Corriere della Sera, 1 maggio 2024
Evviva gli 80enni
Non moriremo smemorati, non è detto. In un mondo che invecchia, che finora ha considerato il declino della memoria fisiologico e in cui si calcola che la demenza senile colpirà 139 milioni di persone nel 2050, ora gli scienziati hanno battezzato una senilità con nuove chance, quella dei «super-agers»: superanziani che, come i supereroi, hanno poteri straordinari, nello specifico, di memoria. Li hanno individuati i ricercatori dell’Alzheimer Disease Research Unit di Madrid, che in uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience assicurano: «I superanziani sono ultraottantenni con la memoria di cinquantenni e sono la prova che il declino cognitivo legato all’età non è inevitabile». Il dottor Bryan Strange e il suo team hanno seguito per cinque anni 64 «superanziani» dalla memoria brillante e «55 anziani tipici», riscontrando nei primi una migliore tenuta della sostanza bianca, più volume in aree del cervello come l’ippocampo e la corteccia entorinale e migliore connettività tra le regioni coinvolte nella cognizione. I motivi di questi superpoteri restano da esplorare. Si sa cosa differenzia i due gruppi: i supereroi hanno valori migliori di pressione, metabolismo del glucosio, mobilità e hanno più relazioni sociali, ma sembrano irrilevanti le differenze fra qualità del sonno, alimentazione sana e no, uso di alcol e tabacco e sport praticati o no. Fare stime è un azzardo, ma quasi il dieci per cento di anziani potrebbero essere «super».
Amalia Ercoli Finzi, 87 anni, ingegnere aerospaziale, consulente di Nasa, Asi, Esa, volto di tanti talk politici, alle conferenze porta slide di sole immagini, laddove tanti giovani le slide le usano per ricordarsi i dati. Lei la fa facile: «Mi appunto solo le cose essenziali». Apre l’agenda a caso, 10 maggio. C’è scritto solo: via Lucini 2. Sarebbe una conferenza su donne e Stem, a Olgiate («ma ho segnato solo la via perché Lucini è una strada che sentivo per la prima volta»). Nel telefonino, ha registrato solo i numeri di persone che sente di rado: «Gli altri li so a memoria: se dovessi cercarli, perderei più tempo». Come fa? «La memoria è come un muscolo, va tenuta in attività. Il mio primo ricordo risale a quando avevo due anni: iniziava la guerra, mamma riscaldava l’acqua per il bagno in un catino al sole, ci sono cascata dentro e, mentre lei urlava alla nonna che ero morta, io guardavo il cielo azzurro e pensavo: morire è proprio bello». Un trucco, però, ce l’ha: «Ricordo le cose per assonanza. Per rammentarmi di uno che si chiama Bottura, l’associo all’architetto Botta».
A 95 anni, anche il professor Silvio Garattini è campione di memoria. Farmacologo, oncologo, fondatore dell’Istituto Mario Negri di Milano, tiene lezioni, conferenze e snocciola dati a braccio, senza un appunto: «Credo dipenda dal fatto che continuo a studiare tanta letteratura scientifica – dice – aiuta invecchiare in una buona condizione fisica. Tre anni fa, ho avuto l’avventura, a Trieste, di cenare con una cinquantina di centenari che stavano tutti bene: uno stava scrivendo un libro, uno componeva poesie. Io salto il pranzo, faccio 6 chilometri al giorno, dormo otto ore: è chiaro che ho più possibilità di conservare una buona memoria. Mi meraviglia che lo studio spagnolo non valorizzi gli stili di vita sani, ma è fatto su un campione troppo piccolo».
Corrado Augias 89 anni, La Torre di Babele appena andata in onda su La7, un nuovo programma il lunedì su Raitre (La Gioia della musica) è un altro anziano super: «Per una buona memoria, servono due cose: esercizio e interesse per la cosa da ricordare. Io so ancora molte delle poesie studiate da ragazzo. Coi nipoti, cito Pascoli, D’Annunzio, Carducci. Se hai esercitato molto la memoria prima dei 18 anni, resta buona più facilmente. E io, nello sterminato repertorio della musica sinfonica e lirica, ricordo i brani con facilità perché questa è una mia passione».
Silvana Giacobini, 85 anni, storica direttrice di settimanali, autrice di biografie di celebrità e di gialli (l’ultimo I segni nell’acqua, Castelvecchi ), dice «ho un hard disk pieno, ho ricordi indelebili, come i cinque incontri con Hillary Clinton e i cinque con Carlo d’Inghilterra, e ho sempre la sensazione di aver dimenticato troppe cose, ma se devo recuperare un ricordo, penso ad altro e il ricordo ritorna». Un altro suo trucco è cancellare i ricordi brutti («inquinano la mente») e tenere solo i belli. Racconta: «Mio padre fumava, io detesto il fumo. Gli dicevo: smetti, fa malissimo alla memoria. E lui: il bello è questo». Ecco, magari dimenticare aiuta a non soffrire.