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 2024  aprile 17 Mercoledì calendario

Biografia di Bernd Hölzenbein

Bernd Hölzenbein (1946-2024). Calciatore tedesco. «Quando vide Wim Jansen arrivare come un treno senza freni, capì di poter sfruttare quell’energia, figlia della grande Olanda di Cruyff, per illuminare la sua carriera e salvare la Germania Ovest dalla disfatta. Bernd Hölzenbein, scomparso ieri a 78 anni, irrigidì la gamba sinistra, la rese di legno e attese l’impatto. L’arbitro Taylor, che a Wolverhampton aveva una macelleria e veniva trattato dalle casalinghe inglesi come una rockstar, concesse il rigore. E la finale del Mondiale del 1974 prese una strada diversa. “Il mascalzone”, “la rondine”, da quel giorno un paio di nomignoli restarono appiccicati a Hölz. Dati però in maniera bonaria, come si conviene per uno dall’aspetto di uno studente che a pallone gioca nel tempo libero. Non era così, ma Hölzenbein non aveva la grinta feroce del predestinato. In fondo se quando aveva già 21 anni l’Eintracht non lo avesse scovato, forse si sarebbe accontentato di giocare con il Dehrn, la squadra di dilettanti della sua città. Invece a Francoforte restò dal 1967 al 1981(420 partite e 120 reti), conquistando tre coppe di Germania, una storica Coppa Uefa nel 1980. Attaccante duttile, classico esterno, formidabile nel gioco aereo. Di testa sapeva segnare, in tutti i modi, anche stando seduto. Il suo gol più buffo lo realizzò nella stagione del trionfo in Uefa. Bisognava ribaltare uno 0-2 beccato a Bucarest dalla Dinamo, il portiere Stefan fece una papera sulla palla della disperazione buttata nell’area romena e lui, in postura da picnic, riuscì a segnare. Anche in Nazionale arrivò tardi, a 27 anni, dopo una carriera quasi inesistente nelle giovanili. Il ct Helmut Schoen viveva a Wiesbaden – 40 km da Francoforte – e, a forza di vedere l’Eintracht, intuì che quel giocatore era perfetto per le sue idee. Gli fece giocare 40 gare. E lui, oltre che nella finale con l’Olanda, stava per tirarlo fuori dai guai anche in quella degli Europei di Belgrado due anni dopo. Con un colpo di testa portò la Cecoslovacchia ai supplementari e poi ai rigori. Ma quel giorno non fu l’uomo del destino. Lo fregò il vero cucchiaio d’autore, quello di Antonin Panenka» [Panella, Rep]