9 aprile 2024
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Biografia di Nancy Brilli (Nicoletta Brilli)
Nancy Brilli (Nicoletta Brilli), nata a Roma il 10 aprile 1964 (60 anni). Attrice. Tra i suoi film: Compagni di scuola (1988, regia di Carlo Verdone), Italia-Germania 4-3 (1990, Andrea Barzini). David di Donatello come miglior attrice non protagonista nel 1990 per il ruolo nel film Piccoli equivoci (Ricky Tognazzi). Grande successo con le serie tv Commesse (1999-2002) e Il bello delle donne (2001-2003). Da ultimo vista al cinema in Un weekend particolare (2023, Gianni Ciuffini), in televisione come concorrente di Pechino Express (2024, Sky Uno) e come co-conduttrice di BellaMa’ (2024, Raidue). «Chissà perché si pensa che le attrici vogliano essere le belle figheire del film. Io non voglio fare la biondina col punto vita per sempre».
Vita «Perché lei è stata soprannominata “furibonda” e “gramigna”? “Da adolescente ero arrabbiata, mi sembrava tutto ingiusto ciò che era capitato: mia madre è morta quando ero una bambina e, dopo la sua morte, mio padre non c’era mai. Il soprannome ‘gramigna’ mi fu affibbiato da una zia, diceva che crescevo come una selvaggia”. Lei ha un nome che è lo pseudonimo di Nicoletta? “Assolutamente no! Mia madre, da ragazza, studiava inglese da una suora australiana, cui era molto affezionata, e che si chiamava Nancy. Quando poi si è sposata e nacqui io, andò a trovare la suora che si complimentò e le suggerì con affetto di chiamarmi proprio Nancy. Ma quando con mio padre andarono all’anagrafe per registrarmi, l’ufficiale addetto non aveva capito come si scriveva il mio nome e lo scrisse Nenzi, come si pronunciava. I miei genitori gli fecero notare l’errore e lui rispose scocciato: ‘A ’sta regazzina je dovete trova’ un nome facile da scrivere e da pronuncia’!’. E venne fuori Nicoletta, ma il mio primo nome è Nancy”. Mamma scomparsa troppo presto, papà assente. “Io non riuscivo a capire la sua malattia. Rimasi sorpresa un giorno a scuola, dove tutti mi trattavano molto bene, tutti gentilissimi, poi scoprii che mamma era morta quel giorno. Prima della sua scomparsa eravamo una famigliona, poi il vuoto assoluto, non c’era più nessuno a darmi una carezza. Ho vissuto la sua morte come se fosse avvenuta per colpa mia, non l’ho accettata, un blocco totale”» (a Emilia Costantini) • «Orfana, sono cresciuta con la nonna paterna, una donna molto dura: a un certo punto mi fece rasare i meravigliosi capelli biondo platino, che erano boccoli e lunghi fino al sedere. Non gliel’ho mai perdonato. I capelli erano il ricordo più vivo che avevo di mia madre, che passava le ore a spazzolarli e a massaggiarli con il balsamo. Così sono diventata una ragazzina insicura, chiusa e invidiosa della felicità altrui, mio fratello mi soprannominò “la furibonda”. Solo facendomi aiutare da uno psicoterapeuta ho curato la rabbia. Nemmeno morta vorrei tornare a 20 anni» (a Chi) • «Mia nonna mi diceva che dovevo sempre guardare in alto, tanto che ero convinta che un giorno sarei diventata imperatore, e poi ho scelto l’indipendenza da una famiglia borghese e tradizionalista, ho attraversato tutte le fasi di una vita non facile. Prima una specie di buco di casa in subaffitto, poi i miei lavori di grafica portati in giro perché pensavo che quello fosse il mio futuro, e poi quel provino con Pietro Garinei per Se il tempo fosse un gambero con Enrico Montesano, e io scelta fra oltre mille, cominciando un’esistenza tutta diversa» • Restò con Montesano dal 1987 al 1989. In realtà era già stata lanciata da Pasquale Squitieri: faceva la parte di Miriam Petacci nel film Claretta (1984). «Squitieri mi ha dato cinque milioni di lire per due mesi di lavoro: era una cifra enorme. Volevo andarmene di casa, essere indipendente. Ho accettato ma non pensavo di continuare. Sono stata fortunata. Mi ha voluta Garinei e ho capito che recitare era una bella cosa» (a Simonetta Robiony) • «Gli incontri professionali della sua vita? “A Pasquale Squitieri devo l’ingresso in questo mondo, anche se non ero convinta di fare l’attrice, mi sembravano tutti matti. Uomo colto, intelligente, aggressivo. Con uno strano rapporto con Claudia Cardinale, quasi sadomaso. Pietro Garinei al Sistina mi mise su un palco importante di cui non ero consapevole. Se aveva un atteggiamento paterno? Per niente, era distaccato, dava del lei a tutti; quando ho compiuto 40 anni mi ha detto: Signora Brilli, possiamo cominciare a chiamarci per nome. In Se il tempo fosse un gambero ho avuto un approccio gioioso e incosciente, il protagonista era Enrico Montesano, in scena era un drago. È diventato un leader dei No Vax? L’ho