6 aprile 2024
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Biografia di Francis Ford Coppola
Francis Ford Coppola , nato a Detroit il 7 aprile 1939 (85 anni). Regista. Sceneggiatore. Produttore. Sei premi Oscar, due Palme d’oro, un Leone d’oro alla carriera.
Titoli di testa «Nel cinema è importante sperimentare, […] ma è dura, perché esperimento significa rischio, e l’industria non ama rischiare. Un autore che non rischia fa film senz’anima. Da giovane dicevo che fare un film senza rischiare è come far nascere un bambino senza fare sesso. Quando mi chiedevano com’ero riuscito a fare un film come Il padrino, di successo popolare e apprezzato dai critici, rispondevo: “Ho rischiato”».
Vita «Dentro di me ci sono due anime, quella italiana e quella americana: mi chiamo Francis in nome di mio nonno, Francesco Pennino, e non posso dimenticare dove sono le mie origini. Mia madre Italia mi ripeteva sempre: “Sei americano! Vieni dalla nazione più potente del mondo!”. Poi interveniva mio padre Carmine, e aggiungeva: “Sì, ma sei anche italiano, e l’Italia è il Paese più bello del mondo!”» • «L’ingegnere che ha realizzato la Vitaphone, la tecnologia che ha permesso il cinema sonoro, è mio nonno Agostino Coppola» • Secondo dei tre figli di un musicista di origine lucana, Carmine Coppola (1910-1991), e di un’attrice di origine campana, Italia Pennino (1912-2004) • «Cresce a New York, e trascorre lungo tempo a casa a causa della poliomielite da cui è affetto: si appassiona al cinema proprio in quel periodo d’immobilità forzata. […] Guarito dalla malattia, si diploma alla prestigiosa Ucla, dove incontra un giovanissimo Jim Morrison» • «Era una persona estremamente gentile, molto seria e con grandi interessi intellettuali: nonostante fosse uno studente di cinema, leggeva sempre Nietzsche ed era indeciso se diventare un poeta o un filosofo. Era un uomo caloroso e studioso oggi diremmo secchione, molto diverso dall’immagine maledetta che ha prevalso in seguito. Esiste un film studentesco in cui appare come attore insieme a mia sorella Talia Shire, che all’epoca aveva sedici anni. Qualche anno dopo, grazie al lavoro di sceneggiatore, ero diventato tra i pochi cineasti della mia generazione a potermi permettere una casa e a metter su una famiglia: sopravvalutando il mio potere molti colleghi mi vedevano come un punto di riferimento, e io ho sempre aperto la casa a tutti. Un giorno mi vennero a trovare Ray Manzarek e Jim, e mi dissero che avevano in mente di formare un gruppo chiamato The Doors. Mi diedero un demo e mi chiesero consigli: io rimasi molto colpito dall’originalità dei testi, dalla musicalità e dalla voce di Jim. Li raccomandai ad alcuni produttori che però non li apprezzarono: Hollywood non si distingue per coraggio innovativo» [ad Antonio Monda, Rep] • «Il suo maestro è Roger Corman, vera e propria icona dei B-movie. È proprio lui nel 1961 a produrre il film di fantascienza Stazione spaziale K9, di cui Coppola firma la regia insieme ad altri con il nome di Thomas Colchart. Seguiranno un porno e il gotico Terrore alla tredicesima ora (1963). Nel frattempo lavora per la Seven Arts come sceneggiatore: realizza lo script di Parigi brucia? (1966) di René Clément e della pellicola di Franklin J. Schaffner Patton, generale d’acciaio (1969), che gli vale un premio Oscar nel 1971. Poi decide di investire il denaro guadagnato in questi anni in Buttati Bernardo! del 1966, sua tesi del master per l’Ucla. Seguirà nel 1968 il mal riuscito musical con Fred Astaire Sulle ali dell’arcobaleno, sicuramente il peggior film della sua lunga carriera. […] Ci sono riferimenti ad Antonioni nel lavoro successivo, il primo veramente degno di nota, Non torno a casa stasera, road movie al femminile girato […] nel 1969. Nel frattempo con George Lucas, suo grande amico, fonda la casa di produzione American Zoetrope: […] Francis rifiuta Hollywood per aprire i suoi studios nella più europea San Francisco. Eppure è la Paramount a proporgli Il padrino (1972), tratto dal libro di Mario Puzo. Sarà però il regista a dettare le condizioni e a vincere una sfida che sembrava persa. […] Con questo lavoro il regista ottiene il successo a livello planetario, coronato dall’Oscar per il miglior film e la miglior sceneggiatura e da due Golden Globe. Nel 1974 dirige Il padrino – Parte II, che si aggiudicherà sei Oscar. […] Molto interessante La conversazione del 1974: […] uscito nei giorni del Watergate, è incentrato sulla storia quasi kafkiana di un uomo solo, un grande Gene Hackman, che lavora nel campo delle intercettazioni. Per Coppola è la Palma d’oro a Cannes. Passano cinque anni, e il regista