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 2024  maggio 03 Venerdì calendario

NEL CAVEAU DEI RIFIUTI NUCLEARI

Qui dicono sia la centrale nucleare più bella del mondo. Merito del falu röd, il rosso scuro contornato di bianco tipico delle case scandinave che decora anche le pareti esterne dei tre reattori di Olkiluoto. Si sposa bene, spiegano, sia con il candore della neve in inverno che con il verde delle foreste in estate.
Ma non è per l’aspetto estetico che quest’impianto su un’isola della costa occidentale finlandese, a 250 chilometri da Helsinki, si distingue dal resto delle centrali europee. Olkiluoto è un punto di riferimento globale per il nucleare perché è l’impianto più avanzato al mondo. La sua storia iniziò negli anni Settanta, quando qui furono costruiti due dei primi quattro reattori del Paese (gli altri due sono a Loviisa, a metà strada tra la capitale e il confine con la Russia). Poi, la scorsa primavera, il quinto reattore è stato collegato alla rete elettrica.
Olkiluoto 3 – così è stato battezzato – è il più potente d’Europa: la sua produzione di elettricità copre il 14 per cento della domanda della Finlandia ed è sufficiente per riscaldare più di cinque milioni di appartamenti. Deriva da fonti rinnovabili quasi il 50 per cento dell’energia consumata nel Paese che, per legge, dovrà essere carbon neutral entro il 2035.
Per questo la Tvo, l’azienda che l’ha costruito, l’ha definito «la più importante singola azione per il clima nella storia della Finlandia». A visitarlo ci accompagna Juha Poikola, manager di Tvo. Mentre camminiamo di fianco alla turbina, ci espone meglio il concetto: «Se vogliamo frenare il cambiamento climatico dobbiamo puntare sul nucleare. È un dovere. E l’esempio finlandese è uno dei migliori al mondo». Non che non ci siano stati problemi. Il progetto di Olkiluoto 3 fu approvato dal parlamento nel 2002. Allora la previsione era che il reattore sarebbe stato operativo nel 2009 e che sarebbe costato circa 3 miliardi di euro. Alla fine, ha cominciato a produrre energia nel 2023 ed è costato 11 miliardi.
Olikluoto 3, in ogni caso, è solo una metà del futuro che sta nascendo qui. L’altra è un cantiere, tuttora in corso, a un paio di chilometri dal reattore. Il suo nome è Onkalo, «caverna». Sarà la tomba delle scorie nucleari finlandesi prodotte nel prossimo secolo: verranno sepolte a 450 metri di profondità, sotto strati di roccia vecchi 1 miliardo e 900 milioni di anni, distribuite tra un centinaio di tunnel lunghi 300 metri ciascuno. Finora ne sono stati completati cinque. Ci si arriva con l’ascensore più veloce del Paese: 66 secondi per scendere mezzo chilometro sottoterra. Il deposito, unico al mondo, diventerà operativo entro la metà di questo decennio. I lavori sono iniziati nel 2004 e finiranno nel 2120, poi verrà sigillato. Qui le scorie si «spegneranno» per i prossimi 100 mila anni.
Conosciamo bene i russi: non è bello dipendere troppo da loro
Nessuno ha dubbi sulla sicurezza di questa soluzione. Non ne ha Pasi Tuohiima, il capo dell’ufficio stampa di Posiva, l’azienda che sta scavando e finanziando Onkalo: «In Finlandia ci sono state almeno dieci ere glaciali. Se anche ce ne fosse un’altra, bhè... questo posto resterà. Quella nucleare è l’unica industria al mondo che può dire dove saranno i suoi rifiuti dopo la prossima era glaciale».
Dubbi non ne ha neppure chi vive più vicino a Olkiluoto. Ad esempio a Rauma, 40 mila anime. Qui abitano metà dei 1.100 addetti che lavorano alla centrale. Il centro storico, con le sue casette di legno colorate, è patrimonio Unesco dell’umanità. Ma nessuno è preoccupato dal fatto di avere tre reattori a 20 chilometri da casa. Per paradosso, ci racconta il sindaco Esko Poikela, i cittadini di Rauma sono stati «contenti» persino dei ritardi nella costruzione della centrale: «Qui sono arrivati moltissimi lavoratori, anche stranieri, il che ha generato affari per ristoranti e negozi. Quindi i cittadini pensavano: più tempo ci vuole, meglio è».
Più in generale, secondo gli ultimi sondaggi il 70 per cento dei finlandesi è favorevole al nucleare. È il massimo storico. Persino i Verdi sostengono la costruzione di nuove centrali. Per Wille Rydman, che della Finlandia è il ministro degli Affari economici, le ragioni di tale approvazione si possono condensare in una parola: pragmatismo.
Quando ci accoglie nel suo studio, nel centro storico di Helsinki, ci indica la finestra. Fuori si scorge la Cattedrale della Dormizione, la più grande chiesa ortodossa dell’Europa occidentale. È il simbolo dell’antico legame tra Finlandia e Russia. Un legame, anche economico, che si è spezzato dopo il 24 febbraio del 2022. Prima di quel giorno, la Finlandia importava dalla Russia petrolio, gas naturale, legno e combustibile nucleare. Dopo, Helsinki ha tagliato tutti i ponti con Mosca. «Noi finlandesi conosciamo bene i russi – sottolinea Rydman – e sappiamo che non è bello dipendere troppo da loro. È per questo che, per noi, il nucleare è un elemento così importante». E nessuno è preoccupato, dopo Fukushima? «Sappiamo bene che nessuna fonte di energia è priva di problemi. E, alla fin dei conti, i rischi del nucleare sono relativamente piccoli».
Di nuove centrali, per ora, non si parla. La Finlandia però si sta preparando al futuro, come ci illustra il ministro del Clima e dell’Ambiente Kai Mykkänen: «Ora la priorità è il combustile delle centrali e, per questo, abbiamo avviato gli scavi di una miniera per l’uranio». Fare previsioni su nuovi impianti è difficile, specie per un ministro, perché le istituzioni hanno il solo compito di approvare: progetti, finanziamenti, lavori e gestione sono tutti a carico di aziende private. Di una cosa, però, Mykkänen è certo: «Siamo tutti pronti ad appoggiare nuovi investimenti nel nucleare».