Corriere della Sera, 1 maggio 2024
Intervista a Massimo Cacciari
«L’antifascismo è il fondamento della Costituzione. Ma questa richiesta di pentimenti, di conversione è odiosa». Questo il pensiero del professor Massimo Cacciari. E sul Partito democratico confessa: «Lo voto ancora. Ma per inerzia. È un voto di assuefazione che costituisce lo zoccolo duro del partito. Ma Elly Schlein fa fatica».
Roma Massimo Cacciari, come vede il Pd in questa competizione per le Europee?
«Penso che non andrà male, non dovrebbe arretrare. Tre quarti del voto del Pd è come il mio, di inerzia: ho sempre votato da quella parte, cosa dovevo fare? È un voto di assuefazione che costituisce lo zoccolo duro del partito».
Chi sono quelli che come lei votano per inerzia?
«Una certa borghesia, un ceto medio relativamente tranquillo che non voterebbe mai a destra né il partito di Berlusconi. Ha cercato di votare Renzi, delusioni tremende. Poi Calenda che non è credibile. Voterà Schlein, donna, giovane, è giusto anche sperare che riesca a fare qualcosa».
Pensa che riuscirà a fare qualcosa?
«Ha capito che deve tentare ma non è credibile, non ha il physique du rôle. Ma almeno ha capito che si deve occupare di temi sociali perché il Pd è un partito di massa e non può essere un partito radicale né tantomeno radical chic».
La segretaria dem ha messo davanti i temi sociali.
«Ma li riprende in maniera puramente retorica. Cita quei temi senza minimamente dire: come, quando, dove trovare le risorse. Sulle politiche internazionali nemmeno a parlarne. Schlein è sdraiata di fatto sulle stesse posizioni che sta perseguendo Meloni. Del resto cosa le si può chiedere? Non ha un partito, non una classe dirigente, un gruppo dirigente. È attorniata da persone che non aspettano altro che farle la pelle. Cosa può fare, povera fanciulla?».
Ha detto che la richiesta della sinistra alla destra di abiura del fascismo è una foglia di fico...
«Sì, ma prima ho detto che l’antifascismo è il fondamento della Costituzione. Quindi essere antifascisti oggi significa marciare sulla via che la Costituzione indica».
Ma ha contestato chi continua a chiedere a Giorgia Meloni di dirsi antifascista.
«Questa richiesta di pentimenti, di conversione è odiosa. Ma cosa siamo, confessori? Beatrice con Dante alle soglie del paradiso?».
C’è una rincorsa al partito del leader di berlusconiana memoria.
«Una vera sciagura. Continuiamo questa subcultura totalmente populista e di destra. Il partito si riduce al leader: persiste l’idea, che ha coinvolto tutti dopo Tangentopoli, che si può essere una democrazia senza partiti. Si è data la colpa ai partiti, non a quello che avevano combinato alcuni gruppi dirigenti».
Da diversi mesi si sta parlando del duello tv tra Meloni e Schlein. Cosa ne pensa?
«Ma duello di cosa? Non certo nel merito. Non ci sarà un vero confronto ma un confronto puramente elettorale e propagandistico».
Chi prevarrà?
«Penso ci sarà un pareggio. Né Meloni né Schlein dovrebbero perdere rispetto alla situazione attuale. L’obiettivo di Meloni non è aumentare o mantenere i voti in Italia».
Qual è quindi l’obiettivo?
«Diventare decisiva in Europa, dove i popolari, il centro, anche per ragioni di numero, finiranno per allearsi con le destre. E allora la Meloni diventerebbe il vero leader europeo. La sfida tra le due è questa, non è quella dei voti in Italia che rimarranno più o meno quelli».
In Italia si sta alzando l’onda della protesta degli studenti. Usano linguaggi forti.
«Usano linguaggi sbagliati, purtroppo. Dovrebbero essere per il cessate il fuoco e per riaprire un cammino di intesa tra Stato di Israele e Palestina. Sarebbe essenziale per un grande movimento europeo. Ma è chiaro che questo movimento non può essere dalla parte di Hamas. Bisogna operare distinzioni che al momento il movimento degli studenti fa fatica a fare».
La protesta è tutta contro Israele.
«È vero ed è sbagliato, come ho detto. Poi la comunità ebraica è restìa a fare un discorso netto: lo Stato di Israele non si tocca ma la politica di Netanyahu va mandata e casa. Voltiamo pagina presto, perché stiamo vivendo una guerra mondiale a pezzi e prima o poi i pezzi si uniranno. Siamo nella situazione in cui eravamo tra il 1910 e il 1914: Sarajevo è dietro ogni angolo».