27 aprile 2024
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Biografia di Pier Silvio Berlusconi
Pier Silvio Berlusconi, nato a Milano il 28 aprile 1969 (55 anni). Imprenditore. Dirigente d’azienda. Amministratore delegato (dal 2015) e vicepresidente esecutivo (dal 2000) del Gruppo Mediaset (dal 2021 denominato MediaForEurope). «Sono figlio di mio padre» • Secondogenito di Silvio Berlusconi (1936-2023) – tra molto altro, fondatore di Fininvest (e della controllata Mediaset), presidente del Milan e quattro volte presidente del Consiglio – e della sua prima moglie Carla Dall’Oglio (1940), quindi fratello di Marina (1966) e fratellastro di Barbara (1984), Eleonora (1986) e Luigi (1988), che il padre ebbe dalla seconda moglie Veronica Lario (1956). A suo dire, fu concepito nella Villa dell’Olivetta a Portofino (Genova), a lungo affittata dal padre. «Io sono stato concepito lì, lì ho trascorso le vacanze fino a 10, 11 anni e lì è nata la mia passione per il mare del Tigullio» (a Luca Ubaldeschi). «Ho fatto elementari e medie ad Arcore, con qualche periodo di lezioni private per questioni di sicurezza. Liceo classico: parte a Vimercate e parte da privatista. Poi iscritto a Filosofia, e dopo l’incidente in motorino alle Bermuda nel 1991 ho smesso, ho piantato lì… Durante il liceo, che mi ha dato parecchio, mi pesava avere poco tempo per lo sport e gli amici. Però andavo bene: sono stato rimandato due volte, in matematica e in biologia, e ho superato gli esami a settembre» (a Stefano Jesurum). «La mia infanzia è stata piena di amici che andavano e venivano: eravamo allegri, era un porto di mare». «Personalmente conobbi Pier Silvio quando avevo 17-18 anni e lui 15-16, a Monza, dove c’era una compagnia di giro (si chiamavano proprio “compagnie”, ai tempi) dove ogni tanto arrivava Pier Silvio, soprattutto in centro, all’Arengario, anni 1984-85, pieno periodo paninaro con donne abbruttite da vestiario maschile e ragazzotti che si mettevano la terra sulla faccia (un fard) per accentuare l’abbronzatura da lampada. Pier Silvio no, niente particolari appariscenze, tranne quella che era la sua condanna: la scorta. Era giustificata, benché fosse la coda lunga della prudenza del padre Silvio negli anni Settanta, periodo di rapimenti: nel 1976 la famiglia si era trasferita in Spagna proprio per questo. Per il resto, Pier Silvio appariva come una persona umile, semplice, simpatica senza strafare, tranquilla. Lo chiamavano già Dudi, anche se non ho mai capito perché. […] Dudi era un bel ragazzo» (Filippo Facci). «È nativo televisivo. A quindici anni debutta in video al Drive in accanto a Lory Del Santo, in una immagine di anni Ottanta in purezza (lui è biondo, probabilmente con mèches, ha uno strano ciuffo e dietro qualcosa che assomiglia a un codino); ha una giacca chiara con enormi spalline e sotto una polo bianca, un’espressione indecifrabile (Lory Del Santo […] ha confessato che gli avrebbero sbagliato il trucco, “sembrava Joker di Batman”)» (Michele Masneri). «Avrò avuto 15 anni, è stata una cosa importante. Mi aveva chiamato Antonio Ricci: gli mancava un ospite, mi voleva nel programma. Io ero timido, non ne avevo nessuna voglia. Papà e Ricci fecero un’opera di convinzione tosta… È andata, e ho passato quell’indimenticabile giornata negli studi: la tv dietro le quinte, confusione, belle ragazze». «Già prima a Pier Silvio e Marina erano richiesti consigli dal papà imprenditore su quali fossero le loro trasmissioni preferite e “cosa amano i giovani”» (Masneri). «Nella biografia di Pier Silvio Berlusconi […] c’è un prima e un dopo separati da un anno preciso: