30 aprile 2024
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Biografia di Wes Anderson (Wesley Mortimer A.)
Wes Anderson (Wesley Mortimer A.), nato a Houston (Texas) il 1° maggio 1969 (55 anni). Regista. Sceneggiatore. Produttore. Un Golden Globe, due Orsi d’Argento e un David di Donatello.
Titoli di testa «Vorrei vivere in un film di Wes Anderson, / vederti in ralenty quando scendi dal treno. / Coi personaggi dei film di Wes Anderson / idiosincratici, più simpatici di me. / E i cattivi non sono cattivi davvero. / E i nemici non sono nemici davvero. / Ma anche i buoni non sono buoni davvero, / proprio come me e te, / proprio come me e te. / […] / Vorrei vivere in un film di Wes Anderson, / inquadrature simmetriche e poi partono i Kinks. / Vorrei l’amore dei film di Wes Anderson, / tutto tenerezza e finali agrodolci. / E i cattivi non sono cattivi davvero. / E i fratelli non sono nemici davvero. / Ma anche i buoni non sono buoni davvero, / proprio come me e te, / proprio come me e te» (I Cani, Wes Anderson)
Vita Secondo dei tre figli di un pubblicitario e di un’archeologa, annovera tra i suoi avi materni Edgar Rice Burroughs, lo scrittore che creò il personaggio di Tarzan. «Punto di svolta della sua infanzia è il divorzio dei genitori, che lo spinge, a soli 10 anni, ad interessarsi di recitazione e di teatro per vincere l’imbarazzo rispetto ai suoi coetanei. Il cinema sembra essere una sua seconda natura: fin da ragazzino, con una piccola cinepresa Super-8 si diletta a girare cortometraggi insieme ai fratelli Eric e Mel. Al momento di iscriversi all’università decide però di studiare Filosofia ad Austin, dove il suo compagno di stanza e miglior amico è il futuro attore Owen Wilson. Wilson, che fin da giovane ha una personalità decisamente istrionica, si mette ben presto a disposizione dell’amico per girare demenziali cortometraggi comici che hanno tanto successo da essere infine trasmessi su alcune reti televisive locali. Ai due si aggiunge presto Luke Wilson, fratello più giovane di Owen. È la nascita del cosiddetto “Frat Pack”, un gruppetto di amici con la passione per il cinema, i libri e l’umorismo che più tardi includerà anche Ben Stiller, Jack Black, Will Ferrell e Steve Carell. Il primo progetto “serio” di Wes Anderson risale al 1992 e si intitola Bottle Rocket: è un corto in cui due imbranati ladruncoli, i fratelli Wilson, si trovano coinvolti in una serie di disavventure. Il breve film viene selezionato per il Sundance Film Festival, dove solleva immediatamente l’attenzione della critica e degli addetti ai lavori. La Columbia decide di investire sul promettente talento del regista, e gli offre […] 6 milioni di dollari per espandere il corto in un vero film. Bottle Rocket (il titolo italiano è Un colpo da dilettanti) esce così in sala nel 1996, senza attirare troppo l’attenzione del pubblico ma circondato da un grande interesse dei critici. Il regista Martin Scorsese dichiara pubblicamente che si tratta di uno dei più bei film della stagione e diventa da subito un fan del giovane Wes. Di fronte a tanta fiducia, Anderson insiste ad affinare il suo stile girando Rushmore (1998). È la storia di uno studentello di college geniale ma inconcludente, che si innamora di una sua insegnante entrando in competizione con uno strambo milionario, ex studente dello stesso college. Grazie alle magnifiche performance di un esordiente Jason Schwartzman, appena diciottenne, e di un maturo e sornione Bill Murray, il film si rivela questa volta un successo, guadagnando al giovane regista un nucleo di accaniti fan cinefili. Fin da questo film sono chiare le marche registiche di Anderson: citazioni cinematografiche