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 2024  aprile 30 Martedì calendario

Intervista a Robert F. Kennedy


HOLBROK (NEW YORK)— È rauca la voce di Robert Kennedy, ma il messaggio è chiaro: «Israele ha il dovere di difendersi da Hamas. Dopo la sua eliminazione dovremo creare lo Stato palestinese e ricostruirlo con un Piano Marshall, ma gestito da una nuova leadership competente e non corrotta». Stesso discorso per l’Ucraina: «Metterò fine alla guerra, so come farlo».
Incontriamo il figlio di Bob e nipote del presidente John a Villa Lombardi, centro eventi a Long Island dove ha organizzato un comizio, allo scopo di raccogliere firme per essere inserito nella scheda elettorale delle presidenziali nello stato di New York. In sala ci sono oltre un migliaio di persone. Gente come Kelcie e Matt, la prima ex elettrice di Biden e il secondo di Trump, che stavolta hanno deciso di scartare, «perché solo Kennedy garantisce un vero cambiamento». Nei sondaggi sta intorno al 10% e i democratici lo accusano di voler boicottare Biden, ma ora anche Trump ha iniziato ad attaccarlo ferocemente: «Ho già raccolto le firme – risponde lui – per candidarmi in 9 stati. Nessuno mi fermerà». Scatta selfie con tutti i fan venuti a sentirlo, e poi si concede una tavola rotonda con un gruppo di media, fra cui Repubblica.
Signor Kennedy, L’accusano di diffondere teorie complottiste.
«Quali? Avevo detto che i vaccini contro il Covid non fermavano la trasmissione della malattia, ora tutti concordano. Se essere complottisti significa sfidare l’ortodossia, lo rivendico».
Le rimproverano di boicottare Biden.
«Lo “spoiler” è uno che non può vincere, ma fa perdere gli altri. È vero il contrario. Nei sondaggi sulle sfide a due, batto tanto Biden, quanto Trump. Perdo nelle sfide a tre perché entrambi puntano sulla paura: “se vince il mio avversario crolla il mondo, non sprecate voti con Kennedy”.
La verità è che Joe e Donald sono diversi come persone, ma molto simili nelle politiche economiche e di sicurezza. Si dividono sulla guerra culturale, minaccia esistenziale per l’America che richiederebbe un presidente capace di riunificare il Paese. Solo io sarei in grado di farlo».
Cosa pensa delle proteste per Gaza nelle università?
«Sono sempre favorevole alla libertà di parola, anche quando va contro le mie convinzioni, che aborrono l’antisemitismo».
E cosa pensa di Gaza?
«Sono sempre contrario alla guerra, però Israele è stato attaccato da Hamas. Non solo il 7 ottobre, ma durante gli ultimi 16 anni, con migliaia di missili. In base alla Carta dell’Onu ha il diritto e il dovere di difendersi».
E la questione palestinese come la si risolve?
«Una volta eliminato Hamas, dobbiamo creare lo Stato palestinese e sostenerlo con un Piano Marshall. Ma con un’altra leadership. I leader di Hamas sono miliardari, come Abbas e Arafat, ma i palestinesi restano poveri.
Perché? Abbiamo dato loro più soldi pro-capite di quanti nedemmo agli europei dopo la Seconda guerra mondiale, ma restano nella miseria. La causa è la cleptocrazia della loro leadership, che va cambiata con persone competenti e oneste».
Cosa farebbe in Ucraina?
«Chiuderei la guerra molto rapidamente».
Come?
«Da avvocato ho negoziato oltre 500 cause e la prima regola è non rivelare la tua strategia. Secondo varie fonti, però, Zelensky aveva già firmato un accordo con Putin nel 2022, che ha cancellato su richiesta degli Usa, perché volevano logorare le forze armate russe. Mio zio aveva una linea telefonica diretta con Krusciov, e con l’aiuto di mio padre risolse la crisi dei missili a Cuba firmando l’accordo segreto per togliere quelli Nato dalla Turchia. Serve questa lungimiranza.
Putin dice di voler negoziare».
E lei si fida?
«La seconda regola di un avvocato è non fidarsi mai delle controparti. Il punto non è fidarsi, ma trovare un’intesa conveniente ad entrambi».
Come gestirebbe la relazione con gli alleati europei e la Nato?
«Non credo che questa guerra convenga ai nostri alleati, e l’inarrestabile espansione della Nato non è una cosa buona per nessuno.
L’Alleanza dovrebbe essere un’organizzazione finalizzata alla pace, non alla guerra».
Con la Cina quale linea adotterebbe?
«Pechino vuole competere con noi sul piano economico, non quello militare. Qui dobbiamo sfidarla e batterla».
Trump diceva che lei è un candidato migliore di Biden, ma da qualche giorno ha iniziato ad attaccarla. Perché?
«Perché ha capito che sono una minaccia per la sua rielezione».