italoamericano si impegna in quello che sarà il suo capolavoro, ispirato al racconto di Conrad Cuore di tenebra: una colonna sonora lisergica fa da sottofondo ad Apocalypse Now (1979), vera e propria discesa agli inferi del capitano Willard/Martin Sheen alla ricerca del colonnello Kurtz/Marlon Brando tra sinistri bagliori al napalm al ritmo de La Cavalcata delle Valchirie di Wagner. […] Con una lavorazione dura oltre ogni limite e un budget altissimo, Coppola si gioca il tutto per tutto. Ma alla fine realizza un cult, premiato con due Golden Globe e una Palma d’oro a Cannes. […] È invece un flop assoluto, che costringe il regista a vendere gli studios della Zoetrope, il successivo Un sogno lungo un giorno del 1982, musical ipertecnologico costato oltre 30 miliardi di lire. Il 1983 è segnato da due film gemelli eppure diversissimi tra di loro: I ragazzi della 56a strada e Rusty il selvaggio, entrambi tratti da romanzi di Susan E. Hinton. Nel primo domina il colore, nel secondo il bianco e nero. Uno è per il mercato, l’altro per i cinefili. […] Il musical con Richard Gere Cotton Club del 1984 è un flop, come Peggy sue s’è sposata (1986), I giardini di pietra (1987) e Tucker – Un uomo e il suo sogno (1988). […] La saga del Padrino si chiude con il terzo capitolo nel 1990. […] La disperazione si ritrova nel suo Dracula di Bram Stoker del 1992: il conte è un personaggio shakespeariano. […] Non sono all’altezza del grande regista i successivi lavori, da Jack (1996), con Robin Williams, a L’uomo della pioggia (1997), legal thriller con Mickey Rourke, Matt Damon, Danny DeVito e Jon Voight. Nel 2007 viene presentato alla Festa del Cinema di Roma il filosofico Un’altra giovinezza, tratto da un racconto di Mircea Eliade, con Tim Roth e Bruno Ganz. Due anni dopo Coppola torna sul grande schermo con Segreti di famiglia (2009), storia di due fratelli italiani emigrati in Argentina» (Ivana Faranda). Seguì, nel 2011, il film dell’orrore Twixt, inedito in Italia. Il regista è da tempo impegnato nel progetto Distant Vision, incentrato sulla storia di una famiglia di emigranti italiani sviluppata nell’arco di tre generazioni • Negli anni Dieci del 2000 Emilia Costanti viaggia con lui da Bari a Roma: «jet: era tutto colorato. Fusoliera gialla, ali e timone di coda blu, un motore rosso e l’altro verde: sembrava l’aereo di Topolino, l’aereo più pazzo del mondo. All’interno, elegantissimo: comode poltrone, servizio di accoglienza straordinario, due piloti al comando. Durante il volo, Francis non è stato zitto un attimo. Parlava soprattutto della sua adorata Sofia che si era appena fidanzata con Quentin (Tarantino): lo definiva un giovane genio del futuro cinema americano. Ma non basta. La cosa più sorprendente è che non solo cominciò a cantare a squarciagola canzoni come ’O sole mio, e un accenno alla Traviata con De’ miei bollenti spiriti, assolutamente intonato, ma poi scansò uno dei due piloti e si mise alla guida, esclamando: “Ora piloto io!”» [Costanti, Cds] • «Il padrino fu un’esperienza terribile per me. […] Ero senza un soldo, risparmiavo su tutto nel caso in cui mi avessero licenziato. Alla produzione non piacevano né i pezzi girati, né Brando, né Pacino. Nella seconda metà delle riprese dissero che mi avrebbero licenziato. Però io sapevo bene una cosa: nessuno ti licenzierà mai in mezzo alla settimana. Se proprio devono, lo faranno di venerdì, perché quella gente pensa che sia più conveniente trovare un altro regista durante il fine settimana e farlo cominciare a lavorare di lunedì. Un giorno stavano per licenziarmi davvero, ma li presi in contropiede. Era mercoledì, e io licenziai in tronco quattro persone, anzi di più: il mio assistente alla regia, un produttore e altri. Questa mossa li gettò nella più totale confusione. Rimasero talmente di stucco che decisero di non creare altra confusione e di farmi finire il film» [a Giulia Borioni] • Suo padre, Carmine Coppola, vinse nel 1975 il premio Oscar alla miglior colonna sonora per le musiche de Il padrino – Parte II» • «Nei panni di Vito Corleone avrei voluto Laurence Olivier, ma era malato e non poté accettare. Mi sarebbe piaciuto anche Carlo Ponti, che aveva una bella faccia da italoamericano, ma era un produttore e non un attore. Brando, che allora aveva 47 anni, mi sembrava giovane, ma avevo visto che era molto eclettico. Così alla fine ho preso lui» [a Fulvia Caprara] • Dal 2007 economizza denari per girare Megalopolis. Il regista per la prima volta si mette alla prova con la fantascienza distopica: «L’esempio cui mi riferisco è l’antica Roma, quella dove fu creato il sistema repubblicano, ma la storia è ambientata