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 2024  aprile 29 Lunedì calendario

DOVE C’E’ DISPERAZIONE, C’E’ POSSIBILITA’ DI PROFITTO – I PALESTINESI SENZA DOCUMENTI CHE VOGLIONO LASCIARE GAZA, E SCAPPARE IN EGITTO, POSSONO FARLO PAGANDO 5 MILA EURO A PERSONA (CHE DIVENTANO 10 MILA SE SI VUOLE SALTARE LA FILA) – A OCCUPARSI DEL “VIAGGIO” È UNA “AGENZIA VIAGGI”, “HALA”, CHE HA DEI LEGAMI SIA AL CAIRO CHE CON HAMAS - TRA LE PERSONE FUGGITE IN QUESTO MODO ANCHE I CINQUE NIPOTI DEL LEADER MILITARE DI HAMAS, L’IMPREDIBILE YAHYA SINWAR... -

«Prigionieri di Israele e in ostaggio di Hamas», dice l’uomo che ha pagato 15 mila dollari per dare alla moglie e alla figlia piccola una speranza di vita: lasciarsi alle spalle Gaza.

I soldi non li aveva, perciò si è indebitato con i parenti emigrati all’estero. Hanno pagato loro gli emissari di “Hala”, la controversa agenzia di viaggi con buoni contatti al Cairo e in rapporti d’affari con Hamas.

Il tariffario è variabile. I palestinesi senza documenti di viaggio, cioè la maggioranza dei rifugiati nella Striscia, hanno poco da negoziare: 2.500 dollari per i minori di anni 16 anni; 5.000 dollari per gli altri.

Un adulto che vuole saltare la coda, deve mettere sul tavolo 10 mila dollari. Più a portata di mano è il biglietto d’uscita se si possiede un passaporto egiziano: tra i 650 e i 1.200 dollari.

Come Lara, la 18enne cristiana di Gaza City morta ieri dopo aver pagato un “passaggio sicuro” verso l’Egitto, ma stroncata dalla fatica e dal caldo. Le offerte sono pubblicizzate apertamente on-line da alcune agenzie di viaggio. Ai giornalisti che hanno contattato i numeri elencati sono stati forniti i preventivi.

Un’agenzia egiziana ha affermato di aver addebitato ai palestinesi 7.000 dollari, agli egiziani 1.200 dollari e ad altri titolari di passaporto straniero 3.000 dollari.

I giornalisti di “Occrp”, la piattaforma di investigazione sulla corruzione e il crimine organizzato sono stati tra i primi a ottenere spiegazioni direttamente dagli agenti di viaggio.

L’Egitto ha negato episodi di corruzione o estorsione. In una dichiarazione pubblicata il 10 gennaio, il capo del Servizio informazioni statale egiziano, Diaa Rashwan, ha respinto le «accuse infondate» secondo cui sarebbero state imposte tasse aggiuntive ai palestinesi al valico. Ma diverse fonti contattate da Avvenire, tra cui profughi di Gaza che sono riusciti a raggiungere l’Italia, affermano il contrario.

Abu M., un agente di viaggio palestinese che lavora con l’agenzia di viaggi “Hala”, spiega che le tariffe «sono cambiate nel corso della guerra». È la legge della domanda e dell’offerta, che a Gaza deve misurarsi con almeno quattro variabili: il denaro che scarseggia, le quote di uscita stabilite dal regime cairota, gli umori dei doganieri e l’andamento del conflitto. […]

Contano denaro e convenienze. “Hala” deve versare una percentuale del fatturato agli emissari delle autorità di Gaza, cioè direttamente ad Hamas. Tra le migliaia di persone che sono riuscite a passare il confine ci sarebbero anche parenti di membri di alto rango dell’organizzazione armata.

Tra questi anche cinque nipoti del leader militare di Hamas, l’impredibile Yahya Sinwar, due figli del portavoce della polizia di Gaza, Ayman Albatanji, e la moglie e i figli di Sameh Al-Siraj, membro del politburo di Hamas.

Molti abitanti della Striscia, che non dispongono delle risorse finanziarie dei membri di Hamas, sono ricorsi a campagne di raccolta fondi on-line, per racimolare il denaro necessario.

[…] L’agenzia di viaggi “Hala” è una delle branche della società “Abnaa Sina” (Figli del Sinai). Sulla carta è una compagnia di costruzioni e appalti, di proprietà dell’uomo d’affari Ibrahim al-Organi, che grazie al “Gruppo Organi” è uno degli uomini più potenti del Sinai, dove controlla una sua milizia.

Dopo un periodo in carcere, Organi ha costruito il suo impero economico fondato sul contrabbando. Oggi è considerato uno dei più stretti alleati del presidente egiziano al-Sisi. […]