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 2024  aprile 03 Mercoledì calendario

Biografia di Fiorella Mannoia

Fiorella Mannoia, nata a Roma il 4 aprile 1954 (70 anni). Cantante. Grande interprete della canzone d’autore al femminile. Divenuta nota al grande pubblico con i brani Caffè nero bollente (1981), Quello che le donne non dicono (1987, scritta da Enrico Ruggeri) e Le notti di maggio (1988, scritta da Ivano Fossati) • Sei volte al Festival di Sanremo, da ultimo nel 2024 con Mariposa • Sei Targhe Tenco, è in assoluto la cantante donna che ne ha vinte di più • Hanno scritto per lei autori come Francesco De Gregori, Franco Battiato, Piero Fabrizi (già suo compagno) • La Musa dei cantautori. Una che canta canzoni impegnate. Che appoggia le cause giuste. Che si occupa di politica • Si definisce una «cantante-parlante». «Da sempre mi espongo con le mie opinioni: giuste o sbagliate, sono le mie» • Si è battuta contro Berlusconi, contro Matteo Renzi, contro la riforma della Costituzione, contro Salvini, per i 5 Stelle, per i diritti delle donne, ora contro l’invio di armi all’Ucraina • Impegnata nel sociale. Emergency. Amref, la fame nel mondo, la campagna contro la mortalità materna in Africa • Insignita del titolo di Cavaliere dell’Ordine del Consiglio Mondiale del Panafricanesimo per aver contribuito a far conoscere in Italia la figura di Thomas Sankara, rivoluzionario burkinabé • Molto elogiata da sinistra. «Più che una cantante, la Mannoia è un sacramento: non se ne può parlare male, guai a discuterne il talento» (Andrea Scanzi) • Molto criticata da destra. «La sinistra estrema in menopausa», «Tutti i luoghi comuni e luoghi comunisti li becca lei», «La Vispa Teresa dalla testa rossa che saltella sul pratino post-sessantottino dell’impegno canterino smandrappato» (Massimiliano Parente) • Sui social le scrivono: «Pensa a cantare!», cosa che la infastidisce parecchio: «Mi fa girare le scatole. A un dentista scrivono “Pensa a cavare i denti”? È una cosa molto italiana, in America i personaggi del mondo dello spettacolo si spendono senza che questo crei scandalo…» • Dice che non cambierebbe nulla del suo modo di fare, e spiega: «I miei brani sono lontani dal “Tu mi hai lasciato, io ti ho lasciato, il cielo è sereno, andiamo al mare”. Così il pubblico pensa che io non rida mai».
Titoli di testa Il padre melomane. Quando era piccola, invece delle favole, le raccontava le trame dei melodrammi. «Così so che Rigoletto ha ammazzato per sbaglio sua figlia, che Traviata è morta incolpevole... Mi piacevano ma ci piangevo, perché alla fine queste povere donne morivano sempre tutte». Il ricordo le rimane impresso. «Ancora oggi non c’è volta che senta l’ouverture della Traviata senza che mi metta a piangere perché mi torna in mente lui» (Chiara Maffioletti, CdS 29/5/2015).
Vita Famiglia di commercianti • Padre palermitano, madre marchigiana. «Io però mi sento profondamente romana» • Luigi Mannoia è clarinettista dilettante. «Furono i miei, a 5 o 6 anni, a capire che avevo un senso ritmico e mi facevano cantare in continuazione. Io non so se avrei mai potuto fare altro» (ad Alain Elkann) • «Per un po’ di tempo sono stata una di quelle bambine prodigio che partecipano alle gare canore». A sette anni esordisce al Microfono d’oro. A quattordici è al festival di Castrocaro. «Ho passato più tempo su un palco che sulla terraferma» (Andrea Laffranchi, CdS 20/4/2021) • Suo pezzo forte: Vecchio frac di Domenico Modugno. Suo primo beniamino: Adriano Celentano. Poi arrivano gli anni Settanta e tutto cambia • «Per la mia generazione i libri sono stati fondamentali. Credo che un disco come Titanic di De Gregori non sarebbe nato se Francesco non avesse letto America di Kafka. E lo stesso si può dire di certe canzoni di Ivano Fossati, che molto risentono delle atmosfere narrate da Fenoglio» (Antonio Gnoli, Robinson 2/1/2021). «Penso alle poesie di Ferlinghetti, a On the road di Kerouac, a Un uomo chiamato cavallo, a Bob Dylan, ai Led Zeppelinl a Tutti morimmo a stento di De André […] Quel disco l’ho vissuto come uno schiaffo in viso, è arrivato durante la mia “linea d’ombra” […] La linea d’ombra è la fase in cui sei a cavallo tra l’adolescenza e l’età adulta, è lì che ti formi, che vieni a contatto con la realtà; quando per la prima volta ho ascoltato l’album di De André, ricordo dove ero, le sensazioni, cosa ha scatenato […] È come se mi avessero obbligata a guardare da una finestra a me sconosciuta, una finestra fino a quel giorno celata dall’amore della famiglia: per la prima volta ho scoperto le prostitute, la guerra, i drogati, gli ultimi, gli emarginati. Un mondo ignoto e scioccante. Lo ascoltavo di continuo, chiusa nella mia stanza […] Ricordo mio fratello, dieci anni più grande di me, che urlava: “Guarda ’sta deficiente che ce fa senti’!”