il 1990. È l’anno in cui, appena ventunenne, diventa papà di Lucrezia Vittoria, nata da una relazione con Emanuela Mussida. Prima del 1990, è “il Dudi”, il rampollo numero uno dell’ultima Milano da bere, che riempie il pomeriggio di telefilm americani (“Andava matto per Hazzard”, ricorda Carlo Freccero, di cui infatti Fininvest comprò i diritti) e la sera di uscite con gli amici, che porta anche negli studi dove registrano Drive in. […] Come se fossero due personaggi con un unico interprete, calato il sipario degli anni Ottanta, Pier Silvio prende il posto del Dudi. Sveglia alle 7, giornali, sport, alle 9 è già a Cologno e non viene via se non s’è fatta mezzanotte» (Tommaso Labate). Iniziando il suo percorso professionale all’interno del gruppo di famiglia nel 1992 con un impiego nella concessionaria pubblicitaria Publitalia, nell’arco di pochi anni passò dapprima all’ideazione di programmi giovanili per Italia 1, quindi al coordinamento dei palinsesti e dei programmi di Mediaset e poi, nel 2000, alla vicepresidenza del Gruppo Mediaset, presieduto da Fedele Confalonieri da quando, nel 1994, il padre aveva intrapreso la sua avventura politica. «Quando a Cologno Monzese si ritrovò addosso la responsabilità, agli inizi si era sentito perso. Incontrare le persone – dirigenti e star – con cui era abituato a trattare il padre gli aveva creato ansia. Alla presentazione della nuova stagione di Mediaset, nel 2017, aveva confidato il suo senso di smarrimento. […] “Quando mio padre scelse la politica, scomparve dall’azienda. Era sempre stato così presente. Ricordo quel periodo”, confessò Pier Silvio, “come un incubo”. E ricostruì quei giorni difficili, che lo avevano messo a dura prova. “Camminavo nei corridoi”, spiegò, “e le persone uscivano dalle stanze. Venivano da me e mi chiedevano: allora qui che facciamo? Andiamo avanti con questo progetto? Io mantenevo i nervi saldi, ma quando tornavo a casa piangevo. Ho pianto tutte le sere”» (Silvia Fumarola). «Non ci scappava la telefonata di sfogo con papà? “No, non volevo preoccuparlo con le mie insicurezze. La persona con cui parlavo, e che mi ha aiutato di più, è stata mia sorella Marina. Che oltretutto, stando ai vertici della Fininvest, era l’azionista di maggioranza. Professionalmente, poi, mi ha aiutato molto Confalonieri”» (Sara Faillaci). «La scuola che ho fatto da quando sono entrato in azienda non ha eguali». Il 30 aprile 2015, infine, Pier Silvio Berlusconi fu nominato amministratore delegato del Gruppo Mediaset. «Non che ne fosse lontano, e non da ora. Da aprile 2000 il […] secondogenito dell’ex premier ha ricoperto la carica di vicepresidente, rafforzata poi con un’estensione delle deleghe nel 2007. E, guardando all’excursus, è dalle mani dello stesso Pier Silvio che sono transitati capitoli chiave della vita di Mediaset negli ultimi anni. Si va dalla costituzione della pay tv Mediaset Premium all’acquisizione di Endemol, all’acquisizione da Prisa della rete tv spagnola Cuatro, al processo di ristrutturazione aziendale (per fronteggiare la crisi) iniziato nel 2011: in tre anni sono stati tagliati costi strutturali per 700 milioni di euro. Certo, non c’è stato nessun terremoto, ma scelte che più che altro testimonierebbero una continuità di gestione. Detto questo, il rafforzamento di Pier Silvio Berlusconi come ceo del gruppo è da leggere come una questione di rilievo, anche simbolico, al cospetto soprattutto dei mercati internazionali» (Andrea Biondi). «Nel tempo, con il Cavaliere impegnato nei suoi quattro governi, l’ipotesi vendita delle tivù si presenta più volte. È più suadente verso la fine