visto cambiare pelle tante volte, quand’è così significa che sei alla ricerca di qualcosa, che devi fare i conti con le tue insicurezze. Poi Carlo Verdone in Compagni di scuola: nessuno dirige gli attori come lui. Gigi Proietti, un genio: ricordo un viaggio in Sudafrica, aveva paura dell’aereo, mi disse: o mi ubriaco o ti parlo tutto il tempo... In quelle ore mi fece scoprire la fisica quantistica. Carlo Vanzina, adorato, misconosciuto, bistrattato, un tecnico eccezionale di questo lavoro su una certa volgarità dell’Italia, ma non l’ha inventata lui: l’ha raccontata”» (a Valerio Cappelli) • «“Dopo la vittoria del David, nel 1990, mi sono tolta le scarpe e sono tornata a casa per mangiare la minestrina”. Niente festa? “Ero stanca. E poi temevo il giudizio altrui: non mi sentivo proprio degna del premio, non avevo ben chiaro di cosa si trattasse; (pausa) eppure l’avevo ricevuto dalle mani di Franca Valeri e Alberto Sordi”. Che le dissero? “Il David era come attrice non protagonista, Franca mi accompagnò con una frase molto bella: ‘Mi raccomando, non sottovalutare i ruoli secondari. Io ci ho costruito una carriera’”. E Sordi? “‘Ragazzi’, brava’; Alberto non amava particolarmente i bambini, ma con mio figlio è sempre stato affettuoso, lo ha preso pure in braccio”» (ad Alessandro Ferrucci) • «Bionda con gli occhi gialli, e una faccia felina alla Shirley McLaine» • «La Sisal, quella dei concorsi, la volle per rappresentare la Dea bendata: biondissima, avvolta d’oro, allegrissima» (Claudia Voltattorni) • In Caterina e le sue figlie (2007, Canale 5) ha interpretato Renata, una donna che dopo la gravidanza risulta più grassa di 30 chili. Per la parte ha dovuto indossare tre imbottiture di gommapiuma, da 100, 85 e 70 chili, sottoporsi a tre ore quotidiane di trucco e lasciarsi spalmare viso e décolleté con un gel di silicone: «Una tortura. Il silicone, con il calore del corpo, si fluidifica e penetra, assecondando la mimesi facciale» (ad Alberto Anile) • «Certo la mia faccia non aiuta. Ruoli drammatici me ne offrono pochi. Ma io ci sto provando ad uscire fuori da questo cliché. Ho fatto la vecchia di 80 anni. Mi sono messa addosso 140 chili di grasso finto. Niente. Da me i registi si aspettano il personaggio. Peccato che io sia un’attrice e voglia recitare» (a Simonetta Robiony) • Fama di antipatica. «Posso essere molto antipatica: di fronte a un’ingiustizia da parte di persone prepotenti, non sono una che subisce. Reagisco ai soprusi, anche a quelli subiti da persone a me vicine. Una mia amica veniva picchiata dal marito, ma non diceva niente, subiva zitta e buona. Un giorno sono andata a casa sua molto risoluta e ho aggredito quel maledetto: mi sono beccata uno schiaffo da lui, ma sono riuscita a portare via la mia amica» (a Emilia Costantini) • È anche pittrice e nel 2007 ha tenuto personali al Vittoriano di Roma e a Ca’ Vendramin a Venezia. Protagonista dei dipinti, la donna: «Con il suo malessere, la sua scomodità di vivere, la voglia di essere sempre altrove» • Ha confessato nel salotto di Costanzo di aver avuto un periodo di depressione durante il quale si feriva. Racconta che dopo le arrivarono tante lettere di persone che avevano vissuto le sue medesime difficoltà. In quella stessa epoca, per puro spirito autodistruttivo, rifiutò uno spettacolo con Gaber e un invito a cena di Woody Allen • «Brutti incontri sul sofà dei produttori? “Ce n’è stato uno, con un produttore corpulento che non c’è più e non aveva rivali all’epoca. Una cosa becera, pesante, schifosa. Avevo un contratto di tre anni. Ho pagato caro il mio rifiuto, per molto tempo non ho lavorato. E non potevo farci niente. Non esisteva il Me Too”. Lei non ha mai fatto scene di nudo. “Una foto può andare, ma nuda in movimento mi dà fastidio. Non sono mai stata disponibile alle scene di sesso”. Emma Thompson, 62 anni, in Good luck to you esibisce il suo primo nudo frontale. Non lo trova un gesto coraggioso, contro la tirannia dei corpi perfetti? “Sì, e ha tutta la mia stima. È un guardarsi allo specchio senza giudicarsi. Io non riuscirei a mettere il filtro dell’attrice, sentirmi le mani addosso... È un mio limite. Infatti ho rifiutato tanti ruoli che prevedevano scene di nudità. La scena di Caos Calmo con Isabella Ferrari, così dura e forte, io non sarei mai stata in grado di farla” […] Lei però diede uno schiaffo a un regista. “A Paolo Virzì. Mi disse che non potevo fare l’operaia al cinema se andavo il sabato sera in tv da Pippo Baudo. Ero inferocita. Non c’è stata occasione di chiarire l’episodio. E mi spiace molto perché in Italia è diventato il regista più bravo a raccontare le donne”» (a Valerio Cappelli).
