il Fatto Quotidiano, 3 maggio 2024
Gaza è un massacro (non l’olocausto)
Il termine “Olocausto” è stato usato e abusato nell’ultimo mezzo secolo. Gli ebrei sostengono che l’Olocausto propriamente detto riguarda solo loro. E hanno ragione perché il loro sterminio fu studiato a tavolino (“la soluzione finale”) e attuato con mezzi tecnologici pensati ad hoc (le camere a gas). Il linguaggio è importante e bisogna restituirgli il suo reale significato.
Detto questo, quello che avviene in Palestina ai danni dei civili gazawi è solo un massacro, e che sarà mai quindi, una bazzecola, una sciocchezza rispetto all’Olocausto ebraico?
Nell’attacco del 7 ottobre degli uomini di Hamas morirono 1400 israeliani e circa 250 vennero presi in ostaggio. Nel momento in cui scrivo (29.04) i civili palestinesi uccisi sono 35 mila, ma si può giurare che domani saranno 36 mila, le statistiche non servono. Quindi il rapporto della rappresaglia è 35 o 36 a uno. Un po’ sproporzionato, si direbbe. Un’applicazione letterale della vendetta veterotestamentaria. Il “porgi l’altra guancia” di cristiana memoria non è arrivato. Nella Bibbia è scritto a proposito di Gerico: “Votammo allo sterminio ogni città, uomini, donne, bambini, bestie; non vi lasciammo anima viva”. E il legittimo risentimento ebraico per la Shoah e i suoi orrori era ben di là da venire.
Attualmente gli israeliani stanno accerchiando Rafah, l’ultima enclave palestinese dove è ammassato un milione e mezzo di gazawi. E dopo aver distrutto le zone a nord, abitate dai palestinesi, gli israeliani li hanno costretti a emigrare a sud, dicendo loro, o facendo capire, che lì erano al sicuro. Ma al sicuro non erano, per cui sono ritornati nelle loro case al nord ormai completamente distrutte. Insomma sembra che li concentrino da un posto all’altro per poterli colpire meglio.
Il segretario generale dell’Onu Guterres ha avvertito che entro cinque settimane si supererà per tutta la popolazione palestinese il limite della carestia, e che già moltissimi bambini muoiono o sono ridotti alla fame. Ma agli israeliani questo importa nulla, si oppongono anche ai rifornimenti alimentari. Del resto hanno fatto piazza pulita della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, sostituite da alcune organizzazioni di volontari internazionali come World Central Kitchen, di cui han fatto fuori di recente sette esponenti accusandoli di collusione con Hamas. I bambini muoiono di fame? E che sarà mai?
Tre dei più importanti ospedali di Gaza sono stati rasi al suolo, uccidendo pazienti, medici e infermieri, sostenendo che nel loro sottosuolo si trovavano i principali dirigenti di Hamas, che peraltro non sono stati presi. Presso l’ospedale di Khan Younis, il più importante di Gaza, sono stati trovati, sepolti in fosse comuni, trecento cadaveri di palestinesi. Gli ospedali dovrebbero godere, secondo il diritto internazionale che ormai non esiste più, di una particolare immunità. Se si infrange l’imparzialità della Croce Rossa, che è stata rispettata nell’ultimo conflitto mondiale da tutti, nazisti compresi, figuriamoci se si rispettano le regole sempre più fluttuanti e inesistenti di quello che viene chiamato “diritto internazionale umanitario”.
Si dice, anche da parte di alcuni settori israeliani, che il peggior nemico di Israele è Bibi Netanyahu. In effetti, con la sua violenza indiscriminata e ripugnante, con la sua cocciuta volontà di non aderire al progetto “due popoli, due Stati”, ha concentrato su Israele una odiosità che non è solo dei popoli arabi del Medio Oriente o dell’Africa, ma che coinvolge il mondo intero. Ne fa fede il Sudafrica, lontanissimo geograficamente da questi eventi, che ha chiesto al Tribunale internazionale de L’Aia l’incriminazione di Israele per “condotte genocide”. Un atto che non ha nessuna forza pratica, ma un alto valore simbolico.
Gli stessi americani paiono essersi stufati della condotta omicida di Bibi Netanyahu. Per la prima volta nei rapporti tra Israele e Stati Uniti, gli americani hanno sanzionato un gruppo ultraestremista, Netzah Yehuda, che opera in Cisgiordania. Si sentono impotenti nell’esortare, diciamo così, Bibi Netanyahu a un minimo di moderazione. Ma se volessero fare sul serio dovrebbero togliere a Israele le armi e i dollari che gli forniscono ogni anno, gli ultimi ammontano a 26 miliardi, che comprendono anche aiuti umanitari che Israele si guarda bene dal rispettare.
L’odiosità contro Israele ha anche provocato un rigurgito di antisemitismo in Europa e in America, basta pensare alle proteste degli studenti che nei due continenti manifestano pro Hamas, probabilmente senza nemmeno sapere che cos’è realmente Hamas. In epoche più civili, in fondo non tantissimi anni fa, si distingueva fra lo Stato sionista e la comunità ebraica internazionale. Non è che se Israele compie una nefandezza, e negli ultimi anni non si è certamente risparmiato, debba esserne tenuto responsabile un ebreo del ghetto di Roma. Ma questi erano altri tempi, quando si conosceva ancora quel diritto internazionale che nell’ultimo quarto di secolo è stato calpestato soprattutto dagli americani e dagli occidentali in genere: aggressione alla Serbia nel 1999, contro il volere dell’Onu, aggressione all’Iraq del 2003, contro il volere dell’Onu, aggressione alla Libia del colonnello Muammar Gheddafi, con la compartecipazione di francesi e italiani (particolarmente assurda questa, vista dalla prospettiva italiana, sia perché favoriva gli interessi in Libia della Francia contro quelli italiani, sia perché Silvio Berlusconi, allora al governo, aveva stretti rapporti di amicizia con Gheddafi, che considerava quasi un fratello, cosa che non gli impedì, quando Gheddafi fu trucidato nel peggiore dei modi, sodomizzazione compresa, di dichiarare col consueto cinismo “sic transit gloria mundi”).
Ma questo quadro internazionale cambierà, noi crediamo, quando l’impresentabile Donald Trump, il volgare Donald Trump, vincerà le prossime elezioni presidenziali, sempre che negli States non lo assassinino prima, alla moda di John Fitzgerald Kennedy. Come Trump ha ritirato i soldati americani dall’Afghanistan parendogli assurdo che gli Stati Uniti avessero speso 10 mila miliardi di dollari per una guerra che secondo lo stesso Pentagono “non si poteva vincere”, come si rifiuta di sborsare altri miliardi di dollari a favore dell’Ucraina che, come ha detto Mark Milley, capo di Stato maggiore delle Forze armate americane, “nessuno può vincere”, così, noi crediamo, si rifiuterà di foraggiare con altre armi e altri dollari uno storico alleato come Israele che è divenuto troppo ingombrante e totalmente insensibile alle richieste americane.