degli anni ’90, quando ci prova Rupert Murdoch ma riceve il “No, grazie” della famiglia, Marina in testa. Tutto rischia di sfuggire di mano anche in anni più recenti, quando il finanziere francese Vincent Bolloré prima lancia l’alleanza, ma poi tenta l’affondo. Siamo nel 2016. La scalata, però, fallisce. Vivendi, la società di Bolloré, arriva comunque a lambire la soglia d’Opa, al 29,9%. Anni di scontri legali, finché nel 2021 scoppia la pace. I francesi sono ancora lì col 23,6%, in attesa che le azioni superino il prezzo pattuito. Ma non sono più una minaccia. Tanto che Pier Silvio Berlusconi può dare il via all’operazione Mfe-MediaForEurope: una nuova Mediaset con sede ad Amsterdam pronta a trasformarsi in un polo europeo dei broadcaster in chiaro. È questo il grande cantiere oggi aperto dal Biscione. Ha completato la fusione con Mediaset España, estraendone con un anno di anticipo le sinergie: 20 milioni nel solo 2023, 35 in totale. Allo studio ci sono piattaforme comuni per la raccolta pubblicitaria e per la ridistribuzione dei contenuti. Nel frattempo, Mfe entra in un gruppo tedesco, ProsiebenSat.1. […] In Italia, invece, […] è storico il sorpasso sulla Rai nello share sulle 24 ore. Questo mentre Pier Silvio cerca nuove opportunità» (Francesco Spini). «Restano le cessioni, tipo Premium. “Più che cessioni, direi che l’accordo con Sky ha garantito a Premium un futuro con una veste più adeguata ai tempi digitali e senza impatti sull’occupazione. Nel frattempo abbiamo acquisito un’altra radio, Radio Montecarlo, lanciato due nuovi canali tematici e l’innovativa piattaforma digitale Mediaset Play, trasmesso con grande successo un Campionato del mondo di calcio al quale nessuno credeva…”» (Daniele Manca). «Vogliamo costruire il polo paneuropeo della tv gratuita. E sono orgoglioso che sarà un’azienda italiana a farlo. Serve un player di dimensioni sufficienti per rimanere in partita con i giganti americani: da solo, nessuno in Europa ce la farà». In base alle disposizioni testamentarie del padre, morto a 86 anni il 12 giugno 2023, «Marina e Pier Silvio Berlusconi, […] col 26% ciascuno, oggi controllano – con un patto di sindacato che li vincola – il 52% di Fininvest. L’una presidente della cassaforte del gruppo e di Mondadori; l’altro a capo di Mediaset, oggi Mfe-MediaForEurope. Insieme guidano l’impero. Il 48% è invece suddiviso tra i figli di Veronica Lario. […] Su tutto resta una famiglia che vince la sua prova più dura. E, trent’anni dopo la discesa in campo, il business può andare avanti» (Spini). «Una tentazione, sempre più forte, di avvicinarsi alla politica in un futuro prossimo. E nel frattempo un guardare al partito sempre più intenso e con “grande soddisfazione”, assicura chi, e sono pochissimi, ha scambiato due chiacchiere con lui. […] E guardando al futuro tornano utili i sondaggi chiesti lo scorso anno da Pier Silvio sulla sua popolarità come imprenditore. In questi mesi lui, che ha sempre lesinato interviste e conferenze stampa, è più presente sui media: ha risposto a tutte le domande durante la conferenza stampa di presentazione dei palinsesti Mediaset, ha scritto una lettera finita sui giornali per ringraziare i dipendenti e farà altre uscite sulla stampa per parlare di Mediaset. Una inedita voglia comunicativa» (Antonio Fraschilla). «Dicono che abbia cerchiato come data il 29 settembre 2024, il compleanno del padre, e che quello potrebbe essere il giorno dell’annuncio. Matteo Renzi, ai direttori dei quotidiani, da mesi, non fa che ripetere: “Ve lo spiego io. Arriva Pier Silvio. E cambia tutto”. Meloni, stai serena?» (Carmelo