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 2024  maggio 02 Giovedì calendario

Noi e gli animali. Colloquio con Isabella Rossellini

utto era cominciato intorno al 2008, quando YouTube muoveva i primi passi e Robert Redford pensò di rilanciare i film corti. Sì, quelli popolari al tempo del cinema muto. Una vecchia idea per una nuova tecnologia. Ne parlò a Isabella Rossellini e così nacque il primo nucleo del progetto Green Porno: cortometraggi ironici e divertenti per spiegare i rituali di corteggiamento e le strategie riproduttive di insetti, animali marini e altre creature bizzarre. Fu un grande successo. La modella, attrice e regista, ma anche laureata in Etologia e Scienze della conservazione, ne ha realizzati da allora quasi quaranta, disponibili su Mubi dal 1° maggio. Per l’occasione ne abbiamo parlato con l’autrice, in collegamento da Mama Farm, la fattoria fondata nel 2013 a Long Island (New York) dove preserva la biodiversità di animali e piante, in particolare razze tradizionali di polli e pecore.
TELMO PIEVANI — Come spiegare un concetto scientifico in due minuti?
ISABELLA ROSSELLINI — Quando andai con Redford a Barcellona, presentavano i nuovi telefonini e quasi non ci credevo. Davvero puoi vedere il telegiornale o un film dal treno, andando a casa? Lawrence d’Arabia sul cellulare? Un anno dopo mi commissionò questi cortometraggi. Lì per lì non sapevo bene cosa fare. Poi pensai che avrei potuto fare un primo piano e dire: se fossi un verme di terra farei questo; se fossi una mosca mi trasformerei e farei l’amore così. I primi tre andarono benissimo. Come lei sa bene, la più grande difficoltà sta nel raccontare un argomento complesso in modo semplice e in due minuti. Ci ho messo un sacco di tempo a scrivere.
TELMO PIEVANI — Nei corti lei mescola in un modo molto particolare tanti linguaggi artistici diversi: i cartoon, i video, le foto di animali, scenografie e costumi colorati, marionette, origami.
ISABELLA ROSSELLINI — All’epoca si parlava di primo schermo, il cinema, di secondo schermo, il televisore, di terzo schermo, il computer, e poi c’era il «quarto schermo»: i telefonini. Un giorno guardai un film di John Ford sul cellulare e mi dissi: ma perché Ford si sofferma così tanto su quel tramonto? Poi, quando lo vidi sul grande schermo, mi accorsi che c’era la cavalleria da una parte della montagna e gli indiani dall’altra. Ma sul telefonino non si vedevano! Quindi ho pensato: facciamo dei collage, con non più di tre o quattro colori. Il regista, Jody Shapiro, mi aiutava perché io ero bloccata dentro i costumi di carta.
TELMO PIEVANI — Dopo più di quindici anni, funzionano ancora, nonostante l’accelerazione tecnologica?
ISABELLA ROSSELLINI — Redford è un visionario del cinema indipendente. Questi corti sono stati trasmessi dal Sundance Channel, un canale dedicato alla sperimentazione, ma trovare una distribuzione ufficiale è stato difficile. Però secondo me potrebbe aprirsi un mercato. Vai dal dottore, aspetti in sala d’attesa, ti metti lì e guardi i corti. Sui giornali ci sono sempre le barzellette, il disegnino con il fumetto, ecco, era questo che cercavamo, ma in versione cinema.
TELMO PIEVANI — A chi si rivolgono queste pillole di zoologia?
ISABELLA ROSSELLINI — A tutti, anche se non abbiamo mai avuto i fondi per una vera ricerca di mercato. I primi otto sono stati scaricati 5 milioni di volte. Secondo me, più da giovani che da anziani. Io ho un modo di fare i sondaggi: quando la gente mi dice «ah, ma tu sei una modella!», allora hanno più di cinquant’anni. Quando sono andata all’università, invece, gli studenti non sapevano niente dei miei genitori. Blue Velvet non l’avevano visto. Però qualcuno mi ha chiesto: «Ma tu hai fatto Green Porno?».
TELMO PIEVANI — In alcuni dei corti, come quello sui leoni marini, si raccontano in modo giocoso i loro accoppiamenti, ma alla fine compaiono scene terribili su esemplari morti soffocati dai rifiuti. Come avete gestito questa voluta contrapposizione comunicativa?
ISABELLA ROSSELLINI — All’inizio, quando telefonavo agli scienziati, nessuno mi dava retta. Il primo ad aiutarmi fu Claudio Campagna, un biologo marino argentino che avevo conosciuto alla Wildlife Conservation Society. Fu lui a sollecitarmi a dare un messaggio ambientalista più esplicito. Mi fornì le immagini della pesca intensiva delle seppie al largo dell’Argentina. Ho letto della pandemia di influenza aviaria che sta sterminando gli elefanti marini, con una mortalità dei cuccioli che supera il 90%, incredibile.
TELMO PIEVANI — Sì, ed è probabile che il virus si stia trasmettendo da mammifero a mammifero. E anche noi siamo mammiferi...