e pop, una grande attenzione alla fotografia e ai dettagli più minuti della messa in scena, uso del grandangolo per sottolineare l’ispirazione quasi fumettistica delle storie. Tutti questi elementi, oltre a notevoli spunti autobiografici, si ritrovano nel film successivo I Tenenbaum (2001), la comica storia di una famiglia newyorchese di ex-bambini prodigio, nessuno dei quali crescendo è riuscito a mettere a frutto le proprie grandi potenzialità. Il cast è impressionante e include Anjelica Huston, un eccezionale Gene Hackman, gli amici Ben Stiller, Luke e Owen Wilson, oltre a Bill Murray e Gwyneth Paltrow, che forse regala una delle migliori interpretazioni della sua carriera. Il film ha un grande successo internazionale, lanciando il nome di Wes Anderson e il suo peculiare stile cinematografico in tutto il mondo. Anderson ritrova Bill Murray come protagonista nel successivo Le avventure acquatiche di Steve Zissou (2004). Il film vede Murray nei panni di un oceanografo e documentarista ormai sul viale del tramonto che deve recuperare il rapporto col figlio, Owen Wilson, e al tempo stesso vendicare un caro amico ucciso da un enorme squalo. Nonostante la presenza nel cast di altre star come Cate Blanchett, Willem Dafoe e Jeff Goldblum, il film viene accolto freddamente, forse un po’ troppo soffocato dalle troppe simbologie e dal ritmo disteso. Il rapporto con i fan e la critica viene presto restaurato grazie al successo di Il treno per il Darjeeling (2007), nel quale tre fratelli, interpretati da Owen Wilson, Adrien Brody e Jason Schwartzman, affrontano un lungo viaggio in treno in un’India da fumetto, per superare il lutto della morte del padre e ritrovare la madre lungamente scomparsa. Il film include un cortometraggio intitolato Hotel Chevalier e piccole parti per Bill Murray, Anjelica Houston e Natalie Portman. In seguito dirige Fantastic Mr. Fox (2009), un’animazione realizzata con la classica tecnica del “passo uno” e tratta dal famoso romanzo per ragazzi di Roald Dahl Furbo, il signor Volpe. Il film, acclamato da critica e pubblico, guadagna numerose nomination all’Oscar e ai Golden Globe. Nel 2012 gira Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore, che vede protagonisti star del calibro di Bruce Willis, Frances McDormand, Bill Murray e Edward Norton. Protagonista della storia è una coppia di giovanissimi amanti che fugge dal proprio paesino inseguita da numerosi curiosi. La promozione della sua ultima creatura neanche è giunta a termine, quando nel 2014 ritorna dietro la macchina da presa per girare The Grand Budapest Hotel» (Tiziano Filipponi). «Film lunare e picaresco, divertente e malinconico, dall’eleganza un po’ folle. Wes Anderson […] vi ricostruisce un’Europa tra le due guerre mondiali semi-immaginaria, un universo autosufficiente che da un grande albergo di montagna si dirama in cento direzioni e cento sottotrame, coinvolgendo una quantità di "guest star": Edward Norton, Tilda Swinton (irriconoscibile), Harvey Keitel, Willem Dafoe, Jude Law e molti altri. Protagonisti il maître d’hotel Monsieur Gustave (Ralph Fiennes) e il suo boy Zero Moustafa (Toni Revolori). La trama riguarda un delitto, una grossa eredità e il furto di un dipinto rinascimentale ereditato da Gustave, affascinante seduttore di ricche ottuagenarie. I numi tutelari sono eclettici, tra Stefan Zweig, Ernst Lubitsch e lo stile grafico delle tavole a fumetti» (Roberto Nepoti). Il lungometraggio Isle of Dogs (L’isola dei cani), presentato alla Berlinale del 2018, dove ha conquistato l’Orso d’Argento: pellicola d’animazione girata con la stessa tecnica di Fantastic Mr. Fox, è impreziosita dalle voci di Edward Norton, Bryan