Caruso). Pubblicamente, tuttavia, il diretto interessato continua a negare. «La politica è una cosa seria, non ci si può improvvisare. Certo, da cittadino e da imprenditore penso che il ruolo di Forza Italia nel portare avanti il pensiero di mio padre, liberale e moderato, sia fondamentale come parte di questo governo e per il futuro del nostro Paese. Ma io faccio l’editore e ora ho un progetto europeo da portare avanti» • Il 28 aprile 2019, in occasione del suo cinquantesimo compleanno, il padre gli indirizzò una lunga, affettuosissima lettera aperta, al termine della quale si dichiarava «un padre orgoglioso, molto orgoglioso di avere un figlio come sei tu»; il 19 marzo 2021, per la Festa del papà, il figlio ricambiò con un messaggio pubblico altrettanto affettuoso, definendolo «unico anche nel mestiere più bello e importante del mondo: sei un grande papà». «La mancanza che sento di mio papà è enorme. […] Ma la mancanza è più dell’uomo che del papà. Dico una cosa che rende onore a mio padre. Non è una mancanza forte dal punto di vista professionale: ero in azienda quando è entrato in politica, ho avuto una crescita naturale. Ricordo che un giorno papà mi chiamò in cucina, c’era la mia agenda e c’era la sua. “Hai davvero tutti questi appuntamenti? Sei diventato me”. C’è una continuità totale, è riuscito a dare ai suoi figli la possibilità di andare avanti senza di lui, prima di quello che è successo» • Celibe, tre figli, tutti «col doppio nome classico dell’onomastica berlusconiana» (Masneri): Lucrezia Vittoria (1990) dalla relazione giovanile con la modella Emanuela Mussida, Lorenzo Mattia (2010) e Sofia Valentina (2015) dal legame sentimentale ultraventennale con la conduttrice ex letterina Silvia Toffanin, con cui convive dal 2008. Con la famiglia risiede dal 2010 – in affitto, per il rifiuto opposto dai proprietari a ogni proposta d’acquisto – nella Villa Bonomi Bolchini di Paraggi (frazione di Santa Margherita Ligure prossima a Portofino), da cui sta attualmente traslocando nella vicina Villa San Sebastiano di Portofino, da poco acquistata. «Come mai la scelta di vivere in Liguria? “Quando è nato Lorenzo, io e Silvia non abbiamo pensato subito a questa ipotesi. Abbiamo iniziato a dire: ‘Restiamo qui un altro weekend’. Poi un altro, e un altro ancora… E alla fine ci siamo trasferiti. Ed è stata una scelta che rifarei mille volte. Lorenzo va a scuola qui, alla scuola pubblica. Io sono a Milano dal lunedì al venerdì e mi concentro al cento per cento sul lavoro. Poi il sabato e la domenica mi dedico completamente e con gioia ai miei bambini. E poi vuole mettere, con la passione che ho per il mare, la bellezza di poter fare il bagno tutto l’anno? Praticamente smetto solo a gennaio e febbraio… (ride)”» (Stefania Zizzari). «Il miglioramento della qualità della vita è stato incredibile. Qui c’è una natura straordinaria, c’è tranquillità e anche Silvia si è organizzata con il lavoro. Per i bambini non c’è paragone rispetto a una grande città. Certo, se ami la mondanità è più difficile, ma a me quella non interessa. […] Mi creda, qui è un paradiso». «Lo svago dei più piccoli dovrebbe essere organizzato il più possibile con attività e sport all’aperto. In questo modo non si sente il bisogno di stare a lungo davanti alla tv». In quanto alla primogenita Lucrezia Vittoria, che nel 2021 l’ha reso nonno di Olivia, «per anni il nostro rapporto è stato complicato: io ero giovane, forse troppo, e sono stato un padre oggettivamente non molto presente. Per fortuna però sono cresciuto, e anche lei: da quando è più grande, la nostra relazione è diventata più vera e più