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 2024  maggio 03 Venerdì calendario

Il rettore si raddoppia lo stipendio. Lui: «Dovrebbero farlo tutti»



BARI Il rettore dell’università di Bari, Stefano Bronzini, vedrà la sua indennità aumentata del 128%. Dopo il cda del 29 aprile, si è concluso l’iter interno all’ateneo che ha dunque presentato la richiesta al Mef. Se a Roma dovessero ritenere che ci sono le condizioni per procedere, Bronzini vedrà crescere la sua attuale (e annuale) indennità da 71 mila a 160 mila euro lordi, con effetto retroattivo anche sul 2022 e il 2023. Si tratta di una possibilità offerta dal decreto Draghi, precisamente dal Dpcm 143 del 2022. Ma per le università pugliesi è tutt’altro che una novità.
Il primo era stato il rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice, il quale però venne bloccato da una fortissima contestazione dei sindacati, Cgil in testa, che con la loro levata di scudi impedirono il balzo di compenso da 21 mila a 121 mila euro. Quindi, di quasi il 500%. Poi è toccato a Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari, che circoscrisse il confronto solo al Consiglio d’amministrazione, ottenendo un’indennità quadruplicata fino a 120 mila euro (pure in questo caso però si attende che il Mef autorizzi la spesa): anche nella circostanza era arrivato un duro monito dalla Cgil. Il 29 aprile scorso è stato il turno di Uniba, con il rettore Stefano Bronzini che chiarisce: «Tutti i capi delle università italiane dovrebbero tutelarsi con un’assicurazione che sia in grado di coprire i costi delle responsabilità». E poi: «L’adeguamento dell’indennità è collegato a una nota del Mur che noi abbiamo messo in applicazione, ora attendiamo responsi dal Mef – aggiunge – e le variazioni possono essere applicate a condizione di uno stato economico finanziario degli atenei sano. È importante spiegare che tutto ciò non è un automatismo: quando finirà questo iter, dovremo decidere. Magari varrà tutto a partire dal primo ottobre del 2025, quando il mio sessennio sarà concluso». E sulla retroattività della misura che permetterebbe ai rettori di ricevere l’aumento anche per gli anni 2022 e 2023, Bronzini dice: «È una clausola prevista nella nota ministeriale, la richiesta della sua applicazione non vuol dire che sarà applicata. I veri termini per avviare queste modifiche ci saranno indicati nel prossimo futuro, gli atenei chiedono l’autorizzazione a partire dal 2022. Sarà poi il ministero a chiarire se ci siano o meno gli estremi».
Tra gli insoddisfatti parte dei sindacati – ma lo Snals sostiene che «un rettore è un lavoratore come altri e va tutelato» – insieme ai direttori di dipartimento. Michele Poliseno, segretario nazionale aggiunto Fgu-Gilda, spiega: «Bronzini su questo argomento non si è mai voluto confrontare con noi. Lui dice di averne discusso nelle sedi opportune che sono Consiglio d’amministrazione e Senato accademico. In cda la cosa è andata liscia, mentre in senato la discussione si è sviluppata. Ma è stato un confronto breve che non ha sortito esiti». E aggiunge ancora Poliseno: «Noi abbiamo inviato una nota a tutti gli atenei d’Italia. Non è l’aumento in senso stretto il problema, quanto il fatto che sia stato possibile richiederlo da parte di tutti i rettori indistintamente. Noi veniamo valutati per qualsiasi cosa: i direttori chiedevano 10 mila euro di indennizzo. Richiesta non accolta e aumento fermatosi ad 8 mila euro annui».