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 2024  aprile 22 Lunedì calendario

Biografia di Vincenzo Agostino

Vincenzo Agostino (1937-2024). «Davanti alla bara del figlio Nino, l’agente di polizia assassinato con la moglie Ida, nell’agosto di 35 anni fa, promise che non si sarebbe più tagliato la barba fino a che i colpevoli del delitto non fossero stati scoperti. Ma per Vincenzo Agostino, convinto che la verità fosse “da cercare all’interno dello Stato”, la morte è arrivata prima della giustizia. E, ieri, quando a 87 anni, si è spento nella sua casa di Palermo, la barba ormai bianca, divenuta emblema di una battaglia durata una vita, era ancora lunghissima. Quando per l’assassinio di Nino e Ida, incinta di due mesi, fu condannato all’ergastolo il boss di San Lorenzo Antonino Madonia, qualcuno gli chiese se la sua missione fosse ormai conclusa. “È solo il primo passo”, disse. Intanto, il carcere a vita per il “macellaio”, così chiamava il capomafia che aveva ordinato l’omicidio del figlio, è stato confermato in appello ed è prossimo alla conclusione il processo agli altri due imputati: il mafioso Gaetano Scotto, l’uomo che per conto di Cosa nostra teneva i rapporti con i Servizi Segreti, e Francesco Paolo Rizzuto, amico e vicino di casa di Agostino accusato di depistaggio. Dell’assassinio del figlio, trucidato davanti al cancello della villetta in cui viveva sul mare di Villagrazia di Carini, Vincenzo ricordava ogni istante. Lui e la moglie Augusta Schiera, l’ex sartina conosciuta alla fermata del bus e morta nel 2019, dopo 57 anni di matrimonio, sentirono gli spari e videro il ragazzo cadere a terra sotto i colpi sparati da un killer poi fuggito su una moto guidata da un complice. L’assenza di un movente plausibile, le scarse informazioni sul poliziotto ucciso, che risultava addetto alle Volanti del commissariato di San Lorenzo e che, ufficialmente, non si era mai occupato di inchieste delicate e la scomparsa di appunti decisivi della vittima (lui stesso aveva detto al padre che se gli fosse accaduto qualcosa avrebbe dovuto recuperarli) complicarono il lavoro degli investigatori. La Procura Generale di Palermo che avocò il procedimento puntando il dito contro Madonia e Scotto e indicò in Rizzuto la responsabilità del depistaggio, denunciò la “reticenza di vari soggetti informati della segreta operatività di Agostino in una struttura di intelligence”, dato che spiegava perché, per anni, nessun pentito avesse mai parlato. Per i magistrati, insomma, la ragione dell’omicidio doveva restare nascosta anche all’interno di Cosa nostra. Anni di indagini, rivelazioni (tardive) e le intercettazioni hanno aperto i primi spiragli sulla morte di Nino e Ida. L’agente — è emerso — collaborava con gli 007 alla ricerca dei latitanti di mafia: un’attività pericolosa che l’avrebbe portato a scoprire “opachi comportamenti tra componenti elitarie di Cosa nostra (come Madonia) e alcuni esponenti infedeli delle istituzioni”. Come “faccia da mostro”, Giovanni Aiello, l’ex agente con il volto sfigurato, sospettato di aver avuto un ruolo nel delitto, riconosciuto da Vincenzo durante un drammatico confronto all’americana. “È lui”, urlò il padre di Nino, certo di averlo incontrato vicino casa prima dell’assassinio del figlio. Uno dei tanti capitoli mai chiariti che portò Agostino a far incidere sulla lapide della moglie la scritta: “Augusta, madre del poliziotto Nino Agostino, in attesa di verità e giustizia”» [Lara Sirignano, CdS]. Aveva 87 anni.