forte. Adesso stare insieme non è un dovere, ma un piacere» • «Dei cinque figli, è da sempre quello più “in fissa” con il fisico. Palestrato da culturista, atletico (finì in copertina su Men’s Health). Ovunque si trovi c’è anche una palestra e un posto per correre, in barca il tapis roulant. Le passioni, dunque: fitness e pesi, running, auto sportive, mare e nautica. Calcio, zero. Nel privato Pier Silvio è un soldato degli allenamenti e della dieta proteica, un padre di famiglia e un pilota. Parola d’ordine: sfrecciare» (Paolo Berizzi e Francesco Manacorda). «Ho una vera dipendenza dalla fatica fisica: è così da quando ero piccolo e facevo agonismo. Mi nutro di fatica, l’esercizio fisico per me è liberatorio. […] Non sono ipersalutista. Fumo il sigaro, e mentre faccio sport pregusto il buon cibo che mangerò subito dopo». «L’olio d’oliva […] è largamente sottovalutato ma è una vera e propria medicina. Io ne consumo molto, quasi mezza bottiglia al giorno». Cultore della psiconeuroendocrinologia: «Ho studiato molto la materia. […] È una passione partita dal mio amore per lo sport e il benessere fisico. Dietro alla psiconeuroendocrinologia c’è qualcosa di filosofico, il tentare di trasformare yin e yang in scienza: i due opposti devono convivere e raggiungere un equilibrio. La mente, lo spirito e il corpo» • «Un abitudinario dal look destrutturato, il “Pier” – in Mediaset lo chiamano così solo i fedelissimi della vecchia guardia come Gerry Scotti. Jeans, giacca, cravatta e sneakers (look a cui non ha rinunciato nemmeno al funerale del padre in Duomo)» (Berizzi e Manacorda) • Tra le principali voci critiche, cui non ha mai replicato, quelle di Mike Bongiorno («Vive chiuso all’ultimo piano di un palazzo. Con lui non si comunica: anche altri si lamentano. […] Non mi ascolta: non è come il padre, che mangiava con noi pane e salame e costruiva gli show lavorando dalle 10 del mattino alle 10 di sera») e di Carlo Freccero («Ha un atteggiamento televisivamente passivo. Il padre amava dal profondo quello che poi andava in onda: lo svezzava, ci si divertiva. […] Pier Silvio invece è distaccato, non è mai entrato con forza nel merito del prodotto. E così ha prevalso la noia, invece dell’alta gradazione alcolica indispensabile a una rete commerciale carica di pubblicità») • «Anche se fisicamente è quello che assomiglia di più al padre, quanto è diverso l’uomo. Non un anfitrione, “Pier”. Piuttosto un talebano del lavoro dai modi delicati. E un pratico. Resterà agli atti il messaggio ai dipendenti Mediaset nello studio 20 di Cologno Monzese dopo il funerale: “Da domani, però, noi facciamo un click e torniamo a essere un’azienda viva, piena di energia e forza, come è stata tutta la vita”» (Berizzi e Manacorda) • «Si sa poco, di Pier Silvio, ma la verità è che è stata la stampa a snobbare un personaggio che, spunti interessanti, tuttavia, ne offriva e ne offre: forse più della sorella, ci pare. […] Di Pier Silvio, si sa poco essenzialmente per due ragioni. La prima è che se, anche tu fossi uno dei migliori calciatori italiani, ma tuo padre è Pelé, tu resterai il figlio di Pelé. La seconda ragione è che […] è stata un’ascesa quasi impercettibile: e in questo senso è rimasto un po’ un fantasma. […] La verità è che il ragazzo, Dudi, da tempo stra-decide da solo un sacco di cose, e non è più un ragazzo. Noi giornalisti ce lo siamo filato poco (ossessionati dal padre, a torto o a ragione), e a Dudi andava benissimo» (Facci) • «È un uomo soddisfatto oggi? “Le do una risposta forse sorprendente: no”. Perché no? “Perché se sei soddisfatto ti siedi, ed è finita”» (Zizzari).