclocross prima di tornarsene a casa, in Piemonte. Cinque giorni in bicicletta, 800 chilometri da Caserta a Castellania. Coppi, Napoli la Campania. Ricordi e amore. Come quella notte di fuga in auto, dopo lo sprint vittorioso all’Arenaccia al Giro della Campania del ’54 indossando la maglia iridata, per valicare il Chiunzi e trascorrere in segreto una serata con Giulia Occhini, la Dama Bianca, ad Amalfi.