a New York, in epoca moderna, in una fase di corruzione e disfacimento, dove si assiste al rifiuto, al rigetto del Re che, in questo caso, è il sindaco della città, oggetto di una congiura. Ho cominciato a riflettere su tutto questo molti anni fa, utilizzando un quaderno di appunti su cui fissare le idee, il cinema americano ritorna ciclicamente a raccontare storie ispirate all’epopea romana, basta pensare a Ben Hur, al Gladiatore. L’obiettivo è spingere la gente a riflettere su una domanda fondamentale e cioè se è vero che questo modello di società in cui viviamo sia davvero l’unico possibile». È stato difficile mettere in piedi il progetto? «Ero pronto a girare già nel 2001, poi c’è stato l’11 settembre e mi è sembrato impossibile raccontare una storia del genere nel clima di quell’America. Anni dopo, mentre cercavo di perdere qualche chilo sul tapis roulant, mi è capitato di ascoltare le registrazioni che avevo fatto a suo tempo con gli attori e allora la scintilla si è riaccesa. Nel frattempo avevo creato la mia società di vini, ne ho venduto una parte, e questo mia consentito di mettere da parte dei soldi per finanziare il film». Ha parlato dell’importanza del matriarcato, da dove nasce questa sua convinzione? «Ho studiato tanto la storia dell’umanità e il modo con cui si è evoluta, sono convinto che le donne siano fondamentali, che siano state loro a favorire il progredire dell’umanità, sono loro che donano la vita e quindi sono loro ad aver capito tutto prima. Quello che sta succedendo nel mio Paese è il risultato del dominio patriarcale di uomini "a cavallo" che, negli ultimi diecimila anni, hanno imposto il loro potere. E poi basta pensare alla differenza con cui uomini e donne fanno la pipì. Loro, accovacciate per terra, hanno avuto modo di studiarne la composizione, di scoprire la metallurgia. Gli uomini stanno in piedi, impegnati a guardare la propria ombra, hanno scoperto il tempo. L’uomo è stato la prima clessidra, la donna ha inventato l’agricoltura» [a Fulvia Caprara, Sta] • I 120 milioni di dollari del budget li ha investiti lui stesso, in uno degli autofinanziamenti più sorprendenti e audaci della storia del cinema. Anche il cast del film contribuisce alle alte aspettative: comprende tra gli altri Adam Driver, Nathalie Emmanuel, Giancarlo Esposito, Laurence Fishburne, Aubrey Plaza, Shia LaBeouf e Dustin Hoffman. La data di uscita del film non è stata ancora annunciata [Il Post] • Una settimana fa, giovedì 28 marzo – alcuni critici hanno visto Megalopolis in anteprima ne hanno parlato in maniera perlopiù entusiasta. Per esempio, il giornalista di Deadline Mike Fleming ha scritto che il film è «una favola epica e altamente visiva che viene riprodotta perfettamente su uno schermo IMAX», e che è «pieno di idee che fondono il passato con il futuro» • Megalopolis non sarà il suo ultimo film: «Il motivo per cui sapevo che Megalopolis era terminato è che, ad un certo punto, ho iniziato a lavorare su un nuovo film. Non posso dire molto per il momento, salvo che non sarà affatto un progetto economico. Però sarà più piccolo di Megalopolis, certamente non lo definirei epico» • Da anni Coppola si è anche reinventato imprenditore, nel settore vitivinicolo e alberghiero; una delle sue strutture, Palazzo Margherita, si trova in Basilicata, a Bernalda (Matera), paese in cui nacque il nonno paterno. «Non vedo carriera davanti a me, potrei etichettarmi autore amatoriale: regista retrocesso al debutto. Da tempo, d’altronde, non sono i film ad assicurarmi l’esistenza, ma i vigneti, che più volte in passato mi hanno salvato dalla bancarotta cinematografica. Il mio diagramma artistico è un saliscendi febbrile, con tre o quattro sprofondamenti, tra i quali il flop di Un sogno lungo un giorno o la travagliata lavorazione di Apocalypse Now, da cui mi ha ogni volta risollevato la vigna californiana di Napa Valley, il mio kolossal più riuscito: dodici milioni di bottiglie l’anno, Rubicon e Zinfandel, dai dodici ai quaranta dollari l’una. […] I profitti in bottiglia superano alla grande quelli in pellicola. E mi permettono di osare nel cinema, senza più problemi, assumendone allegramente ogni rischio» (a Mario Serenellini).
Amori Sposato dal 1963 con Eleanor Jessie Neil, da cui ha avuto tre figli: Gian-Carlo (morto a 22 anni, nel 1986, in un incidente nautico), Roman (regista e sceneggiatore) e Sofia (regista, attrice e sceneggiatrice, già vincitrice di un premio Oscar e di un Leone d’oro). Francis Ford Coppola è inoltre zio dell’attore Nicolas Cage, figlio di suo fratello August (1934-2009).
Titoli di coda «Il mio unico ruolo ora è quello di papà orgoglioso».