il Fatto Quotidiano, 29 aprile 2024
Intervista ad Ermal Meta
Dovrà tenere sempre a portata di mano lo scaldabiberon, caro Ermal Meta.
Mio Dio, un altro pensiero su cui concentrarmi, ah ah!.
Accessorio fondamentale nelle notti che verranno.
Se non dormo poi non scrivo! Capirò come recuperare.
Ha studiato le parole da dirle per la prima volta che la terrà in braccio?
È un imprinting, giusto? Improvviserò, come al solito.
Porterà la bambina nel tour estivo?
Ma va. Nasce in giugno. Ad ogni sosta schizzerò a casa per rivedere lei e sua madre.
Avete deciso per lei il nome Fortuna. E Buona Fortuna è quello dell’album che esce il 3 maggio.
La fortuna è ciò per cui combatti nella vita. Te la vai a prendere, il destino che ti costruisci attorno. Il caso è quel che subisci.
Una balena volante è il simbolo del disco. Qualcosa di diverso da Giona, Pinocchio e Melville.
Un modo per chiedersi se è lei che si tira dietro, legata a dei fili, i nostri sogni, o se sono questi a materializzare quel che ci sembra impossibile. Se invece ti imbatti in Moby Dick hai dato senso alla tua missione, però poi ti trascina giù, perché le forze oscure possono essere più forti di te.
Un album pieno di luce ed energia. C’è il soffio di uno spirito vitale.
Dostoevsky diceva che la bellezza ci salverà. Dalla violenza, l’ignoranza. E dalla paura, che è un formidabile strumento di controllo per soggiogare gli altri. Sto diventando padre in un momento in cui il mondo è incasinato, ma gli esseri umani sono nati in ogni condizione. Voglio donare a Fortuna l’ottimismo che le servirà per sentirsi una donna libera.
Un brano, Mediterraneo, vibra di un vertiginoso struggimento. Ma anche di echi di danze lontane.
Qui non ho scandagliato la tragica profondità del nostro mare. Ho scritto in orizzontale, immaginando le altre sponde, i punti di vista altrui. C’è il sud del mondo dentro questa canzone. Suoni arabi, balcanici, una voce senegalese, una chitarra flamencata, un portato ritmico moderno.
Lei è italiano con Dna albanese. Anche in questo disco gioca con il termine ‘America’, che quando era un bambino la dittatura usava come radice di corruzione morale.
Nel regime di Tirana l’America era il mostro imperialista che generava caos e dissoluzione. Per gli italiani, l’America è sempre stata magnifica e irraggiungibile, Hollywood e tutto il resto. La citazione nel pezzo Dance with you rimanda al giorno in cui diventai un po’ più grande. Avevo conosciuto l’altro sesso, la mia America.
Il Primo Maggio sarà al Circo Massimo per presentare il Concertone assieme a Noemi. Siete attrezzati per le polemiche?
Quello del Primo Maggio è un palco libero, dove chiunque potrà esprimere le proprie opinioni su questioni cruciali come i diritti sociali, il lavoro, la pace, la giustizia, la condizione femminile. Nessuno deve mettere in discussione questa dinamica democratica.
Da Scurati al ventilato Daspo Rai per gli artisti troppo loquaci, verrebbe da pensare il contrario.
La libertà di pensiero e di stampa sono assicurate dalla Costituzione, che non è carta straccia. Ognuno dei partecipanti al Primo Maggio, con un microfono in mano, rappresenterà se stesso. Sarebbe grave se qualcuno volesse ricorrere a strumenti censori, una volta chiuso l’evento. Non credo accadrà.
Che dice dei giovani colleghi che soccombono allo stress creativo?
Questo degli artisti ventenni che si arrendono non è un fenomeno legato solo alla ‘liquidità’ frenetica dell’industria musicale, è un modello pernicioso in ogni ambito della vita. Esisti solo se fai grandi numeri, resti sempre in vista, ti dichiari costantemente felice sui social. Qualcuno può andare in tilt quando lo convincono di dover surfare sulla cresta di un’onda mediatica senza fine. Le onde non sono mai eterne: raccogli le forze e cavalchi la prossima. Il mio disco precedente è di tre anni fa: in questo tempo non mi sono chiuso in un sottoscala. Ho girato l’Europa per presentare il mio romanzo Domani e per sempre, mi sono ricaricato di vita. Altrimenti su cosa scrivi nuove canzoni?
Sta scrivendo un nuovo romanzo?
Nei ritagli di tempo. Ho buttato giù quattro capitoli.
A proposito di fortuna spicciola. Ha mai vinto qualcosa al gioco?
Una sola volta. Avevo vent’anni, lavoravo all’università. Un collega più grande, fissato con il lotto, una sera mi accompagna a casa dicendomi: ‘Punta sull’8 e il 42, ruota di Napoli, ho sognato mia nonna’. Ero inesperto, giocai due schedine per sbaglio, ma vinsi 250 euro. Le nonne dei sogni hanno sempre ragione.