. E io: “Vai via, non capisci niente. Lasciami sola” […]» (Alessandro Ferrucci, Fatto 8/11/2020) • Ricorda di essersi vergognata moltissimo il giorno in cui, finalmente, riuscì a incontrare Fabrizio De André. «Eravamo al concerto di Ivano Fossati: durante il bis andiamo dietro il palco, proprio al buio, io rossa in viso, anzi rossissima, mi sono avvicinata: “Chissà quante persone te lo avranno detto, ma hai segnato la mia vita come nessun altro”; lui mi ha abbracciata e messo la mano sulla testa. Io in lacrime» (ibid.) • «Mio padre era stato nella pubblica sicurezza a cavallo e mi ha trasmesso l’amore per questi animali. Da giovane, grazie a mio padre che ha lavorato nel cinema, ho fatto la controfigura in alcuni western, dove si richiedeva una certa maestria nel cavalcare, e sostituito alcune attrici famose in alcune scene pericolose» (a Gnoli). «Tutti noi, in famiglia, cavalchiamo. Un giorno un signore che mi aveva vista al maneggio mi chiese se potevo andare a sostituire un’attrice. All’epoca solo gli uomini facevano gli stuntmen, anche per le parti femminili. Accettai» (Silvia Bombino, Vanity Fair 25/1/2007) • Primo incarico: sostituire Loretta Goggi in La freccia nera. «Una volta nel giro, poi mi sono ritrovata a sostituire le attrici nelle scene più movimentate. Come la Vitti nella scena dello schiaffo in Amore mio aiutami”. Il cinema però non l’ha stregata: “Ho un solo rimpianto: di non aver capito, perché ero troppo giovane, chi avevo accanto. In quegli anni ho avuto l’onore di conoscere persone come Alberto Sordi, Dino Risi, Monica Vitti, Vittorio De Sica, Claudia Cardinale, Gene Hackman. Se succedesse adesso, mi comporterei in modo diverso”. Poi, nella sua vita è arrivata pian piano la canzone: “All’inizio non capivo molto bene quello che facevo, cantavo le canzoni che mi proponevano senza una vera e propria consapevolezza della direzione che avrei preso. La prima volta è successo con Come si cambia. Ho una voce greve e drammatica che si adatta meglio a certi testi. Ho imparato a lasciarla andare, a farle seguire le parole che avevano scritto altri. E quella è diventata la mia caratteristica”» • «Il mio destino era quello di cantare i brani di uomini, anche perché non ho una grande estensione vocale, non arrivo a Mina, meglio con Battisti […]» (Ferrucci) • Carriera costruita «un mattoncino alla volta. Non sono arrivata subito al successo, è stato un cammino lento durante il quale ho imparato dai miei errori a scegliere, a capire cosa volevo dire e come potevo farlo» • All’Ariston la prima volta fu nell’81 con Caffè nero bollente, canzone che per anni non ha fatto dal vivo. «Quello è stato il Sanremo più incosciente: non avevo nulla da perdere. Per un periodo però non sono più riuscita a riconoscermi in quella canzone, come non mi riconoscevo in quei pantaloni in pelle e camicia dorata. Da una decina d’anni l’ho ripresa e adesso è il momento rock dello spettacolo» (Andrea Laffranchi, CdS 20/4/2021) • Il tuo primo grande successo è stato Quello che le donne non dicono, ti riconosci in quella canzone? «Ha un testo importante e una musica all’altezza. Mi piace cantarla. La prima volta fu nel 1987, uscivamo da anni tosti, impegnati e violenti. Avanzava l’effimero e il riflusso politico, anche nel femminismo, che pure aveva rappresentato un punto fondamentale nella battaglia delle donne». Ma quella canzone così ricca di galanterie maschili non era un arretramento? «No, semmai nella lieve ironia suggeriva che potevi anche accettare le attenzioni di un uomo senza dover rinunciare alla battaglia sociale di essere riconosciuta come donna e femminista» (Gnoli).