ISABELLA ROSSELLINI — La mia speranza segreta è che questi corti facciano innamorare degli animali. Quando sei innamorato, ecco che diventi un ambientalista. Se odi i serpenti o ti fanno schifo i vermi o i polli, se poi muoiono non provi la stessa empatia.
TELMO PIEVANI — Uno dei film propone il confronto tra una madre umana e una madre di vespa icneumonide, che paralizza un bruco, gli inietta dentro le larve, che poi crescendo lo divoreranno dall’interno. Un esempio di orrore naturale che già Darwin citava per smentire i sostenitori del disegno intelligente. È un invito a non essere antropocentrici?
ISABELLA ROSSELLINI — Ho pensato tanto agli errori dell’antropomorfismo. Però l’affetto che io sento verso gli animali, da sempre, mi porta a pensare che abbiamo qualcosa in comune e che quindi una forma di antropomorfismo sia inevitabile. Fin da bambina mi chiedevo: «Ma il mio cane mi vuole bene come io voglio bene a lui?» E questa è una domanda fondamentale anche per gli etologi oggi.
TELMO PIEVANI — Darwin lo diceva: ogni animale è unico a modo suo, ma siamo parenti, quindi dovranno pur esistere somiglianze, anche nell’espressione delle emozioni.
ISABELLA ROSSELLINI — Esatto. Ho costruito la mia fattoria proprio per questo. La cosa che più mi ha sorpreso è la personalità degli animali. Ogni gallina ha la sua personalità distinta e affermarlo non è antropomorfismo.
TELMO PIEVANI — Nelle puntate, dissacranti, sull’istinto materno mi pare che ci sia una critica all’uso ideologico della natura come autorità morale per giustificare stereotipi culturali.
ISABELLA ROSSELLINI — Nella serie Mammas mi ha aiutato la biologa Marlene Zuk, grande esperta di selezione sessuale e militante femminista che ha scritto libri molto divertenti. Marlene mi ha insegnato che quando diciamo «istinto materno» tutti pensiamo di sapere cosa sia. Ma poi quando cerchi di definirlo scopri che può essere espresso in tante maniere diverse. Il nostro linguaggio non riesce ad afferrare tutto quello che c’è in natura.
TELMO PIEVANI — Però parliamo ancora di comportamenti «secondo natura» o «contro natura».
ISABELLA ROSSELLINI — In natura tutto è possibile. Alcuni animali cambiano persino sesso. Io non mi sento militante di niente, però non si può dire che un comportamento è contro natura. In natura succede di tutto, anche le cose più impensabili!