Salute Affetta da endometriosi. «I suoi problemi di salute li ha risolti? “Ho avuto per tutta la vita una cisti endometriosica. Alla fine, dopo otto operazioni, ha vinto lei: ho risolto il problema asportando utero e ovaia”. Cosa l’ha aiutata in quei momenti? “I libri più della famiglia. Ho studiato, mi sono documentata, sono stata in analisi. Oggi continuo a spendermi per chi ne soffre”» (a Ilaria Lavarino nel 2023)
Religione «Sono stata battezzata ma non vado in chiesa perché mi provoca delle crisi di pianto difficili da sopportare. Forse in un altro tempo mi avrebbero bruciata come una strega, ma invece è il rito che provoca in me una commozione violenta».
Amori È stata sposata con Massimo Ghini («Siamo stati fidanzati sei mesi, poi lui è andato a chiedere la mia mano a mio padre, forse è il momento più imbarazzante nella vita di mio padre») e col regista Luca Manfredi, figlio di Nino, dal quale ha avuto Francesco. Una tormentata storia con Ivano Fossati («Per me è stato l’amore travolgente, quello dei romanzi. Ci siamo amati moltissimo. Eravamo tutti e due preda della gelosia, troppo. Troppo insicuri»). Infine è stata legata per 15 anni al chirurgo plastico Roy De Vita, relazione terminata nel 2017. «La verità è che io mi ero solo separata da Luca, il mio secondo marito, ma non avevo mai divorziato. Roy si voleva molto sposare. A un certo punto ne ho fatto una questione di ordine, dico: “Sto con lui, sono ancora sposata con l’altro, che senso ha? Va bene, assolutamente ci sposiamo”. Ho messo le cose in chiaro con Roy, ho divorziato e ho detto: adesso ci sposiamo. Sono iniziate tutte una serie di cose che non capivo. Tipo un meraviglioso anello di fidanzamento che tornava sempre in un cassetto. Cose che mi sfuggivano. È stato un dolore grandissimo, ma perché pensavo di non aver capito niente. Ho detto: “Io ho dedicato 15 anni della mia vita a una cosa che non è esistita”. Mi sono sentita presa in giro. Con Roy ci siamo lasciati male perché c’erano una serie di discussioni, degenerate proprio. Alla fine eravamo proprio orrendi. A un certo momento io ho detto: qui bisogna mettere un punto perché così non si va avanti. Ho preso e me ne sono andata, quando sono tornata lui ha detto: “Allora me ne vado”. Vattene. È stata una cosa di puntigli, di orgogli. Veramente molto sgradevole. Al punto da dire io non ne voglio più sapere» (a Monica Setta) • «Con Massimo Ghini ci siamo sposati per allegria, e siamo amici. Il secondo matrimonio, con Luca, è stato importante e lui sarà sempre presente nella mia vita. Con Roy De Vita è rimasta un’idea di famiglia. Ivano Fossati era eccessivamente geloso: una volta mi allenta uno spintone e gli ho mollato un calcio molto forte. Io, nelle discussioni, cerco di essere ragionevole, ma se mi parte la brocca... Fa parte del mio carattere romano» (a Emilia Costantini) • Elena Sofia Ricci ha raccontato a Oggi di quando Nancy Brilli, nel 1992, ebbe una storia con il suo primo marito, Luca Damiani: «Frequentava la mia casa, mi ascoltava e mi consolava come farebbe una buona amica, ma allo stesso tempo andava a letto con mio marito. Mi parlava anche di un suo fidanzato misterioso che solo dopo ho scoperto essere Luca». La Brilli: «Con Elena Sofia Ricci non mi sono comportata bene. L’avevo incontrata in un viaggio in Brasile e c’era anche il marito Luca Damiani. Tra noi durò pochissimo. Damiani era un uomo molto impegnato. A qualunque ora del giorno e della notte c’erano presenze femminili nel suo camerino».
Vizi La sera non esce senza tacchi • Ha un paio di scarpe appartenute a Raffaella Carrà, alte più di diciannove centimetri.
• Oltre alle scarpe (ne possiede circa duecento paia) colleziona anche vasini da notte: ne ha una quindicina, tra cui uno tibetano dell’Ottocento, uno siciliano del Settecento, uno moderno tutto in argento (Roberta Mercuri) • «Io sono pigra e non lo si direbbe mai. Mentre lavoro sposto le montagne, ma nella routine non mi va di fare niente» (a Emilia Costantini).