Amori Tra i 30 e i 50 anni ha avuto una relazione con Piero Fabrizi, suo autore e produttore • Poi conobbe Carlo Di Francesco, musicista e produttore, una ventina d’anni meno di lei. «Ero in un periodo in cui stavo bene da sola. Ci siamo incontrati, mai creduto all’amore a prima vista: ci siamo guardati e qualcosa è andato oltre. Lui è molto più maturo di me, è il vecchietto di casa, glielo dico sempre». Dice che la differenza d’età non le importa. «Non mi sono mai curata di quello che dice la gente» • Si sposarono nel febbraio 2021, dopo quindici anni di fidanzamento. Nozze a Roma, con rito civile, a Santa Maria in Tempulo, chiesa sconsacrata alle Terme di Caracalla. Lei vestita di bianco (un tailleur pantalone) e in sneaker argento. «Dopo quindici anni ci siamo detti: “perché no?”. L’abbiamo fatto in periodo Covid anche per evitare che qualcuno si offendesse per il mancato invito: eravamo in 8-10, niente paparazzi. Al “vuoi tu prendere” ci scappava da ridere». Cambia qualcosa? «Solo la fede (e mostra l’anulare, ndr). E quando discutiamo posso minacciarlo: “guarda che divorzio”» (Andrea Laffranchi, CdS 20/4/2021).
Politica Da sempre di sinistra, senza mai prendere nessuna tessera • Nel 2013 appoggiò Rivoluzione civile di Antonio Ingroia. Poi, a lungo, il Movimento 5 Stelle. «La politica è un disastro e non ha capito quanta rabbia covi nella gente che non sa a chi rivolgersi. Né la destra né tantomeno la sinistra» • Nel 2019, pentitasi della sbandata per i grillini, donò il brano Il prezzo del coraggio a Nicola Zingaretti per la campagna elettorale del Pd.
Religione Ha cantato per Francesco in piazza San Pietro.
Vizi La mania di litigare con gli sconosciuti sui social. «Ogni volta prometto a me stessa e a Carlo di smetterla». Invece… «Non resisto: magari ci svegliamo, leggiamo le ultime notizie, mi incazzo per qualcosa, lui va in cucina a preparare il caffè, e io di nascosto, chiusa in bagno, scrivo il mio post. Poi Carlo e chi lavora con me si chiamano al grido: ‘Lo ha rifatto?’» (Ferrucci).
Difetti «Tantissimi: orgogliosa, distratta, gelosa...» (a Sandra Amurri)
Tifo Molto romanista. «Vado sempre alla partita. Totti è il capitano, e quando il capitano chiama non si può non correre» (da Il giorno più bello di Laura Laurenzi, Rizzoli 2008).
Curiosità Vegetariana, «ma qualche volta cedo davanti a una fetta di salame» • Hobby per la fotografia, macchina comprata in un negozio di New York, pubblica i suoi scatti su Instagram (@fiorella_photo) • Ama i giochini sullo smartphone: Ruzzle, i pesciolini, burraco • Molto amica di Sabrina Ferilli, si mandano messaggini in dialetto romanesco • Prima di uscire dal camerino si spruzza addosso un po’ di profumo • Le piacerebbe vedere una donna al Quirinale • I suoi fratelli, Maurizio e Patrizia, sono già nonni, quindi lei è pro-zia • Dice che oggi sarebbe difficilissimo realizzare un album a tema come quelli che si facevano in passato. «C’è molta più frammentazione e disincanto e al tempo stesso un’attenzione quasi feticistica ai problemi personali. Abbiamo meno filtri culturali» (Gnoli) • Il rapporto col tempo che passa? «Ci devi fare i conti. Cerchi di mantenerti in forma, poi ti guardi allo specchio e una volta ti casca una cosa, un’altra vedi le pieghe sul ginocchio. Ho sempre detto che la vecchiaia non esiste. Il corpo invecchia, è normale, ma se sei curiosa, se ti va di capire dove sta andando il mondo, l’età non conta» (Silvia Fumarola, Rep 25/11/2021) • Unico rimpianto: non aver avuto figli. «Ricordo quando andai a fare l’ultima visita dal ginecologo. Era anziano e mi disse: “Signora, non si può avere tutto. Lei è stata una donna fortunata. Si accontenti”. L’ho mandato a quel paese. Una volta in macchina, mi sono fermata e mi sono detta: però ha ragione» (alla Maffioletti).
Titoli di coda Di recente ha ripreso in mano i grandi autori della sua giovinezza. «Mentre Questa terra è la mia terra resta un capolavoro, rileggendo Sulla strada ho dovuto ricredermi. Mi pare un romanzo noioso».