TELMO PIEVANI — Qualcuno si scandalizza ancora davanti a questi cortometraggi?
ISABELLA ROSSELLINI — Negli Stati Uniti sono così puritani. Il maestro di scienze di mio figlio li fece vedere, ma era a New York. In Mississippi non credo che li usino in classe. Però qui si ha comunque una libertà sociale a volte più alta che in Italia. Io sono potuta andare all’università a 60 anni a prendermi il master, ho fatto la modella, l’attrice, la regista, ho adottato un bambino da single. In Italia ci sarebbe stata una pressione sociale che mi avrebbe più intimidito. Qui c’è più liberalismo e allo stesso tempo sono puritani. Oggi credo di aver capito dove sta la differenza. Per essere puritano devi essere buono, quindi ci deve essere il cattivo. Creano il diavolo per sentirsi buoni. Noi italiani invece accettiamo di più il grigio, il mistero, per cultura cattolica.
TELMO PIEVANI — Da qualche anno molti artisti, scrittori, cineasti, musicisti si dedicano ai temi ambientali: è solo una moda o è un bene?
ISABELLA ROSSELLINI — Non credo che sia una moda, ma se anche lo fosse è una moda benvenuta! Abbiamo un problema enorme e non possiamo raccontarlo sempre in negativo.
TELMO PIEVANI — Concordo: non bastano i dati preoccupanti, bisogna trovare nuove narrazioni, mescolare i linguaggi. In Europa molti dicono che i discorsi ambientalisti sono per radical chic.
ISABELLA ROSSELLINI — Qui a Mama Farm venivano le persone e dicevano: ma come, vendi l’insalata a cinque dollari? Al supermercato, a cento metri di distanza, la vendono a due. Adesso, dieci anni dopo, nessuno più mi fa questa domanda perché sanno che possono venire a vedere come la facciamo, a fare una passeggiata, cioè c’è una ricchezza del sapere in più. Ho fatto personalmente i poncho con la mia lana e li ho venduti su Instagram nel giro di dieci ore. Ho ricevuto quaranta domande per cinque poncho. Quando ho chiesto a quelle signore perché li volessero, mi hanno risposto: perché ci fa piacere sapere chi è la pecora.
TELMO PIEVANI — E poi nei prodotti che costano poco non sono indicati i costi ambientali e sociali nascosti. Bisognerebbe spiegare meglio che la crisi ambientale ricadrà sulle classi meno abbienti e sui Paesi più poveri.
ISABELLA ROSSELLINI — L’agricoltura intensiva americana è sovvenzionata dal governo. Se questi fondi venissero anche a noi, i prezzi si abbasserebbero. Noi siamo obbligati a questi costi perché vogliamo pagare bene la gente che lavora. Non andiamo in Bangladesh a produrre la moda.
TELMO PIEVANI — Adesso lei è in tour con un nuovo monologo teatrale, Darwin’s Smile. Il tema è sempre la continuità tra noi e gli altri animali?
ISABELLA ROSSELLINI — Il monologo finisce con questa frase: forse un giorno farò un dottorato sull’empatia. Mi interessa molto. Il mestiere d’attore è giocare sull’empatia. Non è quello che diciamo che conta di più, ma come lo diciamo: così si creano comunicazione e comprensione. E io penso che questo esista anche tra gli animali e tra noi e loro. Per esempio, durante il monologo dico: «Ti amo e voglio restare con te tutta la vita», ma lo dico in maniere diverse, lo dico arrabbiata, con uno che odio, lo dico con uno romantico, lo dico con tristezza. Come attrice lavoro sull’intuizione e sull’empatia, difficili da misurare. Ma vorrei capire come fare a studiarle negli animali: vivendo con loro un giorno mi verrà in mente.

TELMO PIEVANI — I libri etologici più belli sull’empatia li ha scritti Frans de Waal, appena scomparso.
ISABELLA ROSSELLINI — Che tristezza, l’ho intervistato l’anno scorso in un teatro a Brooklyn, prima che morisse. Nel mio monologo Mama’s Last Hug racconto i suoi studi sugli scimpanzé.
TELMO PIEVANI — Oggi si discute molto dell’unicità umana. Quali espressioni di emozioni secondo lei sono soltanto umane?
ISABELLA ROSSELLINI — In Darwin’s Smile racconto che secondo Darwin alcune espressioni si possono datare e quindi, come attrice, faccio l’arrabbiata mostrando i denti. Questo comportamento dev’essere antichissimo perché molti animali fanno un bercio e mostrano i denti. Però se mostro i denti e faccio il pugno, è più recente perché vuol dire che abbiamo assunto una postura da bipedi. Darwin scriveva lettere dove faceva domande incredibili: «Da voi si ride fino al punto di avere le lacrime agli occhi?»
TELMO PIEVANI — Secondo Darwin solo gli esseri umani arrossiscono per la vergogna e il pudore.
ISABELLA ROSSELLINI — Diana Reiss, grande esperta di delfini con la quale ho studiato all’Hunter College, mi ha mostrato che non è così. Quando si emozionano, la pancia gli diventa tutta rossa, quindi arrossiscono anche loro!