Cranston, Frances McDormand, Greta Gerwig, Scarlett Johansson, Harvey Keitel, Ken Watanabe, Yoko Ono e Tilda Swinton, nonché dell’immancabile Bill Murray • «I cappelli stravaganti, la presenza di Bill Murray e di Owen Wilson, di Jason Schwartzman e di Adrien Brody, di Willem Dafoe e di Edward Norton. E le inquadrature dall’alto, le simmetrie, le composizioni da fumetto, i campi lunghi, i dialoghi anti-realistici, le gag in controtempo. E i bagagli, i pacchetti, le lettere scritte in corsivo sullo schermo, le riprese da dietro una finestra. Lo amiamo per questo: ha uno stile riconoscibile fin dai titoli di testa» (Mariarosa Mancuso) • Nel 2021 The French Dispatch: «L’ispirazione viene dalla rivista “The New Yorker” che leggevo da ragazzino, fin dalle scuole superiori. Durante il secondo anno, a Huston, l’appello si faceva in biblioteca e di fronte a me c’erano questi scaffali di legno pieni di rotocalchi, sono stato attirato da un’illustrazione su una copertina e, da allora, ho cominciato a leggere sempre quella rivista, anche i numeri arretrati, e a imparare i nomi dei giornalisti che apparivano più spesso, insomma sono diventato un vero patito» [a Fulvia Caprara, Sta]• Nel 2023, il regista realizza due nuove produzioni: il film Asteroid City, candidato alla Palma d’oro e il corto La meravigliosa storia di Henry Sugar che ha vinto l’Oscar come miglior cortometraggio • «Wes Anderson è un creatore di mondi nell’accezione più ampia del termine. I suoi film sono favole contemporanee utili a raccontare le fragilità, le insicurezze, le idiosincrasie e le follie personali di personaggi che sono tutti malinconici, attraversati da una tristezza insormontabile, ma che li rende bellissimi» [Cazzaniga, npcmagazine] • «Anderson è il principe emaciato della nuova malinconia globale che apre il cuore e fa vendere i profumi dei massimi marchi mondiali. Alto, magro, diafano, metrosexual in tweed e cachemire europei, però texano rigorosamente etero, porta il sentimento di un bimbo sensibile al cinema, in un packaging impeccabile che mischia Truffaut, boy scout, Calvino e Huckleberry Finn, e tutto un bagaglio e una pelletteria da ceto medio-alto riflessivo del Sud, traducendolo anche in primari spot non solo per Prada, per cui ha fatto tre commercials per il profumo Candy e il corto Castello Cavalcanti, ma anche per Stella Artois, Hyundai, American Express. […] Anderson è uno strano uccello aristocratico, un dandy del Sud, un Tom Wolfe giovane, un residuo di un mondo di eleganze sudiste» (Michele Masneri) • Vive tra New York e Parigi con la scrittrice libanese Juman Malouf, da cui nel 2016 ha avuto la figlia Freya: «Ma appena posso vengo a villeggiare in Italia» • «Sono felice che qualcuno mi veda come un regista europeo, o quanto meno vicino all’Europa, ma non lo sono. Per due motivi: primo, perché sono un disastro con le lingue, parlo solo l’inglese. In secondo luogo, perché credo che i miei film siano profondamente americani, specialmente nei dialoghi. Dunque, purtroppo, non posso dire di essere europeo». «Ho un modo di filmare le cose, metterle in scena, progettare set. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di cambiare il mio approccio, ma in realtà questo è quello che mi piace. È la mia firma come regista. E, da qualche parte lungo la strada, penso di aver preso questa decisione: farò cinema nel mio personalissimo modo» •
Titoli di coda «Wes Anderson è un regista dei sentimenti, e con i sentimenti gioca. Ci fa emozionare, ci regala caramelle amare nella più dolce delle confezioni, e noi ci caschiamo ogni volta e ogni volta ne usciamo con il cuore spezzato e un sorriso sulla faccia» [Cazzaniga, cit].